Le armi destinate dallo Stato italiano alla lotta contro lo Stato Islamico sono pronte per essere consegnate. “Sono in corso le attività logistiche e diplomatiche per la consegna dei materiali richiesti dall’Iraq” per combattere lo Stato islamico” ed è “possibile ipotizzare” l’inizio delle consegne delle armi ai peshmerga curdi per il sostegno contro l’avanzata dei jihadisti dell’Is “al termine della prima decade di settembre”. Lo ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti alla Camera nel corso di un’intervento sulle missioni internazionali di fronte alle Commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Si tratta, ha spiegato Pinotti, di “100 MG 42/59 più 100 treppiedi, 100 mitragliatrici 12.7, 250.000 munizioni per ciascuna delle due tipologie di armi, 1.000 razzi RPG 7, 1.000 razzi RPG 9, 400.000 munizioni per mitragliatrici di fabbricazione sovietica” confiscati dall’autorità giudiziaria a seguito di un sequestro in mare avvenuto anni fa, nel corso del conflitto nei Balcani. Il governo è in attesa dell’autorizzazione del Mef per la copertura, “1 milione 900 mila euro”. 

“In Libia si rischia il crollo dello Stato”
Il ministro Pinotti ha toccato anche gli altri argomenti caldi della politica internazionale, in primis conflitti in atto tra l’est Europa e in Medio Oriente. In Ucraina la Nato “ha messo in opera alcune misure per incrementare la sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale, in particolare Polonia e Romania. Tale attività vede impegnata la forza della Nato di sorveglianza aerotrasportata, cioè i velivoli radar Awacs. Per assicurare tali operazioni, è necessario provvedere anche alle attività di rifornimento in volo degli aerei, attività che noi supportiamo con un nostro velivolo rifornitore”. Inoltre, ha aggiunto il ministro, “partecipiamo con una fregata alle attività di sorveglianza esercitata in mare dalle Forze navali permanenti dell’Alleanza Atlantica”. 

“Da crisi in Libia rischi gravi per l’Italia”
L’altro fronte che preoccupa le autorità italiane è quello libico. In Libia si rischia “il completo sfaldamento dello Stato, con la perdita totale del controllo del territorio da parte delle legittime autorità, sempre più esposte all’azione di gruppi armati con aspirazioni politiche, di matrice fondamentalista, ovvero dediti alle attività illegali come il traffico di esseri umani”, ha spiegato Pinotti che ha paventato “effetti potenzialmente gravi sulla sicurezza dell’Italia“. La titolare dell Difesa ha sottolineato che l’Italia addestra le forze di sicurezza locali con un massimo di 100 unità, ma – vista la situazione critica – ora ci sono solo poche unità.

Gli altri contingenti: in Palestina, Cipro e Malta
L’Italia mantiene anche una presenza in Palestina, “a Rafah ed Hebron, oltre ad un’attività di addestramento a favore della polizia palestinese, svolta a Gerico. Nel complesso, queste missioni prevedono l’impiego di 29 militari italiani. Altri 7 nostri militari operano, invece, nella Forza dei Caschi Blu che supervisiona il rispetto delle tregue raggiunte dopo i vari conflitti che hanno afflitto la regione, sin dal 1948”. “A Cipro -ha ricordato- nell’ambito delle Forza dell’Onu Unficyp, operiamo con 4 militari. Nel Sinai, la nostra presenza è inserita in una missione attivata per il monitoraggio degli accordi di Camp David fra Israele ed Egitto. Opereremo, anche nel secondo semestre, in media con 75 unità”. “A Malta -ha proseguito Pinotti- è attiva una missione di collaborazione bilaterale, finalizzata a migliorare le capacità locali in alcune specifiche attività, quali ad esempio l’attività di ricerca e soccorso. La nostra presenza media è di 25 militari”.

Afghanistan, dopo 2014 missione contenuta e solo dopo ok di Kabul
Diminuisce, intanto, il personale militare italiano impiegato all’estero. Nel decreto legge di proroga delle missioni internazionali per il secondo semestre dell’anno, si registra complessivamente, rispetto al primo semestre 2014, una diminuzione della consistenza media del personale militare impiegato, da 4.725 a 4.178 unità. In particolare, ha sottolineato Pinotti, “con riferimento alla missione Isaf in Afghanistan, per la quale è stata avviata la fase di ripiegamento del contingente, la riduzione della consistenza media è da 2.250 a 1.500 unità”. “Oltre il 31 dicembre 2014 un’eventuale nuova missione in Afghanistan sarà molto più piccola e potrà concretamente prendere avvio a condizione che si concluda un nuovo accordo” con Kabul “sul proseguimento della missione Isaf” e dopo un passaggio parlamentare, ha spiegato il ministro. “La maggior parte delle risorse dedicate all’Afghanistan – spiega Pinotti – sono state negli anni assorbite da addestramento e sicurezza. Oggi le forze armate afghane sono a pieno organico e supportano la quasi totalità delle operazioni di sicurezza. Prima il pattugliamento era fatto da noi, ora supportiamo il loro. La nostra presenza è stata inoltre caratterizzata da un ampio programma di intervento a favore della società civile, con 1.288 progetti per popolazione della provincia di Herat”. Alcuni numeri: “44 poliambulatori, 105 scuole, tre ponti, 130 km di strade, un carcere femminile e il terminal passeggeri dell’aeroporto di Herat”.

“Marò, Latorre migliora ma la situazione è insostenibile”
Il ministro ha parlato anche dell situazione dei due marò detenuti in India con l’accusa di avere ucciso un pescatore. “Posso rassicurare sul miglioramento” delle condizioni di salute di Massimiliano Latorre, colpito domenica da un’ischemia e trattenuto dalle autorità indiane insieme a Salvatore Girone, ma il malore del fuciliere italiano “dimostra ancor di più che la situazione è insostenibile”. La Pinotti ha spiegato che Latorre “ha avuto una ripresa dell’85% delle sue funzioni e la prossima settimana raggiungerà il 92%”.

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