“Di tutto conosciamo il prezzo, di nulla il valore”, diceva il filosofo. E in effetti, a guardare la quantità immensa di denaro che si è mossa in Europa per questo calciomercato, il dubbio che non tutte le operazioni siano state fatte per rinforzare le squadre cresce. In totale, nei cinque maggiori campionati continentali, si è mosso solo quest’estate un volume di affari pari a 2,3 miliardi di euro. Grazie agli enormi introiti della vendita dei diritti televisivi sui mercati esteri, in Inghilterra per la prima volta nella storia si è sforato il tetto del miliardo in una sola finestra: ben 1.058 milioni. Segue la Liga Spagnola con 537 milioni, più della metà fatti girare dalla “triade” composta da Real, Barca e Atletico Madrid. Chiudono la Bundesliga tedesca con 316 milioni, e la Ligue 1 francese con 126 milioni.
L’Italia, di cui parliamo a parte, è al terzo posto con una spesa di 328 milioni, per un mercato per lo più di vecchie glorie dove è il numero altissimo di trasferimenti inutili che grida vendetta. A dimostrazione che si può anche spendere molto e farlo male, se non si hanno idee o se i trasferimenti servono a mascherare altri tipi di operazioni finanziarie. Ovviamente questa non è solo prerogativa italiana, anzi. In Inghilterra, dove sono stati mossi oltre il 50% dei soldi spesi nei cinque grandi campionati, il denaro non è servito solo a portare a casa campioni come Di Maria (allo United per 76 milioni), Sanchez (Arsenal per 46), Diego Costa e Fabregas (Chelsea per 40 e 38) e Mangala (City per 40).
E neppure per gli usuali passaggi dalle piccole alle grandi, e viceversa, o per acquisti inflazionati come Herrera e Rojo, pagati dallo United rispettivamente 40 e 20 milioni. Proprio sulle spese pazze dello United, che da solo ha investito 190 milioni, gravano le commissioni pagate a una sola persona: il potentissimo agente portoghese Jorge Mendez. Già costruttore dell’Inter, del Chelsea e del Real Madrid di Mourinho – suo assistito ça va sans dire – Mendez è l’uomo dietro l’operazione last minute più clamorosa del mercato: il passaggio in prestito del colombiano Falcao dal Monaco allo United per 7 milioni con diritto di riscatto a 44. E sempre lui ha portato a Manchester anche Di Maria e Rojo, per circa 20 milioni totali di euro incassati come commissioni.
Siccome la sua società GestiFute non si occupa solo di Inghilterra, ecco che c’è sempre Mendez dietro il passaggio di James dal Monaco al Real Madrid per 80 milioni, almeno 10 i milioni di commissione in questa operazione. In Spagna, come detto, le spese sono state divise tra Barcellona (157 per Sanchez, Rakitic e Bravo), Real (120 per James, Kroos e Navas) e Atletico (111 per Mandzuckic, Griezmann e Cerci), che da sole hanno speso tre quarti dei soldi investiti nel paese. E più di tutta la Serie A messa insieme. Se l’Atletico si è finanziato grazie alla vendita dei giocatori, e ai soldi entrati da Champions e Liga nell’ultima fantastica stagione, per Barcellona e Real è arrivato prontamente l’aiuto delle banche regionali amiche.
Al fotofinish, il Real ha ridotto il passivo di mercato a 7 milioni con la cessione di Di Maria: discutibile dal punto di vista tecnico la sua sostituzione con James, non lo è stata sotto il profilo economico. Per il Barça invece un passivo di 80 milioni, un modo per premunirsi per quando il blocco del mercato imposto dalla Uefa, e momentaneamente sospeso, tornerà in essere.
In Francia ha influito il deciso passo indietro di PSG e Monaco che, spaventate dalle multe del fair play finanziario, hanno speso il 75% in meno dello scorso anno. Mentre anche la celebrata Germania si è dimostrata un paese calcisticamente oligarchico: la metà dei soldi li hanno spesi Bayern e Borussia. Poi certo, la capacità del Bayern di aspettare un anno per avere Lewandowski a scadenza, e quindi a costo zero, è un miraggio di competenza e lungimiranza se visto da queste latitudini.