La Scozia sta mettendo a punto il più grande impianto di energia dalle maree. Siamo a Pentland Firth, nel nord della Scozia, dove si conta che una volta completato il progetto della Atlantis Resource, detto MeyGen, darà elettricità a 175.000 case usando l’energia delle correnti marine. Le turbine saranno installate nel cosiddetto Inner Sound, uno stralcio di mare fra la Scozia e l’isola di Stroma, disabitata dagli anni ’60 e dalle ottime maree.
E’ questo un progetto ambizioso che ha coinvolto il governo centrale, il governo scozzese e privati. Verso la fine del 2014 si installeranno le prime turbine da 1.5 MegaWatt. Si inizierà con quattro, ma si prevede di arrivare a una sessantina nel 2020 e a regime a ben 269 turbine sul fondo del mare. Il primo ministro dell’energia britannico, Ed Davey ha detto che “Questo progetto innovativo ed emozionante mostrano al mondo che la Scozia e il Regno Unito sono leader mondiali nella tecnologia marina con posti di lavoro, maggiore sicurezza energetica e la possibilità di esportare questa tecnologia in tutto il mondo”.
Il Regno Unito possiede circa il 50 per cento delle risorse energetiche marine d’Europa, e se si stima che le correnti oceaniche potrebbero fornire al paese almeno il 20 per cento del fabbisogno nazionale di elettricità. Anche il Galles prevede di sfruttare l’energia dal mare ed ha presentato il progetto “Spirit of the Sea” per la generazione di circa 400 kilowatt di energia dalle maree.
Qual è il risultato di tutto questo – nel suo complesso? Intanto è la prova che l’intelligenza umana è più grande di quanti dicono che non possiamo fare a meno di buchi e di trivelle. Ma soprattutto che tutte queste nuove tecnologie possono farci immaginare un domani veramente libero da forme tradizionali e centralizzate di energia – carbone, petrolio e gas – con tutto il loro carico di inquinamento e di immissione di CO2 nell’atmosfera.
E questo non lo dico io, ma la banca d’investimenti Ubs che ha appena pubblicato un rapporto secondo il quale in Europa i costi per le rinnovabili scenderanno drammaticamente negli anni a venire. La Ubs dice ai propri investitori che è importante adesso iniziare ad investire in modo massiccio su reti intelligenti di distribuzione, a scala locale e in modo integrato. L’Ubs prevede che nei prossimi dieci anni le vecchie centrali a carbone e gas – i dinosauri come li chiamano loro! – chiuderanno per non essere più sostituite e che lasceranno il passo a nuove forme di elettricità da rinnovabili. Prevedono che i paesi guida saranno la Germania, la Spagna e l’Italia per via degli alti costi dell’energia tradizionale.
In una nota ai suoi investitori, la Ubs dice “It’s time to join the revolution“- come dire, bye bye al vecchiume trivellante e centralizzato e buongiorno al sole, al vento, al mare.