“La competenza necessaria per fare il sottosegretario non deve necessariamente essere legata alla scuola. E’ come dire che i piani regolatori possono farli solo gli architetti”. Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione,  non si scompone quando – a margine del suo intervento alla festa dell’Unità di Firenze – gli viene fatto notare che il suo curriculum vitae (il cui incipit è una laurea in ingegneria elettrotecnica) appare carente in materia di esperienze nel campo scolastico. Poi sulla polemica dell’utilizzo della legge delega – inadatto ad una riforma importante come quella della scuola – assicura: “Non è ancora chiaro quale sarà lo strumento che utilizzeremo”. E a un cronista che chiedeva lumi sul decreto del ministero dell’Istruzione del 24 maggio 2014 – quello che ha consentito a sorpresa l’immissione in ruolo non solo dei vincitori del concorso a cattedre 2012, ma anche degli idonei, scatenando le ire dei precari – ha rispedito la palla al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: “Chieda a lei, che l’ha firmato”. Al termine del convegno Reggi ha accettato un colloquio con alcune associazioni di precari della scuola  di Max Brod

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