Si è autosospeso prima di essere cacciato, ma la carica non sarebbe mai stata revocata. “Silvio Berlusconi è ancora Cavaliere del lavoro”, attacca su Facebook Danilo Toninelli, deputato del Movimento 5 stelle. A far partire l’iter per togliere il titolo deve essere il ministro dello Sviluppo economico e in un secondo momento il presidente della Repubblica. Passaggi che non sono mai avvenuti perché Berlusconi subito dopo la condanna definitiva in Cassazione (agosto 2013) e la decisione sulla pena accessoria dell’interdizione (marzo 2014) ha annunciato “l’autosospensione”. E poi nessuno, almeno secondo la denuncia dei 5 stelle che oggi hanno depositato un’interrogazione scritta, sarebbe andato avanti. “La legge impone la revoca dell’onorificenza ma il ministro Guidi non lo fa”, continua Toninelli. “Ho depositato un’interrogazione per sapere il perché. I media lo chiamano ‘ex Cavaliere’, ma basta aprire il sito del Quirinale alla sezione ‘onorificenze’ per capire che non è così. Cavaliere del Lavoro lo è ancora, sia di fatto che di diritto”.
“Nulla conta la sua auto-sospensione dalla federazione dei Cavalieri del lavoro il 18 marzo 2014. Il tutto in spregio della legge 194 del 1986 che all’art. 13 impone la revoca dell’onorificenza in caso di sopravvenuta indegnità. E quale peggiore indegnità per colui – attacca Toninelli – che è stato condannato in via definitiva per frode fiscale, un reato tanto grave quanto socialmente vile. Un reato di proporzioni immani per il quale B. è stato condannato solo in minima parte, cioè per i 7 milioni di fondi neri dal 2002 in avanti, e non per quelli degli anni precedenti, stimati dai giudici nell’immane cifra di 280 milioni e andati prescritti grazie alla legge cosiddetta ex-Cirielli, scritta ed approvata solo per B.”.
“Ma chi sono i responsabili di questa ennesima porcata all’italiana? Oltre ovviamente a B., sono il ministro dello Sviluppo economico e il Presidente della Repubblica – accusa il grillino – cioè coloro a cui la legge ha assegnato il potere di conferire e togliere l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro. Un triangolo di omissioni e connivenze che dura da un anno – incalza Toninelli – cioè da quando B. è un pregiudicato, e che investe l’ex ministro Zanonato e l’attuale ministro Guidi (definita ‘il ministro berlusconiano del governo Renzì, Libero, 22 febbraio 2014), responsabili di non aver adempiuto al loro dovere istituzionale. E lo è anche il monarca Napolitano, reo di non aver mosso un dito, né sollecitando il ministro competente a darsi una mossa, né agendo motu proprio”.
“Eppure – va avanti il 5 Stelle – si tratta dello stesso Presidente della Repubblica che revocò il Cavalierato a Calisto Tanzi, condannato in secondo grado per aggiotaggio e quindi senza attendere la sentenza definitiva. Ma Tanzi non aveva stretto alcun patto del Nazareno con il capo del governo, né aveva in Giorgio Napolitano il supremo garante della ‘profonda sintonià della loro intesa. Quando il Capo dello Stato anziché garante della Costituzione si fa garante del suo stravolgimento, anche il cavalierato e le onorificenze seguono regole ‘ad personam'”. “Ecco le motivazioni che mi hanno portato a depositare un’interrogazione in cui chiedo al ministro dello Sviluppo economico di fare chiarezza – conclude Toninelli – su questo suo inadempimento inaccettabile per un Paese civile, come dovrebbe essere il nostro”.