NTV, che con i treni Italo fa concorrenza a Trenitalia nell’Alta Velocità (unico caso in Europa), è in gravi difficoltà finanziarie, e ha scritto una lettera aperta al presidente del consiglio e ai viaggiatori, pubblicandola come pagina pubblicitaria su molti giornali. Lamenta gravi mancanze della politica, su molte delle quali si può essere d’accordo, su altre meno. Ma, nella sostanza, probabilmente ha ragione a chiedere l’intervento pubblico, di solito catastrofico nei trasporti (si pensi al caso Alitalia). Vediamo perché.
Nel punto uno della lettera NTV lamenta generiche “azioni anticoncorrenziali” senza specificare chi le ha fatte. Lo Stato o Trenitalia? Troppo generico.
Nel punto due specifica: la politica è collusa col monopolio. Sacrosanto, la politica continua a difendere a spada tratta il “suo” monopolista, che mantiene il controllo del 90 % del mercato.
Nel punto tre lamenta pedaggi altissimi per usare i binari, e che deve pagare al concorrente. Qui ha torto sull’altezza dei pedaggi, che anche il concorrente paga, e che non remunerano se non in piccolissima parte gli investimenti, che rimangono a carico dei contribuenti, al contrario che per le autostrade. Ha invece mille ragioni sul fatto che gli tocca versarli al suo concorrente, anche se formalmente per la rete ferroviaria (RFI), cioè ad una gestione separata del gruppo FS.
Lo stesso accade per il punto quattro, in cui lamenta l’aumento delle tariffe elettriche, aumento che colpisce anche l’AV di Trenitalia (se l’aumento ci sara’).
Sacrosanto ma generico il punto cinque: loro sono privati, Trenitalia è al 100% pubblica. Dovevano specificare che Trenitalia non può (politicamente) fallire, ha sussidi per molti altri servizi, opera in un contesto di fatto monopolistico, con grandissime economie di scala, e che di certo i sindacati, per ottimi loro motivi, non amano la concorrenza, e sono presenti in tutti i servizi di cui NTV deve avvalersi (rete, stazioni, manovre ecc.).
Il punto sei è oscuro: la concorrenza nell’Alta Velocità giova all’immagine internazionale dell’Italia. Vero, ma non è merito di NTV, ma di quella timida apertura alla concorrenza che per una volta lo Stato ha fatto.
Il penultimo punto riguarda la qualità dei servizi offerti da NTV. Vero, ma irrilevante: a valutare la qualità dei servizi ci pensa il mercato, come per i prezzi.
L’ultimo riguarda l’impegno passato degli investitori di NTV, e forse quello futuro. Bene, grazie, ma non molto rilevante nella polemica sollevata.
Il punto di base per cui la lettera di NTV va sostenuta e difesa è che il suo ingresso ha giovato grandemente a tutti i viaggiatori AV italiani, che è l’unico aspetto che deve interessare la politica: si stima che l’avvento della concorrenza abbia ridotto sostanzialmente le tariffe, e migliorato sostanzialmente l’offerta di servizi, anche per i viaggiatori di Trenitalia. E’ il pungolo della concorrenza, che ha agito anche se la politica ha consentito che un “nano” privato concorresse contro un gigante pubblico ipersussidiato, e con enormi economia di scopo e di scala. Una lotta impari. Poi si ha un bel dire che NTV era sottocapitalizzata ecc., anche se è probabilmente vero. Chi ha capitalizzato Trenitalia, se non la mano pubblica?
Certamente gli investitori di NTV sono stati anche sfortunati, data la crisi che è sopravvenuta, ma questa ha colpito anche il suo concorrente, che tuttavia non può fallire. Più verosimilmente, gli investitori hanno incautamente scommesso che lo Stato italiano fosse moderno, e continuasse a liberalizzare il settore a beneficio degli utenti e dei contribuenti. Certo, hanno sbagliato scommessa, con danni per tutti noi se dovessero fallire. Ma comunque finisca, se lo Stato italiano non interviene a rendere le condizioni dei concorrenti ragionevolmente simili (è lui il padrone e il creatore del monopolista), tutti dovranno ringraziare NTV per averci ridotto le tariffe, perdendoci magari molti soldi, e non certo per loro buon cuore, ma per aver puntato su una promessa implicita della continuità di un comportamento pro-concorrenziale, che invece si è subito arrestato.