Cultura

Letteratura: lo scrittore del tempio era sparito

TwitterLo scrittore del tempio era sparito. Le vecchie no. Ogni pomeriggio aspettavano me. Così un giorno spiegai loro il mio cruccio, il grande nocciolo della questione; una non capiva, l’altra aggiunse con pazienza: piddicuru. Cioè nocciolo in siciliano (me l’ha suggerito uno di voi commentatori, qui, nda). Dissi alle vecchie che non è perché uno pubblica un libro che allora succede qualcosa. La vecchia chiese cosa sarebbe dovuto succedere (appunto, nda). Aggiunsi casomai, dunque – perché sapete “casomai” è un mio vezzo retorico. Come chi garrisce tweet uno dietro l’altro, è un vezzo, una cifra. Cifra non era un termine adatto alla questione. La vecchia chiese ancora lumi intorno a “chi“, a “garrisce“, e a “tuì“. Ammisi che non valevano una cicca, nell’ordine: “chi“;  e guarda persino “garrisce” (a meno che non fosse una rondine) e “tuì” anche. Questi sono ultracorpi, dico ‘sta gente qui, c’avete presente l’invasione di ultracorpi, o l’impiastro schifoso di un blob? Le vecchie dissentirono risentite. Non avevano pazienza, dovevano seguirmi, sarei arrivata al nocciolo ovvero al piddicuru: dov’è lo scrittore che vendeva broccoli?

Era sparito, già. Perché? Perché come volevasi dimostrare pubblicare non significa che le cose succedono. Ed è tutto. Non succede mai nulla, a meno di una bella azzuffata su “tuì“. Ma poi finisce là. Eh? Chiesero loro, ognuna alla sua maniera. Voglio dire, puoi pure non essere nulla nella vita, e vincere per  questo cacchio di universo – mondo. Ah ecco. Sì, certo. Ti aprono il petto e trovano un sacco di segatura, o post in sospeso, o selfie segnalate come spam. Eppur vincenti, esser vincenti, si vince se si è abbastanza str..zi (mbe? E’ giusto, che vuoi, nda). E noi qui invece siamo fuori da tutto, parlo con le vecchie, dovrei parlare con gli hipster e insultare dignitosamente, alternando frasi oscure a lemmi in lingua inglese o tratti dal dizionario sinonimi e contrari di tecniche dell’informatica e della comunicazione in rete. Con le vecchie parlo di piddicuru, tutt’al più, ci sono parole nuove che qui non arriveranno mai mai mai. Tipo: troll. Le vecchie sorridono, sempre le stesse. Arrabbiatevi, urlatemi addosso: schiantata favolosa!! Una mi allunga la mano, tipico di lei e infatti alla fine mi dice: bedda gioia mia. Non sai dire altro, dico io petulante, ad esempio: paio na zingara? Cosa? Dice l’altra. E così via. Non arriverò mai a far succedere le cose qui al tempio. Mai. Non parliamo come si parla in certi salotti, dove non si sa de che, ma si parla, si parla, si twitta, e non sono salotti, sono misere stanzette con pc  e davanzale e magari tutto lo squallore di un’aspidistra alla finestra, la stessa squallida aspidistra invocata o disprezzata da Orwell.

Care amiche, annuncio alle vecchie, che mi fissano un po’ stanche: vi leggerò alcuni capitoli del mio nuovo romanzo, appena sarà possibile, non senza prima consegnarvi la dovuta sinossi. Portatevi il dizionario da casa. Loro ridono, brave, ecco fatto.