Sono passati dieci anni dalla strage di Beslan, nell’Ossezia del Nord, che tra l’1 e il 3 settembre 2004 costò la vita a 334 ostaggi, tra cui 186 bambini. In quei giorni un gruppo di 32 separatisti ceceni fece irruzione nella scuola della città sequestrando 1200 persone. I terroristi risposero al tentativo d’irruzione dell’esercito russo facendo esplodere due bombe all’interno dell’edificio e uccidendo più di trecento persone e ferendone altre 700. Le domande senza risposta, però, sono anc0ra tante e le associazioni dei familiari delle vittime chiedono chiarezza. Anche il Papa ha voluto ricordare il più grave attentato della storia russa inviando una lettera alle famiglie.
I dieci anni trascorsi non hanno attenuato il dolore dei familiari delle vittime che, ancora oggi, chiedono al governo russo risposte chiare riguardo a ciò che successe durante i primi tre giorni del settembre 2004. I dubbi riguardano il momento dell’irruzione delle forze di sicurezza nell’edificio: in risposta al tentativo dei militari, i sequestratori fecero esplodere due bombe all’interno della palestra, dove si trovava la maggior parte degli ostaggi. Questa almeno la versione ufficiale del governo russo, ma molti dubbi sono stati sollevati nel corso degli anni. Riprese dall’alto dell’edificio testimoniano la presenza di uno “Shmel”, un’arma speciale simile a un lanciagranate in dotazione all’esercito russo. Le ustioni riportate da molte delle vittime fanno pensare che i militari abbiano utilizzato l’arma prima di entrare nell’edificio e affrontare i sequestratori. Una versione che, se venisse confermata, farebbe ricadere sui militari la responsabilità dell’alto numero di vittime. I familiari chiedono che il Presidente russo, Vladimir Putin, si assuma la responsabilità dell’errore commesso dal suo esercito e individui i responsabili.
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Le associazioni delle famiglie nutrono dubbi anche sull’effettiva cattura di tutti i separatisti ceceni coinvolti nel sequestro. Il governo, però, sostiene che nessun attentatore è riuscito a sfuggire ai militari russi. Dei 32 sequestratori, solo uno, Nurpashi Kulaev, è sopravvissuto allo scontro a fuoco con l’esercito. Il terrorista, che sta scontando una condanna all’ergastolo, parla dalla sua cella ai microfoni di Russia Today: “non mi sento colpevole – dice – ho fatto solo quello che mi è stato ordinato”.
Anche Papa Francesco ha voluto far sentire la propria vicinanza ai familiari delle vittime inviando una lettera in occasione della commemorazione. A consegnare il messaggio di Bergoglio sarà padre Paolo De Carli, direttore dell’Istituto Madonna della Neve di Adro, che all’epoca era priore del Convento carmelitano della Lastre di Trento e che, nel 2004, ospitò 63 cittadini di Beslan.