Erano oltre 10.000 le persone accorse a Calitri, paese dell’entroterra Irpino, in occasione del concerto di Vinicio Capossela e la Banda della Posta nell’ambito dello “Sponz Fest 2014 – Mi sono sognato il treno“, il festival nato nell’agosto 2013 da un’idea dello stesso Capossela e Giovanni Sparano, finanziato dalla Regione Campania. La frontiera, l’avventura, il cammino, il racconto: erano questi i temi al centro dei dibattiti, dei concerti e delle passeggiate lungo la tratta ferroviaria dismessa Avellino-Rocchetta a cui hanno preso parte anche i giornalisti de Il Fatto Quotidiano, media partner dell’evento, Antonello Caporale ed Enrico Fierro.
Un evento fuori dagli schemi, come solo uno spirito libero e bizzarro come Vinicio Capossela poteva escogitare, dall’alto profilo culturale e che ha la sua migliore risorsa nella spontaneità di quanti lo hanno preparato e di quanti ne hanno preso parte. Un modo originale per tenere vive le tradizioni, mantenere teso quel filo con il passato che in altre parti d’Italia rischia sempre più di essere spezzato, sotto il giogo della globalizzazione, provare le prelibatezze enogastronomiche tipiche del posto e creare un indotto in una zona oramai povera e abbandonata dai più giovani.
Il festival, della durata di undici giorni, è iniziato all’alba del 20 agosto ed è terminato al tramonto del 31: musica, arte, parole, seminari, laboratori per bambini, passeggiate e incontri culinari hanno attraversato i paesi irpini che hanno aderito al progetto promosso dal Comune di Calitri, con la collaborazione dei Comuni di Aquilonia, Andretta, Cairano, Conza Della Campania, Lioni, Monteverde, Morra de Sanctis, Teora. Undici giorni in cui gli abitanti di questi luoghi hanno mostrato ospitalità e collaborazione, aprendo le loro case ai turisti e agli artisti, contribuendo alla riuscita di questo piccolo grande miracolo, se si considera che migliaia di persone di tutte le età sono arrivate da ogni parte d’Italia alla scoperta dei paesaggi e dell’autenticità delle “terre dell’osso” dell’alta Irpinia, riscoprendo un senso di comunità ormai perduto e la bellezza che sta nelle piccole cose. Perché, come dice Vinicio, “è nel piccolo che si nasconde il gigantesco”.
Durante il concerto, Capossela è visibilmente in estasi, mentre danza scomposto sulle note di un sirtaki, imbraccia la chitarra o canta un brano in maniera molto ispirata, su note che ricordano il nostro essere uomini nella grande mareggiata dell’esistenza. Il finale, a sorpresa, è scoppiettante, con i giochi di prestigio del Mago Wonder, le animazioni della mangiafuoco Gogo Amy, i duetti improvvisati di Neri Marcorè, i balli di Sabrina Impacciatore e le gag del tenore Ciccillo di Benedetto, a cui Vinicio dedica la canzone Al veglione.
Il tema dello sposalizio, su cui era stato incentrato la scorsa edizione dello Sponz Fest, è stato affrontato anche quest’anno con il Calitri Sponz Film Fest, primo concorso internazionale di cortometraggi cinematografici sull’unione. Ogni tipo d’unione. Ovviamente soddisfatto il Vinicio CapoBanda, che ha ringraziato le tantissime persone che hanno reso possibile la realizzazione di questa seconda edizione del festival, mettendosi volontariamente a disposizione di un’idea di comunità.
Ecco, verrebbe da dire, anziché i soliti politicanti senza risorse e senza idee, quelli del “con la cultura non si mangia”, incapaci di far fruttare l’enorme patrimonio artistico e culturale a disposizione, quanto ci starebbe bene un Vinicio Capossela sulla poltrona di ministro della Cultura?
Foto di Andrea D’Elia