Tra un vertice della Nato di domani (giovedì 4 settembre) a Cardiff su cui soffiano venti di guerra, tra le decisioni di Bruxelles che entro venerdì dovrebbe rendere pubblico il suo pacchetto di sanzioni contro Mosca, spunta anche l’idea di boicottare il Mondiale di calcio di Russia 2018. Lo rende noto il Financial Times in edicola oggi, secondo cui questa idea è già stata discussa dai 28 rappresentanti della Ue e non rientrerebbe comunque tra le sanzioni decise: sarebbe invece una punizione a latere che prevede l’esclusione della Russia da “eventi internazionali culturali, economici o sportivi di primo piano”. A spingere in questa direzione il premier britannico David Cameron – cui brucia l’esclusione dell’Inghilterra dall’assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022, dati rispettivamente a Russia e Qatar – la Polonia e le repubbliche baltiche, che sullo scacchiere geopolitico rappresentano le più interessate alleate dell’Ucraina ostili alla ex madre Russia. Berlino frena: il governo tedesco non sta prendendo in considerazione la possibilità, ha fatto sapere il portavoce dell’esecutivo, Steffen Seibert.
Tra gli eventi passibili di boicottaggio il GP di Formula Uno di Sochi, un circuito costruito nella cittadina del Mar Nero che ha ospitato le Olimpiadi Invernali, la cui prima gara in calendario è il 12 ottobre 2014. L’esclusione della Russia dai campionati Europei del 2016, con la squadra di Capello che inserita come testa di serie nel gruppo G comincerà il girone di qualificazione lunedì 8 settembre a Mosca contro il Liechtenstein. E dulcis in fundo, il boicottaggio del Mondiale di Russia 2018. Tutti propositi che, al di là della loro dubbia valenza politica e del loro discutibile tempismo, sono di difficilissima realizzazione. Sia i GP di Formula Uno che i Mondiali di calcio muovono oramai una quantità di denaro tale, e un indotto per sponsor, televisioni e multinazionali (che spesso incidono nell’economia del paese “boicottante” più che in quello eventualmente “boicottato”) tali da sconsigliare l’annullamento dell’evento sportivo.
Inoltre dati alcuni precedenti, come i Gran Premi di Formula Uno disputati in Bahrein tra molotov e spari ad altezza uomo, mentre il governo trucidava la popolazione, fanno ritenere l’eventuale esclusione della Russia quantomeno azzardata. E a questo si aggiunga che nonostante le drammatiche notizie che giungono dal Qatar, con la forza lavoro migrante tenuta in condizioni di schiavitù e un numero di morti che per il 2022 potrebbe raggiungere il migliaio, nessuno si azzarda a proporre un boicottaggio dell’emirato.
Nella storia comunque il boicottaggio sportivo più significativo fu proprio quello occidentale alle Olimpiadi di Mosca 1980, in seguito all’invasione dell’Armata Rossa in Afghanistan, un favore ricambiato a Los Angeles 1984 dai paesi del patto di Varsavia, tranne la Romania e la Jugoslavia. Nel 1976 diversi paesi africani boicottarono le Olimpiadi di Montreal per la presenza della Nuova Zelanda, che aveva disputato un match di rugby in Sud Africa nonostante l’apartheid. Mentre alle Olimpiadi di Melbourne 1956 alcuni paesi (come Egitto, Iraq e Libano, Olanda e Spagna) non si presentarono a seguito della crisi di Suez.
Nel periodo più recente invece, sono rimaste semplici minacce quella della cancelliera tedesca Merkel di boicottare gli Europei di Ucraina e Polonia 2012 per reclamare la libertà di Timoshenko, e quelle dell’Italia di non presentarsi a Brasile 2014 per il caso Battisti. Resta scolpita nella storia la sconfortante decisione dei paesi occidentali di presentarsi come se nulla fosse alle Olimpiadi di Berlino 1936, il trionfo della Germania nazista.