Mondo

Della guerra e della frigidità emotiva

Per uccidere i bambini bisogna essere morti dentro.

Tutti dicono che il tramonto è bello. Poi scattano una foto e vanno altrove.
La prima ragione delle guerre non è la rapina delle ricchezze.
La prima ragione della guerra è la frigidità interiore.

Le società guerriere devono distruggere innanzi tutto nella mente dei soldati la sensibilità per la vita, sennò essi non riuscirebbero a uccidere.
Per non sentire il dolore degli altri esseri bisogna bruciare i neuroni a specchio, straordinarie cellule che permettono l’empatia fra gli esseri umani. Quando vediamo qualcuno sorridere nella nostra mente si attivano gli stessi neuroni che entrano in attività quando noi sorridiamo e il nostro organismo aumenta la quantità di dopamina (piacevolissima droga naturale).
Il piacere degli altri genera piacere dentro di noi. Per questo fare un regalo ha un così forte effetto positivo sul nostro sistema immunitario. Ma anche quando vedo un essere umano soffrire io condivido, grazie ai neuroni a specchio, il suo dolore.

La distruzione della sensibilità verso gli altri esseri umani è alla base dell’alienazione e della disperazione che rende possibile la guerra.
L’insensibilità ha il suo fondamento fisiologico e mentale in uno stato di contrazione, di rigidità, che inibisce le emozioni.
Tutte le società guerriere hanno dedicato molte energie all’inibizione delle emozioni, un’amputazione tramandata di generazione in generazione grazie a una serie di comportamenti perversi. Si usano le punizioni fisiche e la disciplina formale e il condizionamento che induce a temere la tenerezza; e il sesso e i contatti fisici diventano peccato e si insegna a controllare le emozioni, dominarle, dissimularle.

E così i maschi guerrieri non raccontano la loro tristezza, non confessano le loro paure, non ammettono le loro debolezze e stuprano le donne del nemico.
Ma la colpevolizzazione delle emozioni distrugge il piacere della contemplazione del sole che sorge.

Dobbiamo iniziare a scrivere sui muri che non è possibile percepire la magnificenza dell’alba senza arrendersi alle emozioni.
Cosa rende la nascita del sole un momento degno di essere vissuto? Perché è un’esperienza esaltante? Non c’è idea più difficile da spiegare a chi non la capisce.
Quando il sole supera lentamente la linea dell’orizzonte, non succede niente che sia degno delle prime pagine dei giornali.
Semplicemente il cielo assume sfumature di colore, rosse, arancioni, azzurre, grigie, bianche… E queste sfumature cambiano impercettibilmente di istante in istante. E forse proprio grazie ai poteri dei neuroni a specchio, quelle variazioni di colore provocano mutazioni leggere nella sensazione che noi abbiamo di noi stessi. Ed è proprio ascoltando queste variazioni nelle sensazioni corpo che noi entriamo in sintonia con le variazioni dei colori del cielo. E si crea un senso di attesa piacevole della prossima impennata di rossi e rosa e purpurei, si assapora l’attesa: come quei colori rimbalzeranno dentro di te? Come produrranno altre imprevedibili sequenze di sensazioni alla bocca dello stomaco, impennate nella potenza dello scorrere del sangue, vuoti d’aria? Come lo spieghi questo a un assassino di bambini?

Le emozioni sono un miracolo che avviene nel corpo quanto nella mente. Le emozioni fanno arrossire, danno i brividi, la pelle d’oca. Ma le sfumature delle sensazioni emotive sono infinite e l’umanità non ha avuto ancora il tempo di inventare parole per indicarle tutte: sentiamo tuffi al cuore, sommovimenti nello stomaco, correnti elettriche, luminose, tensioni, rilassamenti, eccessi di tonicità, pieni, vuoti, salti dentro le spalle, improvvise immobilità totali, ci si agghiaccia il sangue dietro la nuca e la spina dorsale si tende suonandoci come un gong. Dentro di noi avviene costantemente uno spettacolo strabiliante di eventi microscopici. Piccole variazioni della tensione dell’anima.

Presso gli aborigeni australiani gli adolescenti vengono iniziati con un lungo viaggio in compagnia dello zio materno. Durante questo viaggio si siedono in luoghi particolari e contemplano a lungo il panorama, in silenzio. Grazie ai neuroni a specchio lo zio insegna al giovane la sensazione della bellezza del mondo, il tripudio delle emozioni. Gli aborigeni hanno normalmente nel sangue cinque volte più dopamina dei bianchi.
Cioè vivono in uno stato di estasi perché hanno potenziato la loro disponibilità all’ascolto delle sensazioni emotive: essi guardano la bellezza del mondo e la bellezza dentro di loro.
Noi abbiamo gli orologi, loro hanno il tempo.

La colpa e contemporaneamente la punizione dei popoli guerrieri è la paura delle emozioni, paura di provare piacere, di provare dolore, di vedere la bellezza del mondo: paura di vivere.
Ma a scuola non se ne parla. E nei cortei pacifisti non si grida che chi uccide i bambini uccide la propria sensibilità alle emozioni.
E chi non sente emozioni non vede la magnificenza dell’alba e non è capace di godere dell’alba dentro di sé. Un’alba che avviene senza sosta.
Non si grida che l’umanità è uno stato della mente che si conquista allenandosi alla bellezza e alla sensibilità.
Non si dice a chi uccide nel nome di Dio o della democrazia, che senza la sensibilità dell’anima non esiste la percezione della divinità e che gli individui senza emozioni non sanno che farsene della democrazia.
Non dobbiamo trattare i guerrafondai come nemici.
Dobbiamo coltivare la pietà per loro.
Una pietà che non saranno capaci di percepire perché le loro anime sono morte.

Vedi su questo tema: Lo stupratore è frigido.