Il 21 agosto la prima avvisaglia, con il no dei 5 Stelle al confronto previsto con il Guardasigilli condito dalla replica al veleno del governo. Oggi la conferma: Grillo e i suoi non si siederanno al tavolo dell’esecutivo per parlare di riforma della giustizia. Il motivo? La bozza è stata concepita all’interno del patto del Nazareno tra il premier Renzi e Silvio Berlusconi. La spiegazione definitiva in un post sul blog del leader 5 Stelle: “Il M5s non parteciperà ad alcuna discussione sulla cosiddetta riforma della Giustizia voluta da un pregiudicato i cui obiettivi sono la separazione delle carriere, l’abolizione della obbligatorietà dell’azione penale, la responsabilità diretta dei magistrati, la proibizione della pubblicazione delle intercettazioni e la riduzione dei tempi di prescrizione“. La riforma che dovrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei ministri il 29 agosto è “fatta su misura per i ladri e preceduta da leggi ignobili di Berlusconi durante i suoi governi. Se Renzie vuole parlarci insieme sono fatti suoi, non nostri, questo nonostante appelli continui di sirene istituzionali avvenuti in questi giorni con telefonate private ai nostri senatori. Sirene astenetevi!”, recita il post.
Poi l’attacco al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Noi non siamo in vendita. Né siamo un call center del Soccorso Piduista. Sedersi al tavolo con il manichino Orlando vorrebbe dire riconoscerne la dignità, ma lui l’ha persa nel momento in cui ha scelto di negoziare la giustizia con un condannato in via definitiva per truffa fiscale. Che credibilità può avere un ministro del genere? Da chi prende ordini e, soprattutto, cosa c’entra con la giustizia?”.