All’Aca, l’azienda che gestisce l’acquedotto dei Comuni della provincia di Pescara, si macinavano chilometri in autostrada e per viaggi istituzionali. Prendiamo il bilancio del 2009: in un anno l’ex presidente Ezio Di Cristoforo ha ricevuto un rimborso-benzina pari 20.549 euro. Come se avesse percorso 70.400 chilometri complessivi; 200 chilometri al giorno, una volta e mezzo il giro del mondo, per missioni aziendali. O pensiamo all’agosto 2012, quando una fregola improvvisa si impossessa dell’Aca: arrivano, tutto spesato, “7 chili di bistecche e 400 arrosticini”. Esempio tra i tanti di quel “malcostume dei rimborsi relativi a spese di rappresentanza e, in particolare, delle spese di ristoro pressoché sempre superiori a cento euro, con numerosi coperti” scrive il consulente della Procura di Pescara Gianluca Vita.
Nell’estate 2013 l’arresto di Di Cristoforo (area Pd) nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dal pm Annarita Mantini per presunte tangenti e appalti truccati. Adesso viene a galla, da questa relazione sui bilanci, una serie di anomalie e “stranezze contabili”. Il debito dell’Aca ammonta oggi a oltre 120 milioni di euro; erano 80 nel 2008. Nel report di 140 pagine si ipotizza, documenti alla mano, che dal 2009 al 2012 l’Aca sotto la gestione Di Cristoforo abbia prodotto un falso in bilancio di oltre 4 milioni di euro. Una “distrazione erariale” per cui il consulente Vita si appella ora alla Corte dei Conti. Sette gli indagati, tra cui lo stesso ex presidente rimosso nell’autunno 2013. “Tale situazione di dissesto scaturisce da un malgoverno economico e finanziario dell’Ente Gestore nel periodo di direzione dell’indagato Sig. Ezio Di Cristoforo” scrive Vita.
Secondo la relazione, tra l’altro, nel periodo di gestione di Di Cristoforo “i bilanci di esercizio venivano ‘aggiustati’ con politiche di bilancio effettuate ad arte per manifestare un risultato di esercizio positivo, e pertanto un equilibrio economico e anche finanziario che in realtà erano del tutto fittizi – scrive il consulente dei pm – Il danno non è solo d’immagine e, oltretutto, non è solo nei confronti dei privati, utenti finali dell’Aca Spa, ma anche e soprattutto verso i Comuni soci… I bilanci venivano predisposti con il preciso intento di mascherare lo stato di dissesto, così da mascherare le perdite e farle diventare guadagni”.
Secondo Vita, nel 2009 Di Cristoforo, il vicepresidente Giuseppe Di Michele e gli altri amministratori avrebbero provocato un danno all’azienda di 728mila euro, con 50mila euro di “emolumenti non dovuti”, schizzati a quota 200mila euro nel 2012. Ma come avveniva la moltiplicazione dei pani e dei premi? Il consulente prende in esame l’assemblea dei soci del 25 maggio 2010. Nel verbale dalla società incaricata di registrare l’assemblea, non c’è traccia dell’approvazione del “regolamento indennità di risultato degli amministratori”; nel verbale dell’assemblea ci sarebbe eccome, invece, quel regolamento. Per non parlare del boom delle spese legali e dell’uso disinvolto e sistematico di costose consulenze esterne, che nel bilancio del 2011 passano da 358mila a 432mila euro.
Attorno all’Aca si cementa, nel tempo, un vero e proprio gruppo di potere. Scrive il consulente della Procura che il presidente dell’Ato, cioè l’ente controllore dell’azienda, Giorgio D’Ambrosio, “aveva stabilito con il Consiglio di amministrazione dell’Aca e in particolare con il sig. Ezio Di Cristoforo un pactum sceleris che la stampa locale e gli stessi soggetti indagati, nelle intercettazioni telefoniche, definivano il ‘partito dell’acqua’, a danno dell’intera comunità servita dall’Ente Gestore: che ha subito le inefficienze in termini di mancati investimenti, ma che subirà, nei prossimi mesi, gli interventi incrementativi sulla tariffa necessari per poter, almeno come auspicio, risanare la situazione economica e finanziaria dell’Aca Spa”. “L’Aca è stata utilizzata come centro di potere politico, non al servizio del popolo ma personale” aggiunge Vita.
Già, il partito dell’acqua. “Questa Spa dell’acqua è un potentissimo partito politico. Il segretario provinciale uscente del Pd di Pescara, oggi onorevole Tony Castricone, è un dipendente dell’Aca, figlio dell’ex sindaco di Popoli, comune azionista Aca – spiega a ilfattoquotidiano.it Maurizio Acerbo, leader abruzzese di Rifondazione comunista – Mentre l’astro nascente renziano del Pd pescarese, il neo-assessore al commercio Giacomo Cuzzi, è figlio di Gaetano Cuzzi, esponente di lungo corso del partito socialista prima, e dell’acqua poi, nominato, nel 2009, procuratore dell’Aca. Un incarico che non prevede scadenza”. Quello stesso Cuzzi senior che, in una trasferta spagnola col vicepresidente Aca datata marzo 2010, pasteggiava con “2 rombi alla griglia (euro 55,20), un’ostrica allo champagne (euro 24,60), un uovo in camicia (euro 27,20), funghi e carciofi (euro 16,90) e una bottiglia di vino rigorosamente italiano (euro 23,39)”.