Il primo incontro nazionale è in programma a Roma il 20 e 21 settembre prossimo. Promosso da Alice e Scosse e sostenuto da oltre 150 realtà, vuole creare una mappatura delle iniziative dedicate al contrasto degli stereotipi: "Una necessità", spiegano gli organizzatori, "per contrastare gli attacchi di ambienti cattolici e forze di destra"
Il primo incontro nazionale sull’educazione al genere nelle scuole è in programma a Roma il 20 e 21 settembre. Il meeting “Educare alle differenze” è promosso dalle associazioni Stonewall, il progetto Alice e Scosse, sostenuto da oltre 150 realtà collettive e patrocinato dall’assessorato Scuola e pari opportunità di Roma. Obiettivo dell’appuntamento: la creazione di una rete e di una mappatura dei progetti dedicati al contrasto degli stereotipi di genere, cioè i pregiudizi che portano a pensare che esistano ruoli “per natura” femminili e maschili e che fanno sì, ad esempio, che le donne vengano considerate maggiormente propense alla cura dei figli e della casa e meno inclini al lavoro, alla carriera e al comando degli uomini. Gli stereotipi di genere riguardano anche la sfera dell’orientamento e dell’identità sessuale e portano a percepire le persone omosessuali e transessuali come diverse dalla norma e per questo inadeguate ad una serie di diritti tra cui quello a una famiglia.
“Educare alle differenze” prevede tavoli di lavoro basati sulle fasce scolastiche di riferimento dei corsi (asilo, primarie e secondarie) e su temi specifici: come gli stereotipi producono discriminazione e diseguaglianze; il ruolo dell’educazione sentimentale e sessuale; la formazione gli insegnanti. Gli organizzatori spiegano che alla base della due giorni c’è anche la “necessità di contrastare la battaglia contro l’educazione alla differenza e gli studi di genere promossa da ambienti cattolici e forze di destra”. Un’ “offensiva” che è cominciata dopo che l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) ha emanato la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere per il 2013-2015” e ha promosso la diffusione dei libretti “Educare alla diversità”. Si tratta di opuscoli realizzati da psicologi e psicoterapeuti contro l’omofobia mai distribuiti anche a causa della stroncatura del presidente della Cei Angelo Bagnasco che li ha definiti una “strategia persecutoria contro la famiglia”.
Lo scorso aprile due insegnanti del liceo Giulio Cesare di Roma sono stati denunciati dalle associazioni Giuristi per la vita e Pro vita onlus per avere fatto leggere il libro di Melania Mazzucco “Sei come sei”, in cui si descrive un rapporto omosessuale tra due giocatori. Sempre a Roma il corso “La scuola fa la differenza”, organizzato da Scosse e Archivia, è stato contestato dal movimento integralista cattolico Militia Christi che ha consegnato a tutti i dirigenti degli istituti coinvolti una lettera con l’invito a “negare accesso a queste subdole e gravissime prevaricazioni educative su minori”. E ancora: a Milano le associazioni Age, Agesc, Faes hanno invitato i genitori delle scuole paritarie religiose alla riunione contro i corsi di genere perché “per questi argomenti, visto che si tratta di ragazzi, basta la famiglia”.
La Regione Lombardia, a fine luglio, è intervenuta sulla questione approvando la mozione per la tutela “della famiglia naturale”. La Regione contesta l’Unar per avere “realizzato una campagna contro l’orientamento eterosessuale” e le linee guida per l’educazione sessuale dell’Unione europea che seguono le indicazioni dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) “colpevoli”, nella fascia di età fra i 4 e 6 anni, “di introdurre la masturbazione infantile precoce”. Immediata la replica delle associazioni laiche che hanno inviato una richiesta formale. per potere avere chiarimenti “su un atto gravissimo che rappresenta un attacco alla laicità di dimensioni potenzialmente devastanti. Vogliamo capire – dice Luisa Bordiga, coordinatrice della Consulta milanese per la laicità delle istituzioni – su quali basi la Regione adotta un modello di famiglia “naturale”, in quale modo la Strategia Unar attuerebbe una propaganda “omosessualista” e quale sarebbe il passaggio del documento europeo che esorterebbe all’insegnamento della masturbazione infantile”.
Anche a Verona, a fine luglio, il Comune ha dichiarato guerra ai corsi di genere approvando una mozione per monitorare l’educazione affettiva e sessuale all’interno delle scuole, per evitare che vengano trasmessi “messaggi difformi dai principi morali e religiosi”. La delibera, che prende esplicitamente di mira l’Unar, è stata definita “omofobica” da Sergio Lo Giudice, senatore Pd, che ha presentato un’interrogazione parlamentare in cui sottolinea “la gravità della creazione di liste di proscrizione per gli insegnanti” con tanto di “punto di raccolta delle segnalazioni dei genitori e dei docenti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità che risultino in contrasto con i principi morali e religiosi”.