Emergono nuove intercettazioni, in cui il capomafia di Corleone parla con Alberto Lorusso del prete: "E' come don Puglisi, possiamo ammazzarlo". Il fondatore di Libera, che coordina le associazioni che gestiscono i beni confiscati alla mafia, risponde: "Mafia effetto di un vuoto di democrazia, la politica deve sostenere la lotta"
Le intercettazioni nel carcere di Opera rivelano ancora minacce di morte del boss Totò Riina: nel mirino stavolta c’è don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che coordina le associazioni che gestiscono beni confiscati alla mafia. Ancora una volta il capomafia di Corleone era colloquio con il boss della Sacra corona unita Alberto Lorusso, durante l’ora d’aria, quando ha detto: “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi“, il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia per il suo impegno nel quartiere di Brancaccio. A pubblicare il contenuto delle intercettazioni è il quotidiano La Repubblica, che racconta che a mettere in allarme gli investigatori della Direzione investigativa antimafia di Palermo sono state le parole pronunciate da Riina: “Ciotti, Ciotti, putissimo pure ammazzarlo”, possiamo pure ammazzarlo. La ragione alla base delle minacce, secondo gli investigatori è proprio l’attività di Libera, perché nella stessa conversazione l’uomo ha detto al suo co-detenuto di essere “preoccupato. Sai, con tutti questi sequestri di beni…”.
La conversazione, che risale al 14 settembre 2013, arriva pochi giorni dopo quella in cui Totò Riina aveva riferito a Lorusso pesanti intimidazioni al pm Antonino Di Matteo, pubblica accusa nel processo sulla trattativa Stato-Mafia. La Dia ha ascoltato in diretta le parole del boss, ed entro poche ore ha fatto rinforzare le misure di sicurezza intorno a Don Ciotti. Il prete non è stato informato del contenuto dell’intercettazione, ma secondo quanto riferisce una sua collaboratrice “strani messaggi sono arrivati a lui e a Libera” e la sua scorta è stata affidata a due poliziotti. Nei giorni scorsi, altre intercettazioni hanno rivelato il contenuto di conversazioni in cui Riina racconta del “pizzo” consegnato da Berlusconi ogni mese nell’ambito di un patto con cosa Nostra per ottenere favori.
Don Ciotti, dopo essere venuto a conoscenza delle parole di Riina contro di lui ha detto: “Per me l’impegno contro la mafia è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una ‘fame e sete di giustizia’ che va vissuta a partire da qui, da questo mondo”. Per quanto riguarda la lotta comune alla mafia il fondatore di Libera ha dichiarato che “ci sono provvedimenti urgenti da prendere e approvare senza troppe mediazioni e compromessi”. “La politica deve sostenere di più questo cammino” ha sottolineato il prete, “la mafia non è solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune”. Fra i provvedimenti urgenti da intraprendere, don Luigi Ciotti cita “ad esempio la confisca dei beni, che è un doppio affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano. Quei beni restituiti a uso sociale – sostiene – segnano un meno nei bilanci delle mafie e un più in quelli della cultura, del lavoro, della dignità che non si piega alle prepotenze e alle scorciatoie”. “Le parole di Totò Riina dal carcere” ha precisato l’associazione commentando le intimidazioni, “non sono rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent’anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza”. “Queste minacce sono la prova che l’ impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi”, spiega don Ciotti, “siamo al fianco dei famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verità, ma anche di chi, caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la giustizia, scegliere la via dell’onestà e della dignità”.
Riguardo don Puglisi “che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perché sono un uomo piccolo e fragile, un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlò di sacerdoti che interferiscono” ha raccontato il prete, “ecco, io mi riconosco in questa Chiesa che “interferisce”, che non smette di ritornare, perché è lì che si rinnova la speranza, al Vangelo, alla sua essenzialità spirituale e alla sua intransigenza etica. Una Chiesa che accoglie, che tiene la porta aperta a tutti, anche a chi, criminale mafioso, è mosso da un sincero, profondo desiderio di cambiamento, di conversione”.
Il presidente del Senato Piero Grasso esprime solidarietà nei confronti di Don Ciotti in un messaggio sulla sua pagina facebook: “Caro Luigi, sono più di venti anni che sfidi la mafia con coraggio e passione. Le minacce di Riina emerse oggi sono l’ennesimo attacco ad una storia di impegno e di memoria che coinvolge ogni anno migliaia di cittadini e che ha contribuito a rendere il nostro Paese più libero e più giusto. Ti conosco da anni e so che non ti sei lasciato intimorire nemmeno per un attimo: continuerai sulla strada della lotta alla criminalità, e tutti noi saremo al tuo fianco. Un abbraccio, Piero”. E’ il messaggio che il presidente del Senato Pietro Grasso rivolge dalla sua bacheca facebook a Don Luigi Ciotti, per esprimergli solidarietà per le minacce ricevute dal boss di mafia, Totò Riina. Anche Laura Boldrini commenta la vicenda tramite facebook: “Le minacce a Don Ciotti preoccupano ma non sorprendono. Un uomo come Luigi, che da anni promuove la cultura della legalità e combatte contro le mafie attraverso azioni concrete, non può che essere un nemico per un boss di Cosa Nostra. Una persona da temere, per aver dimostrato, insieme con Libera, che i beni della criminalità possono essere riutilizzati a scopi sociali”. Ha evitato di esprimersi invece il procuratore anti mafia Franco Roberti. “Basta commenti, non voglio e sono stanco di fare da cassa di risonanza a Totò Riina”.