Nel suo più recente best-seller “Ogni nazione per conto suo: cosa succede quando nessuno controlla il mondo?” l’economista geopolitico Ian Bremmer simula una specie di partita a scacchi tra il capitalismo globalizzato e il resto del mondo e, come magistralmente scrive Paul B.Farrel nel suo articolo su Market Watch (WSJ) lui riassume la partita in 5 mosse che consente ai capitalisti di aver ragione di tutti gli avversari, compreso i politici, e di arrivare a dominare molto rapidamente il mondo intero. Il mondo però non si ferma alla quinta mossa, quindi Bremmer prevede che tutto questo genererà altrettanto rapidamente anarchia e caos.
Se questo racconto fosse solo un’abile narrazione di fantapolitica, saremmo tutti contenti del brivido lungo la schiena che i bravi Bremmen e Farrel sono riusciti a darci, ma il guaio è che ci sono troppe cose nella loro esposizione dei fatti che assomigliano tremendamente alla realtà. Cose che non è detto che avvengano tutte esattamente nel modo narrato, ma che è del tutto possibile che accadano. Infatti attualmente il mondo è già, o è molto vicino, al punto G-Zero, ovvero quella fase in cui più nessuna leadership, né di una singola nazione né di gruppi riuniti in G8, G20, ecc. riesce più a definire una leadership alla quale gli altri si adeguano.
La prova di questo, nell’esempio illustrato da Farrel, è che quasi contemporaneamente alle sanzioni che nei giorni scorsi l’America comminava alla Russia, colpevole delle invasioni territoriali in Ucraina, i leaders dell’americana Exxon Mobil e della russa Rosneft, ovvero due abilissimi alfieri del capitalismo globale, si stringevano le mani per siglare un accordo sulle esplorazioni petrolifere nel continente artico.
Business is business, come insegnano ormai in tutte le scuole del mondo, ma lo schiaffo alla leadership di Obama in questa occasione è piuttosto serio, e i repubblicani (avversari politici di Obama) non mancano di far notare la debolezza politica e strategica della linea scelta da Obama.
Quindi G-Zero? Sembra di si, perché è proprio quello che Farrel mette nella prima mossa, quella che definisce l’incapacità o impossibilità di ciascun leader politico mondiale di prendere decisioni in grado determinare la condotta che verrà seguita dai partners e temuta dagli avversari.
La seconda mossa è quella che definisce la salita alla ribalta del potere mondiale di quello che viene definito il capitalismo di Stato ovvero quello, per esempio, della Cina, che pur essendo guidata da un regime sostanzialmente dittatoriale comunista, nel business copia ormai in tutto e per tutto il sistema capitalista, con l’unica differenza che il capitalismo cinese è controllato rigidamente dal partito unico cinese. E poi ci sono le monarchie arabe, e le democrazie di facciata come quella russa le quali, pur avendo un rigido controllo governativo su ogni cosa, lasciano a individui privati la possibilità di avviare iniziative imprenditoriali sul modello capitalista.
Ma il capitalismo di Stato è come il cavallo di Troia, se te lo metti in casa ben presto ti brucerà la casa e si impossesserà di tutto.
Infatti (terza mossa) il capitalismo moderno non è più quello di Adam Smith, oggi sono le ideologie estreme del liberismo di Milton Friedman, di Any Rand, di Ronald Reagan a dettare la dottrina capitalista, quella che predica lo Stato come il principale avversario della libera impresa, quindi da demolire il più possibile (salvando ovviamente le funzioni di sovvenzionatore quando le cose vanno male).
In questa fase però il capitalismo ha trovato la sua più rapida e imponente crescita, determinata anche dall’accaparramento di quote di ricchezza che prima raggiungevano altre fasce di popolazione. Bremmer e l’economista francese Nouriel Roubini rilevano nell’avidità, arroganza, individualismo ed egocentrismo dei nuovi capitalisti la ragione prima di tale crescita.
Ecco perciò la quarta mossa, quella che congela la situazione creatasi col G-Zero.
Non essendoci più leaderships capaci di regolare i conflitti piccoli e grandi tra gli interessi dei vari soggetti (persone o nazioni), i conflitti aumenteranno di numero e di intensità e insieme a questi incominceranno a sorgere i primi focolai di anarchia. Ognuno curerà esclusivamente i propri interessi incurante degli effetti che provocherà intorno.
Quinta mossa. L’inazione dei governi, incapaci di agire singolarmente e/o tramite nuovi accordi internazionali apre la strada a conquiste possibili mediante l’uso di imponenti masse di capitali, ovviamente manovrate da singoli capitalisti o da gruppi di loro aventi il medesimo interesse. In breve il mondo non sarà più controllato dai Parlamenti e dai governi nazionali, ma dai capitalisti, che col potere dell’immensa quantità di denaro in loro possesso potranno controllare governi, banche, televisioni e intere nazioni.
In questa fase, che si potrebbe consolidare già nei prossimi 5 – 10 anni (fonte: Pentagono), la vittoria del neo-capitalismo libertario sarà totale.
Ma la gente sarà soddisfatta?
Sesta mossa. L’emergere un po’ ovunque di miliardari che drenano gran parte della ricchezza prodotta dalle nazioni ricche ha già prodotto una forte e crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Oggi ci sono al mondo già 1.645 miliardari. Nel 2000 erano solo 322. La ripartizione dei miliardari tra le aree geografiche (secondo la rivista Forbes) è questa: Usa 492, Europa 468, Cina 358, Russia 111, America Latina 85, India 65, Canada 29, Africa 29, ecc. Tra i più ricchi ci sono quindi 67 miliardari che da soli posseggono metà di tutta la ricchezza del mondo. Di questo passo (dice Credit Suisse) entro il 2100 ci saranno 11 super ricchi che arriveranno a possedere più di un trilione di dollari ciascuno (1 trilione = mille miliardi).
Prima del 2100 si moltiplicheranno però anche altri effetti originati da G-zero e dall’assenza di leaderships dei governi: ci saranno ribellioni, lotte di classe, rivoluzioni, guerre e forse persino l’utilizzo di armi nucleari ad effetto limitato.
La descrizione finisce qui, ma lo scenario è davvero pessimo, e anche tremendamente prossimo (2020). E’ possibile tutto questo? Purtroppo si. E probabile? Per fortuna no.
Bremmer e Farrel danno per scontato che i governi non facciano niente per parare questi rischi e per mettere il guinzaglio a questo disastroso neo-capitalismo. Non è detto che finisca così, ma questo dipende più da noi che dai governi, perché i governi in democrazia siamo noi a sceglierli.