La Procura di Milano ha aperto un fascicolo d’inchiesta sull’esistenza nel capoluogo lombardo di possibili nuovi gruppi jihadisti. Lo scrive il Corriere della Sera nella sua edizione online. Il quotidiano cita una relazione della procura in cui si legge che inquirenti stanno effettuando un “monitoraggio costante” e sono in corso “complesse indagini” con al centro il reato di terrorismo internazionale (art. 270 bis del Codice penale), anche se fonti qualificate hanno precisato che si tratta di accertamenti avviati da tempo. Il fascicolo sarebbe stato aperto quasi due anni fa e i nomi iscritti nel registro degli indagati sarebbero quelli di 4 siriani. Tra questi ci sarebbe Haisam Sakhanh: l’uomo ha vissuto a Cologno Monzese per circa 10 anni e poi da oltre due ha fatto perdere le sue tracce: dopo aver propagandato il jihadismo e reclutato combattenti, Sakhanh sarebbe partito per la Siria.
Il Corriere cita l’ultimo “Bilancio di responsabilità sociale” dell’ufficio inquirente, pubblicato pochi mesi fa, in cui il procuratore Edmondo Bruti Liberati mette in luce i “possibili riflessi delle tensioni sovranazionali” in Siria, Iraq, Libia ed Egitto, in relazione soprattutto a “attività o movimenti di persone” legate a gruppi terroristici nella città di Milano. Il capoluogo lombardo è considerato da sempre l’indiscusso centro nevralgico del jihadismo in Italia. La moschea di viale Jenner ha svolto in questo contesto un ruolo centrale sin dalla sua fondazione, nel 1988. Tra il locale centro culturale islamico e la moschea di viale Quaranta ha operato anche Abu Omar, imam egiziano al centro di un caso internazionale perché oggetto di una extraordinary rendition operata dagli uomini della Cia. Il leader religioso è stato condannato nel dicembre 2013 a 6 anni di reclusione, accusato assieme ad altri 13 stranieri (molti dei quali già condannati in via definitiva) di una associazione che aveva lo “scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo in Italia e all’estero all’interno di un’organizzazione sovranazionale”.
Secondo il sito web “Gli jiahadisti stranieri preoccupano la nostra intelligence. Non tanto quelli italiani che conosciamo e seguiamo quasi in tempo reale; preoccupano gli europei in generale che sono liberi di circolare nei paesi della Ue e di venire anche qui da no”. Lo sottolinea in un’intervista a La Repubblica, il sottosegretario alla presidenza con delega ai Servizi Segreti Marco Minniti, che dal suo punto di osservazione segnala la pericolosità della rete del radicalismo islamico in Europa. “Li conosciamo. Ma sono gli altri – puntualizza Minniti riferendosi agli jihadisti- quelli con passaporti europei, che ci preoccupano. Sono migliaia. Solo della metà sappiamo l’identità e i movimenti. Provengono dal nord Europa ma anche dai Balcani. Sono proprio questi che allarmano di più la nostra intelligence”. del quotidiano milanese, il dipartimento anti-terrorismo guidato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli negli ultimi mesi ha monitorato le “possibili recrudescenze del fondamentalismo islamico” in città, anche se al momento non sono venute alla luce situazioni “gravi o allarmanti”. Inquirenti e investigatori di Ros e Digos, si legge nella relazione, sono impegnati soprattutto nel monitorare la cosiddetta “radicalizzazione via web” di persone di origine straniera ma cresciute in Lombardia e che hanno abbracciato la causa della jihad. Esistono accertamenti in corso “sull’evoluzione del fenomeno terroristico”, ossia sulle forme di cosiddetto “terrorismo individuale” o “home-grown”.
Della presenza di jihadisti in Italia parla anche La Repubblica. “Tra i nostri soldati ci sono alcuni con la cittadinanza italiana. Non mi sorprende. È un dovere di un musulmano essere coinvolto nella jihad”. Lo afferma Bilal Bosnic, ritenuto un cacciatore di teste dell’Isis dalle polizie internazionali, in un’intervista al quotidiano romano. “In Italia ho visitato i centri islamici, ho predicato. Ci sono stato in più occasioni, fino a qualche mese fa. A Bergamo, a Cremona, ma anche a Roma. Per noi siete un Paese molto importante”, dice Bosnic. Dall’Italia, aggiunge, “so per certo che arrivano finanziamenti, ma non so da chi”.
In merito alla decapitazione di James Foley, “era una spia, questo è ampiamente noto. Uccidere in alcuni casi è giustificato. Capisco che può sembrare atroce ma noi stiamo combattendo una guerra, è quella era una tattica di guerra”. Sull’Iraq, “i cristiani non vengono massacrati. Il Califfo – dichiara Bosnic – ha offerto loro o di convertirsi all’Islam, e questo lo hanno rifiutato, oppure di pagare tasse aggiuntive, e lo hanno accettato. Saranno trattati bene finché pagheranno”. Quanto alla possibilità che la Guerra santa si sposti in Europa, “noi musulmani crediamo che un giorno il mondo intero sarà uno Stato islamico. Il nostro obiettivo – afferma – è fare in modo che anche il Vaticano sarà musulmano. Forse io non riuscirò a vederlo, ma quel momento arriverà”.
“Gli jiahadisti stranieri preoccupano la nostra intelligence. Non tanto quelli italiani che conosciamo e seguiamo quasi in tempo reale; preoccupano gli europei in generale che sono liberi di circolare nei paesi della Ue e di venire anche qui da no”. Lo sottolinea in un’intervista a La Repubblica, il sottosegretario alla presidenza con delega ai Servizi Segreti Marco Minniti, che dal suo punto di osservazione segnala la pericolosità della rete del radicalismo islamico in Europa. “Li conosciamo. Ma sono gli altri – puntualizza Minniti riferendosi agli jihadisti- quelli con passaporti europei, che ci preoccupano. Sono migliaia. Solo della metà sappiamo l’identità e i movimenti. Provengono dal nord Europa ma anche dai Balcani. Sono proprio questi che allarmano di più la nostra intelligence”.
Cronaca
Milano, la Procura indaga su 4 siriani: “Possibile gruppo di reclutatori jihadisti”
Lo scrive il Corriere della Sera nella sua edizione online. Secondo il quotidiano milanese, inquirenti stanno effettuando un "monitoraggio costante" e sono in corso "complesse indagini" con al centro il reato di terrorismo internazionale. Fonti qualificate hanno precisato che si tratta di accertamenti avviati da tempo. In un'intervista a Repubblica Bilal Bosnic, reclutatore, spiega: "Per noi l'Italia è un paese molto importante"
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo d’inchiesta sull’esistenza nel capoluogo lombardo di possibili nuovi gruppi jihadisti. Lo scrive il Corriere della Sera nella sua edizione online. Il quotidiano cita una relazione della procura in cui si legge che inquirenti stanno effettuando un “monitoraggio costante” e sono in corso “complesse indagini” con al centro il reato di terrorismo internazionale (art. 270 bis del Codice penale), anche se fonti qualificate hanno precisato che si tratta di accertamenti avviati da tempo. Il fascicolo sarebbe stato aperto quasi due anni fa e i nomi iscritti nel registro degli indagati sarebbero quelli di 4 siriani. Tra questi ci sarebbe Haisam Sakhanh: l’uomo ha vissuto a Cologno Monzese per circa 10 anni e poi da oltre due ha fatto perdere le sue tracce: dopo aver propagandato il jihadismo e reclutato combattenti, Sakhanh sarebbe partito per la Siria.
Il Corriere cita l’ultimo “Bilancio di responsabilità sociale” dell’ufficio inquirente, pubblicato pochi mesi fa, in cui il procuratore Edmondo Bruti Liberati mette in luce i “possibili riflessi delle tensioni sovranazionali” in Siria, Iraq, Libia ed Egitto, in relazione soprattutto a “attività o movimenti di persone” legate a gruppi terroristici nella città di Milano. Il capoluogo lombardo è considerato da sempre l’indiscusso centro nevralgico del jihadismo in Italia. La moschea di viale Jenner ha svolto in questo contesto un ruolo centrale sin dalla sua fondazione, nel 1988. Tra il locale centro culturale islamico e la moschea di viale Quaranta ha operato anche Abu Omar, imam egiziano al centro di un caso internazionale perché oggetto di una extraordinary rendition operata dagli uomini della Cia. Il leader religioso è stato condannato nel dicembre 2013 a 6 anni di reclusione, accusato assieme ad altri 13 stranieri (molti dei quali già condannati in via definitiva) di una associazione che aveva lo “scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo in Italia e all’estero all’interno di un’organizzazione sovranazionale”.
Secondo il sito web “Gli jiahadisti stranieri preoccupano la nostra intelligence. Non tanto quelli italiani che conosciamo e seguiamo quasi in tempo reale; preoccupano gli europei in generale che sono liberi di circolare nei paesi della Ue e di venire anche qui da no”. Lo sottolinea in un’intervista a La Repubblica, il sottosegretario alla presidenza con delega ai Servizi Segreti Marco Minniti, che dal suo punto di osservazione segnala la pericolosità della rete del radicalismo islamico in Europa. “Li conosciamo. Ma sono gli altri – puntualizza Minniti riferendosi agli jihadisti- quelli con passaporti europei, che ci preoccupano. Sono migliaia. Solo della metà sappiamo l’identità e i movimenti. Provengono dal nord Europa ma anche dai Balcani. Sono proprio questi che allarmano di più la nostra intelligence”. del quotidiano milanese, il dipartimento anti-terrorismo guidato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli negli ultimi mesi ha monitorato le “possibili recrudescenze del fondamentalismo islamico” in città, anche se al momento non sono venute alla luce situazioni “gravi o allarmanti”. Inquirenti e investigatori di Ros e Digos, si legge nella relazione, sono impegnati soprattutto nel monitorare la cosiddetta “radicalizzazione via web” di persone di origine straniera ma cresciute in Lombardia e che hanno abbracciato la causa della jihad. Esistono accertamenti in corso “sull’evoluzione del fenomeno terroristico”, ossia sulle forme di cosiddetto “terrorismo individuale” o “home-grown”.
Della presenza di jihadisti in Italia parla anche La Repubblica. “Tra i nostri soldati ci sono alcuni con la cittadinanza italiana. Non mi sorprende. È un dovere di un musulmano essere coinvolto nella jihad”. Lo afferma Bilal Bosnic, ritenuto un cacciatore di teste dell’Isis dalle polizie internazionali, in un’intervista al quotidiano romano. “In Italia ho visitato i centri islamici, ho predicato. Ci sono stato in più occasioni, fino a qualche mese fa. A Bergamo, a Cremona, ma anche a Roma. Per noi siete un Paese molto importante”, dice Bosnic. Dall’Italia, aggiunge, “so per certo che arrivano finanziamenti, ma non so da chi”.
In merito alla decapitazione di James Foley, “era una spia, questo è ampiamente noto. Uccidere in alcuni casi è giustificato. Capisco che può sembrare atroce ma noi stiamo combattendo una guerra, è quella era una tattica di guerra”. Sull’Iraq, “i cristiani non vengono massacrati. Il Califfo – dichiara Bosnic – ha offerto loro o di convertirsi all’Islam, e questo lo hanno rifiutato, oppure di pagare tasse aggiuntive, e lo hanno accettato. Saranno trattati bene finché pagheranno”. Quanto alla possibilità che la Guerra santa si sposti in Europa, “noi musulmani crediamo che un giorno il mondo intero sarà uno Stato islamico. Il nostro obiettivo – afferma – è fare in modo che anche il Vaticano sarà musulmano. Forse io non riuscirò a vederlo, ma quel momento arriverà”.
“Gli jiahadisti stranieri preoccupano la nostra intelligence. Non tanto quelli italiani che conosciamo e seguiamo quasi in tempo reale; preoccupano gli europei in generale che sono liberi di circolare nei paesi della Ue e di venire anche qui da no”. Lo sottolinea in un’intervista a La Repubblica, il sottosegretario alla presidenza con delega ai Servizi Segreti Marco Minniti, che dal suo punto di osservazione segnala la pericolosità della rete del radicalismo islamico in Europa. “Li conosciamo. Ma sono gli altri – puntualizza Minniti riferendosi agli jihadisti- quelli con passaporti europei, che ci preoccupano. Sono migliaia. Solo della metà sappiamo l’identità e i movimenti. Provengono dal nord Europa ma anche dai Balcani. Sono proprio questi che allarmano di più la nostra intelligence”.
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
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Mosca: “La tregua farebbe solo rifiatare Kiev”. Zakharova attacca di nuovo Mattarella: “Da lui bugie e falsità su minaccia nucleare” – Diretta
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Nuovo scandalo corruzione in Ue: in manette lobbisti di Huawei accusati di aver corrotto parlamentari. Arrestato ex assistente di due eurodeputati italiani
Cronaca
Tremano i Campi Flegrei: nella notte scossa di 4.4. Oggi scuole chiuse. Ingv: “Niente elementi che fanno pensare a un’eruzione imminente”
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano afferma di aver colpito un "centro di comando appartenente alla Jihad islamica palestinese" a Damasco. L'attacco dimostra che Israele "non permetterà che la Siria diventi una minaccia per lo Stato di Israele", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, aggiungendo che nella lotta "al terrorismo islamico contro Israele, non sarà dispensato né Damasco né altri".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "La politica tende a minimizzare il ruolo dei clan all'interno delle comunità e della capacità che hanno di raccogliere consensi. Quindi c'è una minore consapevolezza in questa direzione. Farsi condizionare significa mettersi a disposizione" dei clan. E' il monito del Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars Antonello Cracolici conversando con i giornalisti a Catania dove oggi si è trasferita la Commissione per le audizioni. "La politica se si mette a disposizione - dice - è inevitabilmente subalterna alla criminalità".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "Oltre il 20 per cento dei comuni del catanese sono coinvolti in fatti di infiltrazioni, è un dato di fatto. Comuni sciolti per mafia, o per cui è stato deciso l'accesso. O per il quale verrà chiesto ei prossimi giorni, come a Ramacca". E' il grido d'allarme lanciato dal Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars, Antonello Cracolici, a margine delle audizioni a Catania. "E' evidente che c'è una condizione sulla quale bisogna guardare con molta preoccupazione quello che sta avvenendo nei territori - dice parlando con i giornalisti-Anche perché la mafia ha cambiato pelle, ha cambiato persino anagrafe".
Il Cairo, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Egitto, Hamas e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) hanno accolto con favore le dichiarazioni di Donald Trump secondo cui “nessuno espellerà i palestinesi” dalla Striscia di Gaza, come il presidente americano ha dichiarato ieri alla Casa Bianca, in risposta a un giornalista che gli chiedeva se il piano di “espellere i palestinesi da Gaza” fosse stato menzionato durante le sue discussioni con il primo ministro irlandese, Michael Martin, in visita a Washington.
L'Egitto "afferma che questa posizione riconosce l'importanza di evitare il peggioramento delle condizioni umanitarie nella regione e la necessità di lavorare per soluzioni giuste e durature per la causa palestinese", ha affermato in una nota il Ministero degli Esteri egiziano.
Da parte sua, il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha affermato che "le dichiarazioni di Trump sulla mancata espulsione dei residenti di Gaza sono state ben accolte". E apprezzamento è stato dichiarato anche dall'Olp: "Apprezziamo le dichiarazioni del presidente americano che conferma che gli abitanti della Striscia di Gaza non sono obbligati a lasciare la loro patria", ha scritto su X il segretario generale Hussein al-Sheikh.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anno scorso la Commissione scientifica ed economia del Farmaco dell'Aifa ha riclassificato, dalla diretta alla convenzionata, le gliptine, farmaci antidiabetici di largo utilizzo. È stata fatta questa riclassificazione sulla base di criteri scientifici. È una classe omogenea di farmaci, ci sono evidenze scientifiche, si è fatta un’analisi dell’impatto e a distanza di un anno possiamo dire che l’esperimento comunque ha funzionato. Effettivamente questi farmaci sono farmaci antidiabetici oggi molto utilizzati, sono di largo impiego, hanno un profilo rischio-beneficio estremamente favorevole, ma il fatto che si siano riclassificati ha portato anche a una maggiore aderenza terapeutica". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Robert Giovanni Nisticò nel suo intervento da remoto oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Il diabete - ha proseguito Nisitcò - è una patologia comunque cronica, che può portare a molte complicanze, quindi favorire l’aderenza, attraverso appunto canali distributivi che vadano verso la prossimità del paziente, è sicuramente una cosa importante. Quindi anche la rivalutazione della farmacia, della farmacia territoriale per raggiungere meglio il paziente, quindi della medicina di prossimità, della sanità di prossimità è sicuramente una cosa importante. Certamente il fatto di aver riclassificato farmaci, da un contenitore già molto sotto pressione a un altro, ci deve dire che sicuramente da un lato possiamo alleggerire quello che è il peso, la pressione del payback farmaceutico, dall’altro però ci sono nuove criticità che dobbiamo tutti insieme affrontare, ad esempio l’impatto sulle Regioni".
L'Aifa "rimane disponibile in tutto questo scenario e noi siamo chiaramente un’istituzione pronta a dialogare con tutti, per far sì che queste disposizioni della Legge di Bilancio abbiano poi la loro finalità, da un lato verso la salute dei pazienti, dall’altro anche verso la sostenibilità del Ssn" ha concluso.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "I numeri parlano chiaro: 9 ,7 milioni di risparmi per il Ssn, e da maggio a novembre 2024 le farmacie territoriali hanno dispensato oltre 2 milioni di confezioni di farmaci antidiabetici a base di gliptine. Tradotto in termini significa milioni di accessi in più a farmaci essenziali, senza file in ospedale, senza doppi passaggi in farmacia per la distribuzione per conto, senza barriere burocratiche. Abbiamo semplificato la vita a centinaia di migliaia di pazienti diabetici, soprattutto anziani, che oggi possono ritirare le loro cure direttamente nella farmacia sotto casa". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' .
"L'impatto economico del provvedimento è altrettanto significativo -sottolinea Gemmato - La spesa a carico del nostro Ssn è risultata inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato con la precedente modalità di distribuzione diretta e per conto, con un risparmio per il Ssn di 9,7 milioni di euro". Gemmato sottolinea l'importanza di quella che lui stesso definisce "una riforma gentile" che "consente al cittadino un migliore accesso alle cure e, di conseguenza, una migliore aderenza terapeutica", oltre "ad un risparmio per le casse dello Stato, mi sembra un ottimo risultato".
Sulla possibilità che altre classi di farmaci vengano riclassificate, come è successo per gli antidiabetici, Gemmato non ha dubbi: "Noi contiamo di spostare pezzo per pezzo - spiega - anno per anno, così come la legge prevede, con un monitoraggio di spesa, la maggior quantità possibile di farmaci, ma proprio per andare incontro al cittadino, ridurre il disagio, migliorare la compliance, l'adenza terapeutica". Ci sono alcuni farmaci che "ovviamente richiedono una dispensazione in ambiente protetto e controllato, quale è quell'ospedaliero, e quelli evidentemente non vengono toccati. Per tutta un'altra serie di farmaci, invece, si apre la possibilità dello spostamento e quindi anno per anno, con una logica di medio e di lungo periodo, sposteremo compatibilmente con il bilancio dello Stato, quindi tenendo sempre sotto controllo i conti dello Stato, sposteremo quante più categorie possibili".
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario. Siamo quindi di fronte a un cambiamento atteso e, per molti aspetti, radicale, che richiede un monitoraggio costante. Dai dati il bilancio è positivo. La spesa per il Servizio sanitario nazionale risulta ridotta, offrendo margini concreti per proseguire su questa strada, con benefici tangibili per i pazienti". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Proprio un anno fa ci siamo incontrati qui insieme a rappresentanti di istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti e rappresentanti della filiera farmaceutica, per discutere questo significativo cambiamento: la possibilità per le farmacie convenzionate di dispensare farmaci precedentemente disponibili solo presso le strutture ospedaliere. Un passo in avanti che ha posto al centro le esigenze dei pazienti, semplificando il loro accesso alle cure - ha ricordato il ministro - Questo percorso ha radici lontane. Già nella precedente legislatura, grazie a un’indagine parlamentare promossa proprio dal sottosegretario Gemmato, era emersa la necessità di superare regole ormai datate, nate principalmente per contenere la spesa farmaceutica. Su queste basi è stata costruita la cornice normativa della Legge di bilancio 2024, con il coinvolgimento dell’Aifa e l’istituzione di un tavolo tecnico presso il ministero della Salute per monitorare gli effetti finanziari della misura e garantirne la sostenibilità".
"Le prestazioni farmaceutiche rappresentano un pilastro fondamentale dei Livelli Essenziali di Assistenza. Per questo, oltre all’analisi dell’impatto economico del provvedimento, è essenziale valutarne i benefici in termini di maggiore aderenza terapeutica, resa possibile da condizioni di accesso più semplice - ha aggiunto Schillaci - Le nuove disposizioni costituiscono un banco di prova della capacità del nostro servizio sanitario di innovarsi e rispondere con tempestività ai bisogni di salute cambiati dei cittadini. Abbiamo rafforzato il diritto dei cittadini ad accedere più facilmente ai farmaci; abbiamo risposto in particolare alle esigenze dei pazienti cronici e degli anziani che sono i principali fruitori della distribuzione diretta, e di chi vive nelle aree interne e più lontane dalle farmacie ospedaliere che osservano orari di lavoro limitati".
"Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario", ha concluso.