La dicitura compare sulla ricevuta di una pasticceria di Aversa e segna una nuova svolta negli insulti tra tifoserie, soprattutto dopo la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito. “E' uno scherzo, un'idea goliardica”, spiega il titolare, da sempre tifoso azzurro
La scritta campeggia in stampatello in basso, sotto al prezzo, e occupa in orizzontale tutto lo scontrino. Difficile non vederla quindi per chiunque vada a bere un caffè o compri uno dei dolci preparati dal laboratorio artigianale della pasticceria di Aversa, in provincia di Caserta. Recita così: “Romano bastardo sei tu”, e segna una svolta nelle offese tra tifoserie: non più confinate negli stadi, con cori e striscioni da esporre per novanta minuti, ma ora portate anche fuori, nella vita quotidiana. E per di più senza il rischio di subire multe o di incappare nella chiusura della curva per illecito sportivo.
“E’ uno scherzo, un’idea goliardica che qualche settimana fa hanno avuto mio figlio e i miei operai”, si difende il proprietario da sempre tifoso degli azzurri. Tutti ad Aversa conoscono il suo bar, noto non solo per lo squisito caffè, ma soprattutto per i dolci preparati secondo le antiche ricette. Uno in particolare, la ‘Polacca’, prelibatezza tipica di Aversa, una rivisitazione del cornetto tradizionale con ripieno di crema e amarena, che fa bella mostra di sé in vetrina insieme a decine di altre torte. E tutti qui sanno che il titolare per il Napoli ha una passione antica. “Ora non più come una volta però – spiega – Mio figlio è davvero un tifoso sfegatato. E’ stato anche a Bilbao”. E infatti da piazzetta San Paolo la domenica partono vere e proprie carovane di tifosi per muoversi da Aversa allo stadio. In casa, e qualche volta in trasferta.
Del resto, che la fede in quel bar sia azzurra lo specifica pure un cartello esposto dietro alle casse, quasi un monito per i tifosi avversari: “Qui non si parla di calcio – c’è scritto – solo Forza Napoli”. A memoria, però, nessuno ricorda che in passato nel bar ci si fosse spinti così in là nell’esprimere la propria fede calcistica, con una scritta che si ripete per ogni scontrino emesso e che per di più non inneggia ai propri colori, ma attacca tifoserie ostili. “Ma i clienti quella scritta non la vedono proprio, non se ne accorgono”, dice il gestore. “Qua nel bar i miei operai e mio figlio fanno sempre casino, loro e il Napoli. Fanno scherzi come questo. Loro sono più tifosi di me. Io non lo sono più come prima: io tifo ‘adeguatamente’, non come loro”.
Dopo il caso dell’insulto omofobo in una pizzeria di Maruggio, in provincia di Taranto, ancora una volta è uno scontrino a ospitare un’offesa, una delle tante che soprattutto dopo l’uccisione di Ciro Esposito – il giovane tifoso napoletano ucciso a Tor di Quinto lo scorso 3 maggio mentre si recava allo Stadio Olimpico per assistere alla finale di Coppa Italia – hanno incrociato l’asse Roma-Napoli, riempiendo le curve e i muri di entrambe le città. L’ultima in ordine di tempo è apparsa sotto il ponte della Musica, a due passi dallo stadio romano qualche ora prima dell’esordio in campionato dei giallorossi. Recita “De Santis santo subito”, con tanto di croce celtica, in riferimento a Daniele “Gastone”, il tifoso romanista accusato di aver sparato a Ciro Esposito.