Il Cavaliere negli ultimi giorni ha sentito più volte Putin perché "a pagare - raccontano dentro Forza Italia - sono gli imprenditori italiani". Così ha mandato a dire a Renzi, attraverso Verdini, che è pronto per una mediazione
E’ un dialogo che oggi è più vivace che mai. Anche ieri Silvio Berlusconi ha sentito telefonicamente l’amico Vladimir Putin per cercare “di scongiurare”, dicono uomini di spessore nell’entourage del Cavaliere, che la crisi ucraina sfoci in una guerra nel cuore dell’Europa di cui “a pagare- sostengono sempre le stesse fonti – sarebbero prima di tutto gli imprenditori italiani, di cui ci sentiamo, in qualche modo, i principali garanti; un embargo ancora più duro verso la Russia di certo manderebbe molte imprese sull’orlo della chiusura”. Sull’Ucraina, in verità, ora soffia finalmente un timido vento di pace. Ma sono solo i primi passi che Berlusconi vuole sfruttare a suo vantaggio. Candidandosi ad ambasciatore di pace in Europa, forte della sua amicizia, “che può considerarsi unica tra i leader europei”, con lo zar Vlad. Di questo, raccontano dentro Forza Italia, avrebbe parlato telefonicamente anche con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, “mettendosi a disposizione del Paese”, dicono i suoi, per dare un aiuto “anche alla giovane e inesperta Lady Pesc Mogherini” nella soluzione della crisi.
Putin e la crisi Ucraina, insomma, usati da Berlusconi come “predellini” per riconquistare una visibilità a livello internazionale che più di altre gli manca da quando “le disgrazie giudiziarie” lo hanno costretto al cono d’ombra. Ora, però, l’occasione è d’oro, secondo lui. E va sfruttata appieno. “Berlusconi – conferma infatti Daniela Santanchè – ha sempre avuto ottimi rapporti con Putin, e il presidente di Forza Italia è molto preoccupato per quello che sta succedendo. Il germe di questo estremismo islamico è già nei nostri Paesi e noi mandiamo i paracadutisti in Ucraina? Se giovedì verranno inasprite le sanzioni contro la Russia, sarà un colpo mortale per le imprese italiane. Ci sono tante ragioni per cui dovremmo essere dalla parte di Putin, e non schierarci in questa maniera”.
Così, per avvalorare questa possibile investitura del Cavaliere ad ambasciatore di pace in Europa, senza dismettere in alcun modo gli abiti di “costituente” della nuova Repubblica che Renzi gli ha gentilmente concesso in barba ad ogni buon senso, ecco che dentro Forza Italia la macchina della propaganda rilancia ancora più in alto. Rispolverando Pratica di Mare 2008, quella che, secondo il Mattinale, il foglio diretto da Renato Brunetta,“fu un successo di Berlusconi statista”. “Troppi politologi e analisti di impronta marxista – si legge sempre nel dispaccio azzurro – riducono la politica a puri rapporti di forza e interessi, Berlusconi invece ha sempre creduto nella forza dell’amicizia e dei rapporti personali, che inducono a riflessioni più aperte e a vedere il bene di tutti. Il suo lavoro da premier è stato soprattutto questo, far incontrare, far ragionare, cogliere il meglio delle persone, e mostrare che hanno un compito di pace per il bene dei loro popoli”.
Chi, insomma, meglio di lui per far ragionare Putin e convincerlo a più miti consigli come accadde per la Georgia proprio nel 2008, quando Berlusconi “scongiurò l’invasione – è la lettura prospettica degli azzurri più fedeli – grazie ai suoi rapporti personali e alla sua amicizia, che ancora oggi è profonda e solida”? Già, chi? Se, insomma, l’Europa si trova oggi in questo guaio, secondo Forza Italia è solo perché “si è considerata la Russia come avversario, se non addirittura un nemico; sbagliato, sbagliatissimo. Renzi riprenda la logica pacificatrice operosa di Berlusconi; l’amicizia e l’evidenza dell’incisività internazionale di Berlusconi indussero Putin a rinunciare all’invasione della Georgia, mentre si trovava a pochi chilometri da Tbilisi (2008), occorre anche in questo caso d’intraprendere una chiara volontà di dialogo”. E Berlusconi è pronto “a fare la sua parte – è ancora la ‘pazza idea’ del Cavaliere – sulla scia di una storia che lo ha consacrato leader indiscusso sul palcoscenico internazionale negli ultimi 20 anni, unico in grado di avviare mediazioni proficue per il processo di pacificazione in Medio Oriente e in Ucraina”.
Aprire a Mosca è, dunque, il suggerimento di Berlusconi e sarà più facile attraverso la sua mediazione, ovviamente. Strategia che ha mandato a dire anche a Renzi, via Verdini, rinnovando la sua pressione perché si eviti un conflitto armato “che sarebbe quanto di peggiore potrebbe capitare alla regione e all’Europa”. Così come il possibile inasprimento delle sanzioni verso la Russia che, secondo il Cavaliere, non sarebbero in grado “di dettare un cambiamento nel conflitto in corso, piuttosto coalizzerebbero i filorussi intorno a Putin”. E, allora, eccolo lì, da Arcore con i telefono in mano (visto che non può lasciare il Paese) pronto a rispolverare la sua nota vena diplomatica, di dialogo, di ulteriore apertura a Mosca: “Renzi riprenda, se ne è capace – ha detto ieri, parlando con i suoi – l’Ostpolitik e la logica pacificatrice operosa che è stata sempre la mia cifra”, proprio come a Pratica di Mare (stavolta siamo nel maggio 2002) quando la Nato strinse una partnership con la Russia nella guerra al terrorismo. Insomma, Silvio Berlusconi vero uomo di pace, vero Mr Pesc, nel nome della sua amicizia con Putin, che non può non essere sfruttata “per favorire la pace in Europa”, perché “il dialogo non deve mai venire meno”. Esattamente come la volontà di Silvio di riacquistare al più presto la visibilità politica perduta. Ovunque.