La frontiera si passa in taxi. Mentre al sud continuano gli sbarchi di clandestini, al nord ad improvvisarsi “scafisti” sono i tassisti italiani. Sono centinaia i profughi che avrebbero usato auto a noleggio con conducente e pulmini per cercare fortuna in Germania. Le forze dell’ordine tedesche hanno arrestato decine di autisti con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I primi fermi sono dello scorso anno, come scrive il Giornale di Vicenza e il Mattino di Padova, ma il caso è emerso in queste settimane con l’arresto del noleggiatore Alessio Tavecchio, 45 anni, di Pianezze (Vicenza) trovato mentre trasportava 10 profughi siriani. Ma è solo l’ultimo di una lunga serie di casi che ormai sono una routine. Si prenota la vettura, nessuno chiede il documento e il passaggio è veloce e senza troppi intoppi. Mentre l’Italia dell’emergenza stranieri chiede aiuto all’Europa, al nord la soluzione è fatta in casa.
A difendere la categoria è Pierpaolo Campagnolo, presidente della Cooperativa tassisti vicentini: “Non è obbligatorio sapere chi portiamo – spiega Pierpaolo Campagnolo presidente dalla Cooperativa Tassisti Vicentini – molti dei profughi che si sono allontanati dalla città li abbiamo portati noi. Quando il cliente è presentabile e paga nessuna legge ci impone di chiedergli l’identità. Lo stesso vale per il noleggio con conducente”. Il consolato italiano di Monaco di Baviera ha confermato che sono decine i veneti e gli italiani coinvolti in questi viaggi sottolineando la severità delle leggi tedesche. Proprio dal ministro degli esteri bavarese era arrivato a fine agosto l’attacco al sistema italiano: “Roma non prende dati personali o impronte perché così gli stranieri possono chiedere asilo in un altro Paese”. Secondo la normativa europea infatti, la procedura per la richiesta d’asilo viene fatta nel primo Paese di arrivo dello straniero che deve iniziare la pratica. Ma secondo Joachim Hermann, l’Italia sempre più spesso avrebbe controlli allentati per far sì che i clandestini passino la frontiera e cerchino assistenza in altri Stati.
L’arresto di Tavecchio non è un episodio isolato. Lo scrive oggi il Giornale di Vicenza, che sottolinea come lo stesso caso sia successo ad un altro vicentino, Giancarlo Flaminio di 72 anni di Grisignano di Zocco (Vicenza) e a due padovani Marco Santi (51) e Fabio Forin(30) bloccati a Rosenheim mentre stavano viaggiando con 25 siriani. Il padovano Forin, dopo qualche giorno di detenzione è tornato a Padova dove è molto conosciuto per essere il presidente dell’associazione sportiva Atletico 2000. Il caso, anche per l’arresto recente di due noleggiatori bresciani, è divenuto nazionale tanto che è intervenuta, come sottolinea il Mattino di Padova, l’Anitrav, l’associazione nazionale imprese trasporto viaggiatori. L’organismo tranquillizza i parenti degli arrestati confermando di essere in stretto contatto con il consolato italiano della Baviera.
Alla conta delle vittime nel Mediterraneo corrisponde la fuga degli stranieri che arrivati in Italia e sopravvissuti ai viaggi delle speranza cercano fortuna in altri Paesi. Non sono Roma, Firenze o Milano ad attirare i clandestini che vogliono lavoro e assistenza, ma gli stati del nord dalla Germania alla Svezia o la Francia. Il sistema di accoglienza italiano è sempre più in difficoltà. Il ministro dell’interno Angelino Alfano ha incontrato nei giorni scorsi il commissario europeo agli Affari interni Cecilia Malmstrom e ha ottenuto un impegno per l’avvio di un intervento dell’Ue con mezzi e non solo con i fondi. “L’Italia non può fare da sola”, ha detto Malmstrom.