Un giornalista segnato prima di partire. Così Ben Taub, freelance che ha passato le ultime due estati a Kilis, la piccola città turca a sei chilometri dal confine siriano, ha definito Steven Sotloff, il secondo reporter americano decapitato dai miliziani dell’Isis, in un articolo pubblicato su Daily Beast. Sotloff, di origine ebraica ma con una forte passione per l’Islam e il mondo arabo, era entrato in Siria dal confine turco con un “fixer”, una guida, che Taub ha definito “bruciata”. Ovvero nota da alcuni giorni ai miliziani dello Stato Islamico. Taub spiega che il fixer che accompagnava il reporter era conosciuto con lo pseudonimo di “Karam” e la sua identità era ormai conosciuta. A “tradirlo” è stato un giovane giornalista canadese che, inesperto, ha raccontato a cittadini siriani al confine con la Turchia di voler entrare nel paese con la sua guida: Karam, appunto. Così, quando Sotloff è entrato nel paese insieme a lui è stato facilmente individuato dai combattenti di Isis e sequestrato.
Sotloff era un giornalista esperto, con alle spalle numerosi viaggi in Medio Oriente tra Siria, Libia, Egitto, Turchia e Bahrain e numerose collaborazioni tra cui Time, Foreign Policy, World Affairs, Cnn e Fox News. Questa grande passione potrebbe averlo spinto a osare più del solito, proprio per raccontare cosa stava succedendo nel paese. Nato e cresciuto a Miami in una famiglia ebraica, il reporter era molto legato alle sue origini, senza lasciare che queste potessero, però, limitarlo. La madre insegna all’asilo della sinagoga di Pinecrest, nei sobborghi della città, e ha sempre voluto ricordare il dramma della Shoah perché aveva i genitori che erano sopravvissuti alla persecuzione hitleriana. Sotloff è cresciuto con un’educazione ebraica, ma si è sempre rifiutato di mischiare religione e politica. Anche per questo motivo si è appassionato al mondo arabo e all’Islam.