Nuova brutale esecuzione in Iraq per mano dell’Isis: i jihadisti dello Stato islamico hanno pubblicato un video dal titolo “Un messaggio con il sangue” in cui mostrano la decapitazione di un prigioniero curdo a Mosul, la seconda città irachena in mano agli islamisti dal maggio scorso. Il filmato, online su You Tube da stamattina e subito rimosso, contiene un monito ai leader della regione autonoma del Kurdistan iracheno: se non metteranno fine alla loro alleanza con gli Stati Uniti, che nelle ultime settimane hanno eseguito numerosi raid aerei contro le milizie jihadiste nel nord dell’Iraq, altri peshmerga saranno uccisi. La decapitazione, eseguita con un coltello come nel caso di Foley, viene mostrata da due angolature e poi l’inquadratura si divide: da una parte ostaggi e rapitori, mentre dall’altra parte si vedono gli incontri di leader curdi con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e con il segretario di Stato americano John Kerry. Secondo l’analisi del filmato condotta dalla Bbc, la scelta di non avere uno sfondo neutrale come nel video di Foley ma di mostrare la moschea di Mossul è “una provocazione nel tentativo di mostrare che il controllo della città da parte dello Stato islamico è assicurato”.
Per mostrare che le loro minacce sono concrete, i jihadsti dello Stato Islamico hanno mostrato nel video anche gli altri 14 presunti peshmerga con indosso tute arancioni, come quelle indossate dai carcerati di Guantanamo e dal giornalista Usa, James Foley, durante la sua decapitazione avvenuta in Siria. Secondo il sito d’informazione curdo Rudaw, le minacce dello Stato Islamico ai leader curdi sono state lette nel video dal peshmerga Hassan Mohamed Hashin: “Avete fatto un grande errore a stringere le mani degli Usa”.
Intanto, secondo quanto riporta l’Osservatorio nazionale siriano per i diritti umani in Siria (Ondus), i vertici dell’Isis hanno disposto i primi aiuti ai combattenti e alle loro famiglie. Il ‘Califfo’ Abu Bakr al Baghdadi promette circa mille euro al mese più la casa a tutti i miliziani jihadisti, attualmente presenti in Iraq e Siria, che decidono di sposarsi durante il loro servizio “sulla via del jihad”. Lo affermano “fonti affidabili” secondo cui a ciascun mujahid dell’Isis che prende moglie vengono consegnati 1.200 dollari più un’abitazione nella terra dello Stato islamico tra la Siria orientale e l’Iraq occidentale.