Il premier incassa il successo ottenuto con la scelta del ministro degli Esteri italiano come Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera e rivendica: "Una donna competente, giovane, espressione di un partito che ha ottenuto un grande risultato alle ultime elezioni, è chiamata dai capi di Stato e di governo a impegnarsi alla guida della diplomazia europea". E sulla crisi Russia-Ucraina dice: "La parola ultimatum mi sembra eccessiva"
La nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per la politica estera “è il segno che una nuova generazione di leader europei assume la guida delle istituzioni continentali, a mio giudizio un fattore molto importante. E per noi è la conferma di una responsabilità importante. Parlerei di responsabilità e anche un briciolo di orgoglio, oggi, oltre che di emozione e di umile coraggio”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, questa notte, nella notte tra sabato e domenica, ha commentato la scelta del ministro degli Esteri italiano da parte del Consiglio europeo per la poltrona che oggi è di Catherine Ashton. “L’Europa che noi vogliamo non è solo vincoli, spread, bilancio e economia”, ha rivendicato Renzi. “L’Europa che noi vogliamo è a Erbil, nel cuore del Kurdistan, è a Baghdad, è nelle alture siriane, è in Libia e nella difficile relazione fra Europa e Russia. Ecco perché la politica estera è molto molto, molto importante, perché sono felice da un lato per il lavoro che Federica potrà svolgere, e dall’altro anche a nome dell’Italia, perché una donna competente, giovane, espressione di un partito che ha ottenuto un grande risultato alle ultime elezioni, è chiamata dai capi di Stato e di governo a impegnarsi alla guida della diplomazia europea”. “Sottolineo e ripeto parola per parola il comunicato di Giorgio Napolitano sul ruolo dell’Italia”, ha continuato il presidente del Consiglio “. Il presidente della Repubblica, in una nota, aveva scritto di vedere nella nomina “un importante riconoscimento” per il Paese, che ha anche saputo dare “un positivo contributo alla soluzione del problema dei nuovi incarichi di vertice dell’Unione Europea. E’ stata infatti apprezzata l’indicazione, da parte del governo italiano, di una candidatura femminile”.
Quanto alla “scelta del successore o della successora” per la Farnesina, Renzi ha spiegato “ci sono due mesi, abbiamo tempi ampi”. Perché la nuova Commissione, di cui Mogherini diventa anche vice presidente, si insedierà solo a novembre. Il premier, che a caldo ha utilizzato Twitter per fare gli auguri di “buon lavoro” a Mogherini e al premier polacco Donald Tusk, eletto presidente del Consiglio europeo, ha lasciato al portavoce Filippo Sensi il compito di ricordare, sempre sul social network, di “quando gli editorialisti davano contro”, “quando al vertice di Parigi venne fuori quel nome” e “quando dicevano che non sarebbe mai successo”. In sostanza, per il governo la nomina è una vittoria ma anche uno schiaffo ai “gufi” convinti che la candidatura di Mogherini, considerata inesperta e tacciata di essere eccessivamente “filorussa”, non sarebbe passata.
A proposito della crisi in Ucraina, Renzi ha anche parlato anche dell’ipotesi di nuove sanzioni nei confronti della Russia, avanzata nel vertice dei Ventotto. Da cui è uscito quello che sembra un ultimatum: Angela Merkel ha detto che “se non ci sarà un cambiamento significativo entro una settimana” la Ue varerà nuove misure. “La parola ultimatum mi sembra un po’ eccessiva”, è stato il commento di Renzi, “c’è un tempo tecnico entro il quale verificheremo l’evolversi della situazione. C’è piena consapevolezza della difficoltà, è in gioco l’idea di Europa e il rapporto con il vicino più grande che l’Europa ha, che è la Russia che potrebbe svolgere un ruolo, se fosse dentro la comunità internazionale, ad esempio nel dialogo con la Siria”. In linea, dunque, con la posizione sempre tenuta dall’Italia. Che si rafforza a fronte dell’impatto negativo sull’export italiano dell’embargo sancito da Mosca sui prodotti agroalimentari. Ma Renzi ha tenuto a sedare preventivamente le critiche sul ruolo degli interessi economici nelle scelte internazionali: “C‘è una grande questione politica che non può essere risolta dalla discussione ‘quel paese non vuole perché ha paura di perdere qualcosa’”.