La Russia torna a sfidare l’Occidente. Il Cremlino invierà un secondo convoglio di aiuti umanitari nell’Ucraina dell’est, ha annunciato oggi il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov in una conferenza stampa a Mosca. “La distribuzione degli aiuti umanitari russi, – giunti in Ucraina venerdì scorso tra le polemiche- è cominciata oggi a Lugansk, con la partecipazione di rappresentanti della commissione internazionale della Croce Rossa”, ha aggiunto il ministro. Il capo della diplomazia russa ha difeso anche la decisione di Mosca di inviare i propri aiuti, sostenendo che il convoglio era stato autorizzato dal ministero degli esteri ucraino il 12 agosto e che il carico conteneva solo generi di natura umanitaria. Kiev, da parte sua, ha denunciato l’ennesimo presunto sconfinamento russo, questa volta una colonna di blindati “camuffati” con insegne separatiste nella città portuale meridionale di Mariupol. Kiev sostiene che le guardie di frontiera ucraine abbiano fermato una colonna di una decina di blindati (30 secondo altre fonti) vicino a Novoazovsk, ad una decina di km dalla frontiera russo-ucraina, diretti verso Mariupol, città che i governativi hanno sottratto ai separatisti nei mesi scorsi.

Secondo le forze armate di Kiev, la colonna di blindati russi avrebbe violato il confine nella zona di Sherbak-Novoazovsk, ma la sua avanzata sarebbe stata fermata dall’intervento delle guardie di frontiera. Prima il vice comandante del battaglione di volontari pro-Kiev ‘Azov’ aveva parlato di una colonna di circa 30 carri armati, mentre l’esperto militare Dmitri Timchuk – anche lui pro-Kiev – aveva affermato che mezzi bellici erano stati fermati dai soldati ucraini, ma altri (dieci mezzi blindati, due carri armati e due camion) continuavano a penetrare in territorio ucraino. Secondo Lavrov si tratterebbe di notizie false, secondo quanto riporta il sito Russia Today. Durante la conferenza a Mosca, il capo della diplomazia russa ha negato che armi e materiale militare stiano attraversando il confine: “Sono l’ultima di una lunga serie di malainformazione che circola in questi giorni”.  In serata il presidente ucraino Poroshenko ha firmato il decreto per sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni dopo l’ultima crisi di governo che aveva portato alle dimissioni del primo ministro Yatseniuk: si terranno il 26 ottobre.

Per quanto riguarda il secondo convoglio di aiuti, Lavrov ha precisato che Mosca ha già informato Kiev e che il convoglio sarà inviato probabilmente questa settimana seguendo “la stessa rotta e gli stessi parametri”. “La Russia – ha aggiunto – continuerà ad essere coinvolta nella consegna di aiuti alle popolazioni civili dell’est ucraino, dove la situazione sta peggiorando”. Riguardo l’incontro di domani a Minsk tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo ucraino, Petro Poroshenko, focalizzato sulla crisi Ucraina, Lavrov è apparso ottimista: “La Russia è disposta e pronta a partecipare a pieno a qualsiasi tipo di negoziati sulla cessazione delle ostilità nell’est dell’Ucraina”, ha detto il ministro, secondo cui non ci sarebbe stato “nulla di umiliante” nella parata militare in cui i ribelli filorussi hanno fatto sfilare soldati ucraini prigionieri nel centro di Donetsk. A preoccupare, piuttosto, sarebbe il trattamento dei civili dell’est ucraino da parte delle forze ucraine, che per Lavrov può essere considerato un “crimine di guerra”: le truppe governative potrebbero cominciare la “pulizia etnica” nella regione. Non si è fatta attendere la risposta dell’Unione Europea alle parole del ministro russo: “ferma condanna” per la sfilata degli ostaggi ucraini di Donetsk, definita un fatto “inaccettabile“. “Si tratta”, ha sottolineato un portavoce dell’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton, “di una violazione del diritto internazionale” in base a cui “nessuno deve essere sottoposto a un trattamento inumano o degradante”.

Immediata la risposta della Nato: da una fonte dell’Alleanza atlantica di Bruxelles arriva la conferma che “La Federazione russa non è stata invitata al summit della Nato in Galles” in programma il 4 e 5 settembre. La notizia era stata già anticipata in russia dal giornale “Kommersant” che, citando fonti diplomatiche, aveva scritto che “date le attuali circostanze, Mosca non conta” su un invito al summit, e per cui la partecipazione russa viene considerata “irragionevole”. Nei mesi scorsi, a causa della crisi ucraina, la Russia era già stata sospesa dal G8, mentre l’Australia, presidente di turno, sta considerando l’ipotesi di non invitarla al summit del G20 in programma a novembre.

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