Aggiungo qualche nota alle discussioni dei giorni scorsi sulla copertina dell’Economist – che raffigurava Renzi come un bimbo col gelato in mano sulla barca dell’euro che affonda – e sulla risposta beffarda di Renzi, che ha offerto un gelato ai giornalisti nel cortile di Palazzo Chigi. La comunicazione di Renzi è sempre stata provocatoria, veloce, tutta mirata a “fare spettacolo” e catturare immediatamente l’attenzione dei media, per poi altrettanto immediatamente volgerli altrove. Ricordo quando, nel gennaio 2012, Renzi si faceva fotografare sulla copertina di Max col biberon in mano, per fare autoironia sulla sua giovane età e rispondere alle imitazioni di Crozza che in quel periodo lo metteva in scena come un infante con l’orsacchiotto.
Oggi il gelato di Renzi equivale al biberon di allora: stessa tecnica, stesso stile. Ma è cambiato il contesto – non tanto economico, quanto politico – e soprattutto è cambiato il pubblico (potenziale: le elezioni sono ancora lontane) cui Renzi si rivolge: non più l’elettorato tradizionale di centrosinistra, ma una platea molto più trasversale, che prende a piene mani – per ora – da ex elettori del Pdl, di Forza Italia, di An, dai cosiddetti centristi che negli ultimi anni hanno subito la delusione di Monti e persino da ex elettori Pd, passati nel 2013 al Movimento 5 Stelle e ora pronti a dare fiducia a Renzi nel caso che alle sue boutades seguissero fatti concreti.
Ebbene, la notizia è questa: in relazione a questo elettorato potenziale, con buona pace di molti intellettuali e commentatori più o meno snob, le provocazioni di Renzi hanno ottime possibilità di funzionare oggi e di continuare a funzionare domani. Facciamocene una ragione. E lo dico, si badi bene, anche se da sempre considero mediocre la comunicazione di Renzi, perché facilona, ostentata, compiaciuta, autoreferenziale. Tuttavia, dato il basso livello della comunicazione politica italiana e date le aspettative medie del potenziale elettorato, lo stile di Renzi funziona, perché lo fa apparire ganzo, pragmatico, sicuro di sé. Uno che sa quel che fa. E alla maggioranza degli italiani e delle italiane queste caratteristiche piacciono. Quanto forte dovrà mordere la crisi, perché l’incanto finisca? Molto, moltissimo. Quante promesse dovrà mancare Renzi affinché le sue esagerazioni non piacciano più? Tante, tantissime. E nessuno ovviamente si augura queste cose.