La sentenza del tribunale di Genova stabilisce che gli 824mila euro versati dall'ente allora guidato da Ugo Capellacci per la ricapitalizzazione sono un aiuto di Stato vietato dall'Unione Europea. Legittimi invece i versamenti per attività promozionali e la garanzia presso una banca per la concessione di un fido
La sentenza di un giudice civile genovese segna un punto e un confine importanti nella vertenza che oppone le compagnie di navigazione impegnate nei collegamenti fra l’Italia continentale e le isole. Un braccio di ferro che si riflette sulle tariffe dei biglietti. Sollecitato dalla Grandi Navi Veloci, il giudice Pietro Spera ha stabilito che sono illegittime in quanto aiuti di Stato, vietati dalla normativa europea, le sovvenzioni che la Regione Sardegna ha versato per due anni alla Saremar (società nata da una costola della Tirrenia), a sostegno dei costi sostenuti per noleggiare dall’armatore veneziano Giovanni Visentini due navi adibite ai collegamenti marittimi fra Savona, Civitavecchia e la Sardegna.
La Regione non avrebbe dovuto versare gli 824mila euro utilizzati da Saremar per ricapitalizzarsi. Globalmente la Regione Sardegna aveva stanziato dieci milioni di euro nell’operazione di sostegno alle navi dell’ex flotta di Stato privatizzata nel 2012, finanziando anche una campagna promozionale. L’allora presidente, Ugo Cappellacci, che guidava una giunta di centrodestra, aveva giustificato la mossa sostenendo che era resa necessaria per calmierare il mercato, a causa dell’aumento dei prezzi dei biglietti delle compagnie private concorrenti della Saremar. La quale grazie ai finanziamenti pubblici aveva potuto rispondere abbassando i prezzi delle traversate da e per la Sardegna.
La Regione Sardegna aveva sollevato la questione del caro-biglietti di fronte all’Antitrust, mentre la GNV e le altre compagnie private avevano risposto con un ricorso in sede europea, a Bruxelles, e con la causa civile a Genova. L’impennata dei prezzi dei biglietti – in una congiuntura già sfavorevole a causa della crisi economica – negli ultimi due-tre anni ha avuto pesantissime conseguenze sul turismo dell’isola, che ha registrato una caduta molto pesante. Per giungere alla definizione della controversia, il giudice genovese ha preso in considerazione tre differenti forme di intervento finanziario da parte della Regione a favore di Saremar, che oggi svolge solo servizio di collegamento fra la Sardegna e le isole minori: il versamento di tre milioni di euro per attività promozionali, l’assunzione di una garanzia bancaria per un fido temporaneo non superiore a tre milioni di euro e la ricapitalizzazione per un importo pari al credito vantato dalla stessa compagnia nei confronti di Tirrenia. La conclusione è stata che gli 824mila euro versati per la ricapitalizzazione configurano un aiuto di Stato vietato dalle norme dell’Unione Europea. Le altre due voci, viceversa, sono da considerarsi legittime.
Secondo Luigi Negri, terminalista socio in Tirrenia al 15%, “la sentenza del giudice definisce la realtà: i contributi della Regione erano aiuti di Stato. Credo che a Cagliari si siano pentiti di aver dilapidato dieci milioni di euro senza alcuna necessità. Tirrenia è titolare di una convenzione di 8 anni con la Regione Sardegna che impone i prezzi dei biglietti in tutte le tratte nel periodo estivo fatta eccezione per i collegamenti Genova-Porto Torres, Civitavecchia-Olbia e Napoli-Palermo. L’aumento del costo delle traversate fu provocato dall’impennata del prezzo del bunker (il carburante utilizzato dai traghetti, ndr) che subì aumenti fino al 500%. In queste condizioni non è facile per l’armatore fare quadrare i conti e l’aumento delle tariffe è inevitabile. E’ il mercato che fissa i prezzi dei biglietti e tutti gli armatori si conformano al costo del bunker. Con i focolai di guerra accesi in Medio Oriente non ci aspettiamo diminuzioni significative del prezzo del petrolio. Molti commentatori dimenticano che esiste una clausola – nella convenzione con la Regione – che lega espressamente le tariffe dei traghetti al costo del bunker. Tirrenia sostituirà le eliche di 8 delle sue 18 navi per realizzare un risparmio sui consumi di carburante del 18%.”. In Tirrenia sono soci con Negri il fondo Clessidra (al 35%), un armatore napoletano col 10% e col 40% l’armatore Vincenzo Onorato, proprietario della flotta Moby, la principale concorrente di Tirrenia nei collegamenti fra l’Italia continentale e le isole.