Intercettazioni, prescrizione, falso in bilancio, responsabilità dei giudici. Il leader di Fi non è soddisfatto delle nuove norme che, in parte, arriveranno in cdm il 29 agosto. Separazione delle carriere, risarcimenti diretti da parte delle toghe, fine dell'obbligatorietà dell'azione penale i nodi centrali per l'ex Cavaliere. Il ministro Orlando pronto ad ascoltare le "sollecitazioni" di Forza Italia
Non era affatto convinto già due settimane fa Silvio Berlusconi, quando nelle tre ore di faccia a faccia a Palazzo Chigi si era affrontata per sommi capi anche la riforma della Giustizia. E lo è ancora meno dall’altro giorno, da quando, cioè, il senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo ha incontrato a via Arenula il ministro Andrea Orlando che gli ha illustrato i punti cardine della riforma così come dovrebbe andare in Consiglio dei ministri il 29 agosto. Per il Cavaliere restano «sospesi» tutti i nodi fondamentali, come anche lo stesso Caliendo ha confermato, quei punti su cui il leader azzurro batte da anni. Insomma, è il senso dei ragionamenti di un Berlusconi che sta trascorrendo l’intera estate ad Arcore, la riforma così com’è non convince affatto perché non affronta le tre grandi questioni a lui da sempre care: separazione delle carriere, abolizione della obbligatorietà dell’azione penale e responsabilità diretta dei magistrati (e non quella indiretta su cui si sta invece lavorando). Per non parlare delle intercettazioni e della prescrizione. Insomma, una delusione su tutto il fronte. Dal suo punto di vista.
Un rapido riassunto di come si vedono le questioni dal balcone di Arcore: il Cavaliere resta dubbioso su come si vogliono affrontare questi punti nodali, ma non solo. E i suoi emissari, in primis Cosimo Ferri, seguito da Enrico Costa, il primo più pragmatico del secondo se non altro per l’antica familiarità con Denis Verdini, gliel’hanno buttata giù così: Csm e intercettazioni; non se ne parla neppure.
Sul Csm non c’è chiarezza sulla divisione dei membri laici e sulle funzioni. Sul secondo punto, Forza Italia chiede l’eliminazione di ogni possibile pubblicazione e così come l’ha invece scritta Orlando, si lascia la possibilità che gli avvocati possano trasmettere ai giornali stralci di riassunti di ascolti, a loro uso e consumo, che sarebbero una cura peggiore del male. E, comunque, ci sarebbe troppo “potere mediatico” in mano ai legali, unici depositari della possibilità di leggere, nel dettaglio, le trascrizioni delle telefonate. Meglio una norma tranchant: non si pubblica nulla, ma Orlando non ne vuol sapere. Renzi teme l’accusa di censore. L’accordo sulla questione, dunque, è lontano, troppo anche per sperare, da parte del governo, di arrivare ad una quadra di compromesso.
Accelerazione processo civile: su quello è sì su tutta la linea, così come sulla modifica del penale, per accelerare i processi e snellire la giustizia che, comunque, con i suoi ritardi ferma gli investimenti. Ma guai a toccare troppo la prescrizione. Per dire: l’altro giorno, il Mattinale, house organ di Fi, ha chiesto un ripensamento su entrambi i nodi che riguardano la parte penale della riforma. L’allungamento dei tempi della prescrizione, si leggeva sul foglio azzurro online di rito brunettiano, «diventerebbe l’autorizzazione alla tortura inqualificabile». Mentre introdurre il falso in bilancio e l’autoriciclaggio, due nuovi reati (ripristinato, il primo) della cosiddetta economia criminale, per Fi sarebbe solo l’espressione di un «conservatorismo manettaro», con «il rischio concreto di un effetto negativo sull’economia».
Costa, in questo caso, è stato il vero ispiratiore dello stop, trovando poi in Cosimo Ferri un valido alleato nel sostenere la tesi di una Forza Italia che “deve conservare lo spirito garantista”. “Io penso che alla fine tutto questo non ci piacerà affatto”, sentenziava Giovanni Toti solo poche ore fa.
Insomma, è il ragionamento che si fa ad Arcore, al momento tutto è fuorché «una riforma della giustizia di Berlusconi». Per dirla, stavolta, con Caliendo, all’appello mancano quei tre nodi che potrebbero portare Berlusconi a sentirsi “compartecipe” della riforma. E sono sempre le solite tre questioni, la separazione delle carriere, l’obbligatorietà dell’azione penale e responsabilità civile diretta dei giudici.
Detto questo, Orlando si sarebbe impegnato ad «affrontare le sollecitazioni» arrivate da Forza Italia. Ed è anche per questa ragione che Berlusconi vuole aspettare di vedere il testo dell’articolato che andrà effettivamente in Consiglio dei ministri venerdì prossimo prima di prendere una decisione sul da farsi. Tra martedì e mercoledì, infatti, Orlando vedrà di nuovo Caliendo, insieme ad altri rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione nella terza e conclusiva tornata di incontri sui dodici punti da riformare. E non è detto che alcuni di questi colloqui non sia anticipato, come nel caso di Forza Italia, da una telefonata per cercare di strappare ulteriori margini di trattativa. Dunque, in quest’ultima fase di colloqui verrà probabilmente declinata la proposta definitiva sulla reintroduzione del falso in bilancio e sul reato di autoriciclaggio, ma anche il capitolo prescrizione, con una parte sostanziosa di Forza Italia favorevole, com’è noto, alla riestensione dei tempi solo per determinati reati e Costa che ha chiesto che la manovra sulla prescrizione sia mitigata dall’introduzione di tempi certi sulla durata delle indagini preliminari e dei dibattimenti.
Quel che è certo, al momento, è che il Cdm potrà licenziare senza scosse il pacchetto sul civile messo a punto per primo dalla commissione Berruti, con i provvedimenti per arrivare alla sentenza di primo grado in un anno e allo smaltimento dell’arretrato, per creare corsie preferenziali per la famiglia e le imprese, per dare tempi certi agli operatori economici sul recupero dei loro crediti. Verrà incentivato il ricorso agli arbitrati, alla mediazione e alla rapida soluzione delle controversie. Sulla revisione della responsabilità civile dei magistrati – che Orlando ha riscritto su modello europeo, con le toghe che potranno essere chiamate a rispondere dei loro errori in via indiretta, dallo Stato, con una rivalsa fino al 50% del loro stipendio – Forza Italia potrebbe astenersi nel voto finale, ma si vedrà più avanti.
Di sicuro, per dirla con Berlusconi, quello che uscirà dal Cdm del 29 sarà comunque un ddl monco. Grazie ai veti e controveti dei suoi sodali, quella che manderà alle stampe Renzi non sarà l’attesa “riforma epocale”, ma solo un “tagliando” di alcuni punti che non riguarderanno temi (come il falso in bilancio e i tempi per la prescrizione) su cui, per altro, Berlusconi e Ncd stanno combattendo un’esplicita battaglia per l’egemonia nel centrodestra. E nessuno dei due è deciso a cedere terreno all’“avversario”…