Lui ha 45 anni, 44 lei, vengono dalla provincia di Firenze: al reparto maternità dell’ospedale Careggi, la prima coppia uscita dalla visita per iniziare il processo di fecondazione eterologa sorride e parla con l’Ansa: “Abbiamo tanta voglia di diventare genitori, questa è la nostra occasione”. In lista dopo di loro ci sono quasi 200 coppie e l’agenda degli appuntamenti è piena nel principale ospedale pubblico della Toscana, la regione che per prima si è dotata di una delibera sulla eterologa. “Prevediamo di effettuare il primo intervento di fecondazione eterologa entro due mesi”. Così Monica Calamai, direttore generale della Azienda ospedaliera universitaria di Careggi: “I tempi di attesa per l’intervento sono legati agli accertamenti diagnostici necessari”. “Il processo della fecondazione eterologa si inserisce in una situazione di attenzione particolare da parte della Regione – aggiunge – si tratta di una rivoluzione di coppia perché le scelte di questo tipo non sono mai individuali ma nascono da una sintesi tra i partner”.
La coppia si è presentata stamani mezz’ora prima dell’appuntamento. Un po’ disorientati ed emozionati, hanno chiesto indicazioni su come raggiungere il primo piano di maternità, dove hanno sede gli ambulatori di fisiopatologia della riproduzione. Dopo una prima coda per l’accettazione, finalmente la visita con i medici: “Ci hanno fatto una visita, prelevato il sangue e sottoposto a una lunga serie di domande”. Solo in seguito sapranno se ci sarà da pagare un ticket, sul quale la Regione sta decidendo. “Quando abbiamo saputo che in Toscana, vicino a casa nostra, c’era questa possibilità, per noi è stata una liberazione”. E così è partito anche il passaparola tra gli amici nella loro stessa situazione: “Anche la seconda coppia in lista stamani è toscana, sono dei nostri amici nella nostra stessa situazione” spiega lei. Ora non resta che sperare che tutto vada bene: “Faremo gli esami, poi ci richiameranno loro, torneremo per una seconda visita tra un circa un mese”. Per la coppia non si tratta della prima volta: “Abbiamo già fatto due tentativi di fecondazione omologa, purtroppo senza successo”, raccontano i due, che nell’ospedale di Careggi si gioca la sua ultima speranza. Una possibilità a cui, se fossero dovuti andare fuori dall’Italia, avrebbero dovuto rinunciare: “Prima avevamo pensato anche a un viaggio all’estero, ma è troppo costoso, non possiamo affrontarlo”, dice lei.