“Siete per me un Paese importante”, ha detto qualche giorno fa, in un’intervista a Repubblica, Bilal Bosnic, arrestato quest’oggi in Bosnia dalla polizia serba con l’accusa di reclutare jihadisti. Nell’occasione, pur dichiarando di non aver commesso alcun reato, ammetteva che dall’Italia arrivavano finanziamenti per la Jihad, ossia per chi combatte nella guerra santa islamica. Quarantuno anni, dopo essere rientrato, essendovi emigrato, dalla Germania, non ancora ventenne ha iniziato a combattere, kalashnikov in spalla, per l’indipendenza del suo Paese, la Bosnia. Oggi è invece un predicatore, fautore dello Stato islamico, che ha attraversato il nord Italia portandovi la parola di Allah. Tra le sue tappe: Bergamo, Pordenone e Cremona.
Proprio da Cremona è partita la segnalazione diretta al ministero degli Interni: dall’informativa è poi scaturita l’indagine che ha portato al fermo dell’islamista bosniaco. Il nome di Bosnic era già emerso qualche settimana fa nell’inchiesta parta dalla procura di Venezia sulla vicenda di un imbianchino bosniaco, il 37enne Ismar Mesinociv, residente nel Bellunese e morto combattendo contro il regime di Assad. La Procura ha indagato quattro siriani legati ad Abu Omar, l’imam di Milano rapito nel febbraio del 2003 da agenti della Cia.
Gli investigatori cercano di capire se Mesinovic, che nel Nord Italia avrebbe incontrato proprio Bosnic, qui per reclutare Jihadisti, almeno secondo l’accusa, sia stato convinto dai quattro a unirsi alla causa fondamentalista. “E’ un dovere di ogni buon islamico essere in qualche modo nella Jihad, combattendo, aiutando, dando assistenza, finanziando”. Il suo ruolo è sempre stato quello di parlare ai giovani e di informarli di cosa “sta accadendo nei nostri territori, al di là delle bugie dei mezzi di informazione”.
Giustificò poi la decapitazione del reporter statunitense James Foley: “Era una spia, questo è noto. Nell’Islam è accettabile uccidere un prigioniero se in qualche maniera questo può far paura al nemico. Capisco, sembra atroce, ma stiamo combattendo una guerra”. Un video su youtube, pubblicato dall’utente Studio Islam Italia, dal titolo che lascia spazio a pochi equivoci (“Adhan Bilal Bosnic Masjid Cremona Italia”. Tradotto: “La chiamata alla preghiera di Bilal Bosnic a Cremona, in Italia”) certifica la presenza in città del predicatore. Anche se, come detto dagli investigatori, si sarebbe trattato davvero solo di una chiamata alla preghiera. Niente di più. Oggi, però, è arrivato l’arresto.