Il senatore Malan prima attacco il film di Maresco in concorso a Venezia, poi è costretto a fare marcia indietro. Restano le sue parole alla trasmissione di Klaus Davi: "Berlusconi non è più alla guida del Paese, dovremmo cambiare argomento. Il cinema dovrebbe parlare di quello che c'è di bello in Italia, ma purtroppo si sofferma troppo sulla mafia, come se tutto il Paese fosse fatto di delinquenti"
Bloccate quel film. Anzi no. Il senatore di Forza Italia Lucio Malan prima annuncia che il partito ricorrerà alla magistratura per chiedere il sequestro di Belluscone – Una storia siciliana di Franco Maresco (presentato al festival del cinema di Venezia), poi fa marcia indietro, assumendosi la responsabilità di un’iniziativa non condivisa con i vertici azzurri. E’ lo stesso parlamentare a spiegarlo in una nota: “L’azione giudiziaria è una idea personale, di cui ho parlato con dei colleghi. Ho sentito solo poco fa Berlusconi, che, con la sua consueta amabilità e tolleranza, non ritiene di assumere iniziative in merito”. La marcia indietro arriva dopo l’intervista rilasciata dall’esponente berlusconiano a Klaus Davi per il programma KlausCondicio. Nel frattempo la pellicola, nonostante le polemiche per l’immagine negativa che offrirebbe dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha raccolto applausi a scena aperta alla mostra del cinema.
Un plebiscito che evidentemente non era piaciuto a Malan, che prima della smentita di se stesso aveva spiegato: “E’ doveroso un atto di questo genere nel momento in cui si va al di là della critica, della satira. Qui non c’è proprio nessuna satira: c’è purtroppo ben poco da ridere. C’è piuttosto un attacco a una persona, a una intera parte del Paese, a un movimento politico, per cui credo che sia doveroso agire a difesa della dignità del nostro Paese, dei nostri elettori, oltre che della persona di Silvio Berlusconi”. Non solo. Il senatore aveva anche aggiunto che “sono tre anni che Berlusconi non è più al governo italiano, quindi bisognerebbe parlare di qualcos’altro. Si potrebbe parlare anche di quello che c’è di bello in Italia: il cinema può essere un veicolo eccezionale di promozione, non solo turistica, ma anche economica in generale, ma purtroppo c’è un eccessivo indulgere sulla mafia, sulla mafiosità, come se tutta l’Italia fosse fatta di mafiosi o di realtà delinquenziali. L’Italia è invece un Paese straordinario, il primo per tanti parametri, e purtroppo si insiste molto più di quanto facciano gli stranieri su questo cliché della mafia, della gentaglia, e così via”.
In precedenza era stata l’eurodeputata berlusconiana Lara Comi ad attaccare il film, sempre nel programma di Davi. La Comi ha condiviso il risultato del sondaggio della trasmissione KlausCondicio condotto su 800 elettori di Forza Italia: il film va boicottato per fermare il business dei film e dei libri che infangano Berlusconi. Secondo l’europarlamentare, “bisogna far capire che, anche da parte degli elettori di centro-destra e di centro-sinistra, sia necessario voltare pagina. E’ fondamentale quindi concentrarsi su tematiche molto più concrete, come il lavoro: che girassero un film su come trovare il lavoro, o su come limitare la disoccupazione, oppure su come limitare la burocrazia. Allora, secondo me, l’audience e i guadagni sarebbero sicuramente più alti”. “Cercano di fare business infangando il presidente, e il regista ha anche dimostrato poco coraggio non presentandosi alla prima. Io – ha concluso la Comi – posso dare un piccolo consiglio: che il regista si esponga e dica perché ha fatto questo film, se in una situazione di grande crisi gli sembrava questa una priorità, piuttosto che raccontare la realtà italiana”.
Belluscone ha ricevuto 10 minuti di applausi dopo la proiezione al festival di Venezia, dopo un’altrettanto buona accoglienza alle precedenti “proiezioni stampa”. Non è stato invece della partita il regista, però, che all’ultimo ha preferito disertare il Lido. Per qualcuno basta vedere il film per comprendere in parte le ragioni del gesto: da sempre schivo e riservato, Maresco diventa a suo modo coprotagonista di Belluscone. Che, come racconta Tatti Sanguineti nel film, è di fatto un’opera mai terminata: lo storico e critico cinematografico arriva a Palermo per cercare di mettersi in contatto con il regista, misteriosamente sparito in un altro dei suoi ormai abituali silenzi, e poco a poco ricostruisce le vicissitudini del film.
Un film che avrebbe voluto raccontare il rapporto unico tra Berlusconi e la Sicilia, attraverso le disavventure dell’impresario palermitano di cantanti neomelodici, organizzatore di feste di piazza, Ciccio Mira, imperterrito sostenitore di Berlusconi e nostalgico “della mafia di un tempo” e dei due artisti della sua “scuderia”, Erik e Vittorio Ricciardi, che in cerca di successo decidono di esibirsi nelle piazze palermitane con la canzone scritta dal primo dal titolo Vorrei conoscere Berlusconi. Quale è il nesso tra le feste di piazza, i cantanti neomelodici, la mafia e Berlusconi? E’ una storia che, secondo il film, inizia da lontano, che coinvolge l’allora mammasantissima di Villafranca, Stefano Bontade, che rievoca gli inizi della “televisione commerciale”, la fine della Dc e della Prima Repubblica, la “discesa in campo” di Berlusconi. “Se un giorno Berlusconi decidesse di svelare i suoi segreti, che cosa pensa possa venire fuori?”, chiede ad un certo punto Maresco al senatore Marcello Dell’Utri: “Un sacco di cose, per esempio anche qualche mistero sulla morte di Mattei”. Poi succede qualcosa, un intoppo tra microfono e registratore, quello che aggiunge Dell’Utri è perso per sempre.