L'organizzazione "Boycott, Divestment and Sanction" è tra le più attive nell'organizzazione delle campagne. Iniziative sono in atto in tutto il mondo contro aziende, banche, fondi e società di investimento israeliane incentivate dalla reazione causata nell'opinione pubblica in diversi Stati dalle ultime operazioni di guerra sulla Striscia di Gaza: "Piombo Fuso" tra il 2008 e il 2009, "Pilastro della Difesa" nel 2012 e "Margine Protettivo" in corso dall'8 luglio
Il movimento per il boicottaggio di Israele e dei suoi prodotti e’ in crescita: in Italia, come all’estero. Il motivo? Secondo le dichiarazioni dei protagonisti del boicottaggio il coinvolgimento emotivo della comunità internazionale a seguito di Piombo Fuso, l’operazione dell’esercito israeliano contro Gaza avvenuta nel 2009, Pilastro di difesa, l’invasione del 2012, e infine Margine Protettivo, nome in codice de conflitto tra Israele ed Hamas in corso ancora oggi. L’intento ultimo delle iniziative di boicottaggio e’ quello di isolare Israele dal punto di vista economico e costringere il paese a rivedere le proprie politiche di discriminazione contro i palestinesi come avvenne in Sud Africa durante gli ultimi anni dell’apartheid. Al momento la sigla che raccoglie il maggior numero di attori è Boycott, Divestment and Sanction (Bds), un’organizzazione definita di recente come una “minaccia” sia da membri del governo israeliano sia dal segretario di Stato Usa John Kerry. Omar Barghouti, la principale mente dietro a Bds, forse esagerando, in un editoriale apparso sul New York Times qualche mese fa ha scritto che ormai Israele teme il boicottaggio quanto la crescita dell’influenza iraniana in Medio Oriente.
Lo scorso gennaio il fondo pensione olandese Pgg, uno dei più grandi del paese, ha annunciato la vendita dei pacchetti azionari di 5 banche israeliane (Bank Hapoalim, Bank Leumi, First International Bank of Israel, Israel Discount Bank e Mizrahi Tefahot) perché finanziatrici sia di progetti di costruzione all’interno dei Territori palestinesi occupati (Opt) sia perché operanti all’interno di insediamenti illegali abitati dai coloni israeliani. Decisione simile e’ stata presa dal fondo sovrano norvegese (tra i più grandi del mondo) qualche mese fa: Africa Israel Investments e la sua sussidiaria, Danya Cebus, società immobiliare, saranno escluse dal portfolio perché promotrici di costruzioni in territori ritenuti non-israeliani (al di là della linea di confine del 1967) dagli accordi internazionali.
E non solo: l’anno scorso l’Unione Europea ha mosso i primi passi verso l’approvazione di sanzioni indirette nei confronti di tutte quelle entità operanti nei Territori palestinesi occupati con la pubblicazione di nuove linee guida che prevedono l’esclusione di tutte le società operanti negli Opt dai fondi di investimento europei. E di nuovo in Olanda la Vitens, i più grande fornitore di acqua potabile del paese, ha deciso di porre fine ai suoi accordi di cooperazione con la Mekorot, società statale israeliana incaricata della distribuzione d’acqua nel paese e accusata di discriminare tra clienti israeliani e palestinesi. E, notizia di inizio agosto, George Soros, magnate americano a capo di Quantum Strategic Partners, avrebbe venduto la sua quota in Sodastream, società israeliana basata nei Territori palestinesi ed entrata al centro del dibattito mediatico internazionale qualche mese fa dopo la decisione dell’attrice americana Scarlett Johansson di lasciare il ruolo di ambasciatrice della Ong Oxfam (sostenitrice del movimento Bds) in modo da poter continuare ad essere la donna immagine di Sodastream.
“In Italia il movimento Bds raccoglie 77 organizzazioni sparse sul territorio nazionale – spiega a IlFattoQuotidiano.it Stephanie Westbrook, portavoce di Bds Italia – tra gli obiettivi della campagna Bds c’è la Pizzarotti SpA di Parma” (nessuna relazione con l’attuale sindaco grillino, ndr), società impegnata nella costruzione della ferrovia ad alta velocità (Tav) tra Tel Aviv e Gerusalemme che per sei chilometri attraverserà i Territori palestinesi, “l’Acea SpA, tra i principali fornitori di servizi idrici in Italia”, che a dicembre 2013 ha sottoscritto un memorandum d’intesa con la Mekorot, società israeliana a controllo statale che sottrae illegalmente acqua dalle falde dei Territori palestinesi e fornisce servizi idrici alle colonie israeliane costruite illegalmente su terre palestinesi e “la Sodastream“, produttrice israeliana di gasatori per l’acqua frizzante e con sede centrale nei Territori, che nel 2011 ha acquistato la romagnola CEM Industries, ora Sodastream Professional, per la produzione di macchine industriali per l’acqua frizzante per bar e ristoranti. “Bds Italia – continua Westbrook – si è anche in più occasioni rivolto al governo italiano per tentare di revocare l’accordo di Cooperazione Militare tra Italia e Israele (2005) e in particolare di bloccare la fornitura italiana a Israele degli M346, aereo italiano prodotto dalla Alenia Aermacchi e in dotazione all’esercito israeliano“.