L'amministratore delegato della Fiat, parlando al Meeting di Rimini, ha detto che il premier ha "un compito arduo e ingrato" e non deve "curarsi degli attacchi". Ma i precedenti non fanno ben sperare: fino ad ora "risultati concreti se ne sono visti molto pochi, compromessi tanti". Sugli stabilimenti italiani ribadisce: "Non ne chiuderemo nessuno, ci accolliamo i costi". Renzi incontra Landini? "Buona fortuna, non sono geloso"
“Con questi livelli di disoccupazione la situazione si aggraverà. L’Italia non può più aspettare”. Parola di Sergio Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat, intervenuto al Meeting di Rimini, ha detto che il Paese vive una “recessione prolungata” e “abbiamo bisogno di riforme e trasformazioni strutturali” per riportarlo a un “livello competitivo”. L’Italia, per ora, “non sembra capace di reagire”. Il manager ha però espresso “massima fiducia nel governo” e ha speso parole di sostegno per il premier Matteo Renzi: “Il presidente Renzi ha di fronte un ruolo arduo e ingrato. Appare coraggioso e determinato a fare le riforme e io l’ho incoraggiato a proseguire l’intento riformatore senza curarsi degli attacchi”. Nessun trattamento di favore, comunque: “La gente che si impegna nel fare le cose di qualunque colore è la benvenuta. Appoggio anche lui come ho appoggiato Letta e Monti. Se la sua agenda è di riforme e spingere il Paese avanti sono il primo ad appoggiarlo”.
Finora “risultati pochi, compromessi tanti” – Resta il fatto che i precedenti non fanno ben sperare: “Fino ad ora chi ha guidato il Paese si è scontrato con un muro di gomma”. Sono state fatte “gare al ribasso per toccare meno gli interessi e il sistema ha conservato se stesso”. Così, alla fine, “risultati concreti se ne sono visti molto pochi, compromessi tanti”. Dunque, è la conclusione, “saremo i primi a salutare le riforme se arriveranno, ma non possiamo riporre fiducia in un sistema che appare immobile”. “Dobbiamo avere la consapevolezza che abbiamo di fronte una Italia tutta da ricostruire”. Fatta la diagnosi, ecco la ricetta: serve una “nuova fase di ricostruzione rilancio nazionale. Le risorse per farlo, come “le qualità umane e culturali”, non mancano. Lo Sblocca Italia? “Un buon inizio ma c’è ancora molto da fare. Bisogna andare avanti”.
“Basta ironie su gelati e barchette” – Marchionne ha anche commentato la copertina dell’Economist, a cui Renzi ha ribattuto mangiando un gelato nel cortile di Palazzo Chigi: “Non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Da italiano non lo voglio più sentire. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di dire che siamo veramente bravi come gli altri, perché lo siamo. Abbiamo 80mila persone che non hanno paura di impegnarsi con la sfida globale. Non ho capito perché non possa farlo il Paese”. L’uscita del settimanale britannico? “Sentirsi dare da qualcuno del gelataio non fa piacere, se lo dicono a me, non mi fa piacere”. E comunque “il gelato lo hanno dato a tutti quanti noi e non ha niente a che vedere con Renzi”. Quanto alla reazione, “sono scelte sue personali, io avrei ignorato tutto. Di vignette contro di me ne escono tante, non le ho mai inseguite”.
“Vent’anni di finte riforme” per colpa di “destra e sinistra, e imprenditori”. Ironia su Landini – “Abbiamo passato vent’anni a far finta di fare riforme sociali”, è il giudizio del manager che ha orchestrato le nozze tra il Lingotto e Chrysler. “Non abbiamo neppure approfittato dell’adesione all’euro, con cui potevamo finanziare le riforme”. “Abbiamo solo alimentato una dialettica distruttiva che ha indebolito le istituzioni, così gli investitori non arrivano, i salari si erodono e il tenore di vita cala”. E “quando dico noi, dico tutti. Destra e sinistra, e imprenditori”. Ma, naturalmente, anche il sindacato. Alla richiesta di un commento sull’incontro tra il premier e il segretario della Fiom Maurizio Landini la risposta di Marchionne è stata: “Renzi incontra Landini? Good luck, non sono geloso”.
“Nessuna chiusura in Italia, ci accolliamo i costi di una realtà in perdita” – Quanto alla presenza di Fiat in Italia e alle prospettive che si apriranno dopo la fusione con il gruppo automobilistico di Detroit, Marchionne ha ribadito: “Non intendiamo chiudere nessuno stabilimento in Italia, accollandoci tutti i costi di una realtà operativa in perdita“. Come è noto Fiat intende “rivedere in modo radicale” la sua strategia puntando sull’alto di gamma, e su questo fronte il nostro Paese può essere la base per la diffusione di veicoli in tutto il mondo.
“Fiat dimostra che quando la concorrenza ti considera morto ti puoi rialzare” – La Fiat che si appresta a spostare la sede legale in Olanda va dunque vista come un modello per il Paese? Marchionne sembra pensarla così. “Non per fare i presuntuosi”, ma “per dimostrare che anche in situazioni disperate, anche quando la concorrenza ti considera morto, ti puoi rialzare”. “Quando abbiamo deciso di intrecciare il nostro destino con Chrysler, un’azienda in bancarotta, ci siamo giocati tutto: credibilità, reputazione e io personalmente anche la carriera”, ha ricordato Marchionne. “Invece di temporeggiare come tutti i nostri concorrenti, ci siamo mossi e siamo andati negli Usa”. All’epoca “in pochi credevano alla fusione con Chrysler, nonostante l’entusiasmo dei media”. Quindi “abbiamo rischiato di evidenziare in modo chiaro la fragilità della Fiat, senza nemmeno la sicurezza di una poltrona su cui atterrare se il progetto fosse fallito”. E anche in Italia, “se avessimo aspettato le condizioni di un sistema competitivo, non avremmo fatto assolutamente nulla”. Invece, ha rivendicato l’amministratore delegato, “abbiamo deciso di assumerci la nostra parte di rischio e responsabilità, abbiamo fatto delle scelte coraggiose di rottura con il passato, compresa quella di uscire da Confindustria per stabilire un rapporto negoziale diretto”. ”Siamo andati avanti, incuranti delle accuse e degli sgambetti, e da quasi 5 anni che stiamo progettando la rete industriale” in Italia. Questa, secondo il manager, è la lezione che il Paese dovrebbe trarne: “Non possiamo più aspettare che vengano modificate le regole, che la gente ci segua, che troviamo accordi, che troviamo soluzioni per tutte le poltrone disponibili. A me non interessa un cavolo”.