L'emittente storica fondata nel 1975 dal rocker di Zocca, con amici storici come Gaetano Curreri o Maurizio Solieri, sarà ceduta al gruppo editoriale Media Hit di Prato e avrà un palinsesto incentrato sul calcio. "Sopravviveremo online e sul canale digitale"
Gli addetti ai lavori lo definiscono un cambio di rotta: da santuario della musica a santuario dello sport. Sarà questo il nuovo volto Punto Radio, la storica emittente bolognese fondata da Vasco Rossi nel 1975, gli anni della fine del monopolio delle trasmissioni via etere e della nascita delle radio libere. Tra settembre e ottobre, infatti, le frequenze verranno cedute all’emittente toscana Sportiva, del gruppo editoriale Media Hit di Prato, e un palinsesto tutto incentrato sul calcio prenderà il posto di band, disk jokey e compilation, per dare il via a “un nuovo progetto” che di fatto si tradurrà in un restiling completo della stazione radiofonica creata sul modello di Radio Milano International, ‘madre’ delle radio libere d’Italia, dal Blasco e dagli amici Marco Gherardi e Lucio Serra.
“Questa operazione – spiega a ilfattoquotidiano.it Maurizio Bergonzoni, amministratore delegato della concessionaria pubblicitaria di 7 Gold, gruppo Sestarete, a cui la radio fa capo – è un’opportunità importante che ci sentiamo di cogliere, e che ci sosterrà anche dal punto di vista economico. A partire dall’autunno, quindi, ci dedicheremo allo sport, mantenendo tutte le nostre eccellenze sportive, da Michele Bettini a Luca Baccolini, a 1.000 cuori rossoblù, con le sue dirette fuori dallo stadio”. E la musica, marchio di fabbrica della Punto Radio degli albori, quella che all’epoca trasmetteva artisti considerati alternativi come Bruce Springsteen, i Sex Pistols, i Clash e Lou Reed? “Si sposterà sul web – assicura Bergonzoni – e sul canale digitale 196”.
Nonostante il passaggio al gruppo editoriale toscano, quindi, la storica emittente radiofonica fondata da Vasco Rossi e da una combriccola di amici negli anni 70’, come Gaetano Curreri, oggi leader degli Stadio, Giuliano Riva, fratello dell’indimenticabile chitarrista Massimo, all’epoca tredicenne, o Maurizio Solieri, pilastro della banda del rocker modenese fino al recente scisma, alla vigilia del Live Kom 2014, “non chiuderà”. “Punto Radio – sottolinea Bergonzoni – continuerà a trasmettere. È un marchio storico, e non può morire”.
E tuttavia, con il campionato che rimpiazza la musica, da sempre ingrediente base della ricetta Punto Radio, è difficile non pensare a un epilogo per quella storia iniziata negli studi di Montombraro, prima, e nel Residence Giuliana di Zocca, poi. Quella del 18 settembre 1975, quando il gruppo di dj ‘quasi per caso’ iniziò ufficialmente le trasmissioni di una delle prime radio libere della storia italiana con un sogno: trasmettere musica di qualità. Il progetto iniziale, va detto, un palinsesto di musica internazionale e presa diretta, con interviste al pubblico e brani dei Rolling Stones come dei King Crimson, avanguardia a quei tempi, durò appena qualche anno, perché poi la radio cominciò ad avere successo, e cominciarono i primi ‘guai’.
Se prima Vasco e la sua combriccola si autofinanziavano con le feste in discoteca, in tasca più debiti che soldi, in seguito arrivò la pubblicità, gli studi si trasferirono a Bologna, “sempre più personaggi, vecchi e nuovi, che si recavano personalmente presso la sede della radio per promuovere i loro 45 o 33 giri”. E alla fine, si legge nella stessa biografia dell’emittente, “Punto Radio divenne troppo famosa per un semplice gruppo di ragazzi”: servivano fondi e persone per mandarla avanti, e venne comprata dal Pci. Un passaggio che determinò, in poco tempo, una diaspora tra le fila dei deejay originali. “Questo cambio di gestione si fece sentire – ricorda chi la storia di Punto Radio – e dopo qualche anno i rapporti cominciarono a sgretolarsi, piano piano molti dei pionieri abbandonarono l’avventura prendendo strade diverse”. Vasco, ad esempio, che assieme a Solieri e Riva iniziò la carriera di cantante, portando sul palco quelle stesse canzoni che proprio Curreri fu il primo ad arrangiare, con un pianoforte a coda collocato negli studi dell’emittente radiofonica bolognese per eseguire in diretta gli stacchetti musicali tra una trasmissione e l’altra. Jenny fu il brano che lo colpì di più.
“Non era più la nostra storia – ricorda Riccardo Bellei, uno degli ultimi ad abbandonare la nave e seconda voce di Ma cosa vuoi che sia una canzone, album d’esordio del Blasco – e la magia degli inizi era svanita. Inoltre, in soli due anni erano cambiate troppe cose e non ci ritrovavamo più nel nuovo modo di trasmettere musica, ormai diventata non stop. Noi avevamo fatto del dialogo con la gente il nostro punto di forza, ma ormai sembrava roba superata”. E tuttavia, anche allora l’impronta originale della radio, la musica cioè, era rimasta. Portata avanti negli anni con programmi vecchi e nuovi, tra alti e bassi, trasformata: ma sempre di musica si parlava. Almeno fino a oggi. “In autunno Punto Radio – assicurano gli addetti ai lavori – non chiuderà”. Ma se lo sport sostituirà davvero band e cantautori, è difficile non considerare “il nuovo progetto” come una fine. La fine di un’epoca.