“A Barcellona, il primo ministro britannico David Cameron è visto come un eroe, un vero democratico”. Cominciava così, qualche giorno fa, un lungo articolo dell’Indipendent su uno dei temi che monopolizzerà l’agenda spagnola nei prossimi mesi: l’indipendenza della Catalogna. Con la celebrazione della Diada, la festa dell’indipendenza catalana del prossimo 11 settembre, cominceranno due mesi di intense negoziazioni tra il governo centrale di Madrid e la Generalitat della Catalogna, che vuole un referendum il prossimo 9 novembre. Così a Barcellona sono tutti in attesa di capire cosa succederà il 18 settembre in Scozia, quando verranno aperte le urne per una possibile – ma non probabile secondo gli ultimi sondaggi – separazione di Edimburgo da Londra.
Sarà per questo che negli ultimi tempi sempre più imprese nazionali e multinazionali hanno preso posizione o cavalcato l’indipendentismo a colpi di marketing. Lo ha fatto, nella sua ultima campagna pubblicitaria, perfino McDonald’s. Cartelloni e scritte alle fermate degli autobus per sponsorizzare i sui 125 fast food aperti 24 ore al giorno, con uno slogan apparentemente uguale a Madrid e a Barcellona, tranne per una parola: Spagna. Il testo che promuovere l’abitudine di fare le ore piccole nel Paese iberico recita: “In Spagna, tornare prima delle 3 non è uscire. E’ andare a cena”. Per le vie catalane però, lo stesso slogan compare senza la parola “Spagna”, sostituita da un semplice “Qui”.
La versione ufficiale dei creativi della multinazionale è quella che, togliendo il nome di Spagna, la pubblicità sia più efficace. Ma per alcuni opinionisti è una chiara presa di posizione in merito alla questione catalana. E non certo la prima. Anche Burger King pare abbia inserito la estelada (la bandiera indipendentista a strisce) all’interno di qualche punto vendita.
Ma già due anni fa Media Markt – Media World in Italia – la catena di distribuzione tedesca specializzata nell’elettronica e negli elettrodomestici di consumo con sede centrale a Barcellona, aveva lanciato una campagna pubblicitaria, nel periodo della coppa Uefa, parecchio discutibile: un spot in cui non appariva nemmeno una volta il nome del Paese in riferimento alla nazionale di calcio e dove un tifoso sventolava una bandiera rossa (e non rossa e gialla, come quella iberica). In tutti gli altri Paesi invece, compresa l’Italia, lo spot era stato realizzato con le bandiere nazionali e la squadra di calcio. Una scelta che molti hanno voluto intendere come una strizzata d’occhio ai clienti catalani.
D’altronde le grandi aziende della zona industriale di Barcellona sono già sostenitrici dell’indipendenza. Una su tutte, la più famosa, Casa Tarradellas, azienda alimentare catalana, fondata nel 1976, che distribuisce paté, salumi e pizze fresche. Prodotti venduti non solo in Catalogna, ma anche in tutti i supermercati spagnoli della catena Mercadona con la private label Hacendado.
“Cameron può incrociare le dita e sperare che il problema passi, Rajoy no” scriveva il quotidiano inglese The Indipendent, che ricordava come sia la Scozia che la Catalogna sono “una questione di denaro”. E lo sanno bene anche le multinazionali, a quanto pare, se anche Mcdonald’s si mette al riparo: a Barcellona per il momento meglio evitare la parola Spagna, poi, dopo il 9 novembre, sì vedrà.
@si_ragu