Numerosi sono stati gli interventi a seguito delle improvvide dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in merito alla soluzione proposta dal governo per la Terra dei Fuochi in Campania attraverso la costruzione di ulteriori due maxi inceneritori per rifiuti urbani che porterebbe la quantità complessiva di presunti rsu incenerita in Campania pari a circa ben 15 equivalenti inceneritori emiliani, e abbiamo registrato anche il prezioso e gradito intervento anche di altri colleghi dell’Isde Nazionale (in particolare del collega Agostino De Ciaula) di Isde Puglia che ricorda al ministro la verità ormai accertata dalla Scienza e cioè che gli inceneritori, e ancor più quindi i maxi inceneritori sempre previsti per la sola Campania, sono tossici e per legge definiti “industrie insalubri di classe I”. Significa cioè, che, se proprio servono, si fanno, se non servono, si evitano!
Abbiamo già dimostrato che, in base alle leggi vigenti in Europa e sulla base del ciclo integrato dei rifiuti (che non è la scelta di Isde Medici Ambiente che ha optato per “rifiuti zero urbani”), la Campania non ha assolutamente carenza di inceneritori, ma solo, ed in modo gravissimo, di impianti di compostaggio per i rifiuti urbani.
Il problema è però che i rifiuti urbani, nella tragedia della Terra dei Fuochi, c’entrano veramente poco se non come copertura scenografica obbligata del vero problema, campano ma anche e soprattutto nazionale: lo smaltimento scorretto e non di prossimità dei rifiuti speciali, industriali e tossici prodotti in regime di evasione fiscale che ormai, da stime unanimi, hanno raggiunto e superato la quota prodotta da tutti i rifiuti urbani in Italia (circa 29 milioni di tonnellate anno), venendo stimati in circa 30–35 milioni di tonnellate anno, rispetto alla quota complessiva di oltre 138 milioni di tonnellate anno di rifiuti speciali prodotti in Italia, sulla base della semplice ma chiarissima considerazione di una evasione fiscale nelle attività produttive che in Italia non è inferiore al 30% complessivo di tali attività produttive, il massimo in Europa.
E’ quindi a parere dello scrivente ma anche di autorevoli e importanti organi tecnici come l’Arpa Toscana che si metta al centro di qualunque discorso sui rifiuti innanzitutto il problema del corretto smaltimento dei rifiuti speciali, industriali e tossici (vera causa dei Terra dei Fuochi) e solo dopo, si proceda a discutere di rifiuti urbani.
Attualmente tale categoria di rifiuti non è invece priorità assoluta nelle attenzioni sia dei competenti organi tecnici ministeriali (Istituto Superiore di Sanità per il Ministero della Salute, Ispra per il Ministero dell’Ambiente) ma neanche di tutte le Società tecnico scientifiche che si occupano di rifiuti, dalla Siti (Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva) alla stessa Isde Medici per l’Ambiente, che non capisco ancora come non abbia proceduto a fare la necessaria domanda per diventare interlocutore obbligato del Ministero dell’Ambiente (come Legambiente e WWF) ai sensi della vigente legge 349/86.
Ciò comporta la conseguenza di gravissimi “strafalcioni” tecnici non solo nelle discussioni e nelle interviste, come appunto quelle del ministro dell’Ambiente Galletti, ma soprattutto nelle azioni di governo. E’ veramente incredibile come il governo Renzi nella gestione del problema di Terra dei Fuochi non applichi quanto consigliato dalla stessa Arpa Toscana. Riporto le proposte dell’Arpat a commento del rapporto di Legambiente pubblicato il 4 dicembre 2013:
Si ritiene altresì, che siano necessari anche interventi specifici (legislativi e non) in materia di gestione dei rifiuti speciali (che ricordiamo costituiscono la parte largamente prevalente dei rifiuti da gestire). In particolare si evidenzia:
– la lacuna normativa che non prevede per i rifiuti speciali (come per quelli urbani) che per il loro conferimento ad un impianto di trattamento debba essere sempre indicata la destinazione finale. Questo comporta l’autorizzazione (in Toscana come nel resto d’Italia) di centinaia di impianti di trattamento intermedio dei rifiuti speciali, nei quali si possono celare pratiche illegali, come quelle citate dal dossier di Legambiente, per “ripulire” in modo solamente documentale rifiuti speciali anche pericolosi.
– è indispensabile che nel nostro Paese siano realizzati anche impianti per lo smaltimento finale dei rifiuti speciali, mettendo a disposizione delle imprese luoghi, non lontani dalle proprie aziende (secondo il principio di prossimità), dove poter smaltire correttamente ed a prezzi accessibili i rifiuti. Un numero limitato di impianti, ben gestiti renderebbe più efficace il sistema dei controlli e di prevenzione dell’illegalità e del fiorire di attività criminali.”
Ministro Galletti, Premier Renzi, carissimi colleghi dell’Isde, poniamo al centro della discussione tecnico scientifica e di tutti i conseguenti impegni scientifici ma soprattutto governativi, nazionali e locali, il problema del corretto smaltimento innanzitutto dei rifiuti speciali, industriali e tossici, intervenendo in particolare modo nella pericolosa sfera (la più grande di Europa) delle attività produttive in regime di evasione fiscale, e vediamo se, finalmente, cominciamo a percorrere una strada finalmente efficace nella soluzione della tragedia dei Terra dei Fuochi, che altro non è che la “normale” e obbligata attività di smaltimento “in nero” della più grande industria in regime di evasione fiscale esistente in Italia (vedi Espresso di questa settimana in edicola!) .