La figura che dovrebbe incarnare la politica estera della Ue da oggi parla italiano. Ma l'incarico per la Mogherini si ferma a un compito di mera rappresentanza. Il vero interesse è il ruolo (secondario) di vice presidente della Commissione. Sul suo tavolo finiscono i dossier che contano a Bruxelles
La nomina è andata in porto, l’Italia strappa l’incarico di mr Pesc. Centrato l’obiettivo del governo Renzi di imporre ai partner europei il nome di Federica Mogherini che rimarrà in carica cinque anni. A fare cosa? La maggior parte dei commentatori concorda nel ritenere la figura dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza comune (Pesc) una figura di mera rappresentanza istituzionale. Nessun reale potere nella politica estera dell’Unione, visto che nessun partner ha inteso “cedere” la propria diplomazia al progetto comunitario. E allora, perché tanto clamore e quell’impuntatura del governo italiano? Intanto l’incarico di mr Pesc è in evoluzione dal 1999. L’attuale figura è stata rimodellata col trattato di Lisbona che i paesi membri hanno siglato nel 2007 e ratificato due anni dopo.
Si sente dire spesso che l’Alto rappresentante è il “ministro degli esteri” dell’Europa: in effetti, secondo il Trattato, Mr. Pesc “guida la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione. Contribuisce con le sue proposte all’elaborazione di detta politica e la attua in qualità di mandatario del Consiglio”. La rappresentanza dell’Unione all’estero, però, spetta anche al presidente del Consiglio europeo: in questo le competenze dei due si sovrappongono. L’Alto rappresentante presiede anche il Consiglio affari esteri, coi ministri degli esteri dei ventotto stati membri. Dal 2011 è nato lo European External Action Service (Eeas), il “ministero degli esteri” dell’Unione, dalla fusione dei dipartimenti che si occupavano di politica estera per la Commissione e per la Consiglio. L’Alto rappresentate è il vertice di questa struttura, ma anche dell’Agenzia europea di difesa. Su richiesta dei paesi europei membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’Alto rappresentante può essere invitato alle Nazioni Unite a riferire la posizione unitaria dell’Unione europea (quolora si trovi). Come tutti i membri della Commissione, la nomina dell’Alto rappresentante deve essere ratificata dal parlamento europeo.
Ma c’è un incarico secondario nel portfolio di mr Pesc che per l’Italia è diventato primario, visto il complesso avvitamento dei rapporti sulla politica economica col direttorio europeo. L’Alto rappresentante fa parte – col ruolo di vicepresidente – della Commissione europea, l’organo di governo “federale” dell’Unione, ma partecipa anche alle riunioni del Consiglio europeo, l’organo “inter-governativo” in cui siedono i capi di governo di tutti i paesi membri. È il cosiddetto “doppio cappello” dell’Alto rappresentate: oltre a Mr. Pesc, solo il presidente della Commissione partecipa alle riunioni di entrambi gli organi. E questo sarebbe il reale motivo dell’ostinazione con cui il governo italiano ha preteso di riempire con il nome della Mogherini questa casella. Da quel tavolo, passerebbero tutti i dossier che interessano Renzi.
Finora l’incarico è stato visto come un orpello anche per la scarsa capacità dimostrata da chi lo ha rivestito negli ultimi cinque anni. Il primo Alto rappresentante è stata lady Catherine Ashton, indicata nel 2009 dal premier britannico Gordon Brown, ed ex commissario al commercio della Ue. La scelta era stata criticata per il “basso profilo” della baronessa laburista, che ha dovuto cercare di mediare tra le posizioni dei diversi paesi membri. Prima del Trattato di Lisbona, l’Alto rappresentate faceva parte del Consiglio ma non della Commissione, nella quale sedeva un commissario per le relazioni esterne: dal 1999 al 2009 l’Alto rappresentate è stato il socialista spagnolo Javier Solana, affiancato dai commissari Chris Patten (conservatore britannico, dal ’99 al 2004, nella Commissione Prodi) e Benita Ferrero-Waldner (popolare austriaca, dal 2004 al 2009, Commissione Barroso I).