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Bimbo malato rapito dai genitori. Cameron: “Sto con loro. Mi ricorda il mio Ivan”

La procura inglese sta cercando di ritirare il mandato di cattura internazionale emesso nei confronti dei coniugi King, fuggiti in Spagna con il figlio di cinque anni affetto da tumore al cervello senza il permesso dei medici. Il fratello del minore: "I miei genitori non sono sequestratori, vogliono solo salvarlo". La commozione del premier inglese, che nel 2009 ha perso suo figlio affetto da paralisi celebrale

È una reazione di piena comprensione quella mostrata dal premier inglese David Cameron di fronte alla scelta di una coppia di genitori inglesi che ha sottratto alle cure mediche, al Southampton General Hospital, il figlio di cinque anni malato di tumore al cervello, per portarlo in a Malaga in attesa di cure specialistiche. “Le sue fotografie mi ricordano il mio Ivan”, ha detto il premier inglese, ricordando la morte nel 2009 di suo figlio di sei anni affetto da paralisi celebrale. “Come tutti, voglio vedere questo povero bambino tornare con i suoi genitori”, ha continuato Cameron, lanciando un appello affinché “prevalga il buon senso”.

Nei confronti dei genitori di Ashya King, fuggiti con il bimbo senza il permesso dei medici, la procura inglese sta cercando di ritirare il mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità britanniche su denuncia dell’ospedale di Southampton, per sequestro di minore. È quanto ha annunciato la Bbc, secondo cui ciò potrebbe portare in tempi rapidi alla scarcerazione dei due in custodia a Madrid. Il comandante della Hampshire Police, Andy Marsh, che aveva lanciato la caccia internazionale a Brett e Naghemeh King, ha detto che Ashya “ha bisogno di assistenza medica e dei genitori al suo fianco”, sottolineando che la situazione attuale non è giusta. Intanto, sempre secondo la Bbc, anche le autorità spagnole stanno valutando il rilascio dei due genitori per permettergli di raggiungere il figlio.

Intanto, il bambino di cinque anni è in buone condizioni ed è stabile nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale infantile di Malaga, sotto custodia giudiziaria. Ashya ha ricevuto la visita del fratello maggiore Dani, di 22 anni, il primogenito dei sette figli di Brett e Nagemeh King. “I miei genitori non sono sequestratori, vogliono solo il meglio per nostro fratello Ashya, con un trattamento alternativo a quello che stava ricevendo a Londra”, ha ribadito Dani King al quotidiano il Sur Digital. Il giovane ha confermato che il padre e la madre avevano portato la famiglia in Spagna per vendere una proprietà a Marbella e pagare, con il ricavato, cure alternative alla radioterapia e alla chemioterapia per il piccolo Ashya, nella Repubblica Ceca.

Fonti dell’ospedale di Malaga, dove da sabato 30 agosto il bimbo è ricoverato, confermano di aver inviato un’informativa sulle condizioni del bimbo al magistrato dell’Audiencia Nacional che giovedì 4 settembre dovrà decidere sull’estradizione o sull’eventuale liberazione dei coniugi King. “Sono genitori di altri sei figli e li amano profondamente”, ha detto il loro avvocato difensore, Fernandez Diaz, aggiungendo che i suoi clienti “sono esasperati dalla situazione” e stanno valutando di querelare per ingiurie e calunnie l’ospedale di Southampton. 

Poco prima dell’arresto il padre del bimbo malato si è espresso in un video che ha pubblicato su You Tube: “Volevamo offrirgli una terapia migliore”. Brett King, 51 anni, ha difeso così la scelta sua e di sua moglie prima che la polizia spagnola trovasse la famiglia in un hotel fuori Malaga. L’uomo ha spiegato che hanno dovuto portare via il piccolo perché al Southampton General Hospital, dove si trovava in cura,  non gli potevano offrire la terapia protonica, considerata la radioterapia più avanzata per la cura di quel tipo di tumore. “Avevamo implorato i medici di sottoporlo a questa cura ma loro ci hanno risposto che nel suo caso non ci sarebbe stato alcun beneficio”, afferma King mentre tiene in braccio il piccolo Ashya, collegato con un sondino alla macchina che lo alimenta. Il padre ha assicurato che il bambino è stato molto bene con loro, che riusciva a comunicare nonostante la malattia, e che avevano tutto l’occorrente per poterlo assistere. Ha anche definito come “ridicola” la caccia internazionale lanciata dalla polizia.