Un momento di preghiera comune: cristiani e musulmani. I primi, che ascolteranno passi del Corano; i secondi, del Vangelo. Ambiente neutro, naturalmente. La data scelta, evocativa: l’11 settembre, 13 anni dopo la strage delle Torri Gemelle di New York. Un evento unico in provincia di Cremona. Succede a Soresina, dove la nutrita comunità islamica locale (un migliaio di persone che equivalgono al 10% della popolazione ma la percentuale sale al 20 se si considerano tutte le nazionalità straniere presenti) ha raccolto l’appello lanciato da don Angelo Piccinelli dalle colonne del periodico della parrocchia di San Siro vescovo. Il parroco, in sostanza, ha chiesto agli islamici soresinesi di prendere posizione contro le violenze perpetrate in Iraq e Siria dai terroristi del califfato dell’Isis. “La notizia che comunicano quotidianamente i media sulla situazione di intollerabile crudeltà che insiste in Iraq, verso i cristiani ma non solo, oltre alla stima verso gli islamici di Soresina che credo siano sensibili ad un modo alternativo, rispetto alle forme integraliste e perverse, di vivere e interpretare la religione, mi ha spinto a chiedere loro di prendere la distanze da tutto ciò in maniera chiara ed esplicita”. Una maniera di interpretare l’Islam, quella del califfato, che secondo il sacerdote rappresenta una “bestemmia” nei confronti del loro Dio misericordioso e onnipotente e che “disonora Maometto, il Corano, la fede islamica e i musulmani di tutto il mondo”. 

L’appello di don Piccinelli è stato immediatamente raccolto: domenica 31 agosto, in piazza, le due associazioni musulmane La Fratellanza soresinese e al Manar hanno organizzato altrettanti gazebo per raccogliere le firme (una raccolta che proseguirà porta a porta e se necessario nei paese limitrofi) al fine di manifestare, in maniera tangibile, la propria condanna verso le brutalità di cui nelle ultime settimane si è reso protagonista il gruppo jihadista. Una condanna pubblica, “severa”. “Riprovazione totale verso questi atti e questi uomini, dannosi prima per noi che per voi cristiani – osserva Adnani Kadmiri Moulay Ameur, presidente della Fratellanza – Sono persone che sporcano la nostra reputazione di musulmani, di ospiti di questa terra. Dunque un caloroso ringraziamento va ai soresinesi autoctoni e in particolare a quelli che nei giorni scorsi hanno aderito alla nostra campagna di raccolta firme”. E sulla data scelta, l’11 settembre? “È la dimostrazione – commenta Adnani – che musulmani e cristiani sono fratelli e che possono stare fianco a fianco in qualsiasi circostanza. È una cosa bellissima. La prima volta che accade qui”.

Di integrazione compiuta, seppur tra qualche difficoltà, parla il parroco: “I loro figli vengono all’oratorio, partecipano alle attività di gruppo, sono rispettosi. Abbiamo donne islamiche all’interno dell’associazione di volontariato parrocchiale”. La comunità islamica lamenta però la mancanza di un luogo dove pregare, anche se trattative con la nuova amministrazione di centrosinistra, da tre mesi alla guida della cittadina, sono già state avviate. In occasione dello scorso Natale, era stata invece la Fratellanza a rivolgersi ai soresinesi – il tema della lettera l’attenzione all’inclusione sociale: “Mi auguro – aveva scritto il presidente dell’associazione – che la gente capisca che se gli autoctoni soresinesi cercano di avvicinarsi un solo passo verso di noi, noi correremo dieci passi verso di loro per una possibile e perfetta convivenza e integrazione con coloro che ci ospitano. La nostra comunità è extracomunitaria di origine, ma soresinese di residenza”. L’immigrazione, conclude, è un fenomeno “utile” per qualsiasi paese nel mondo.

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