Si terrà dal 5 al 7 settembre a Chieti: 30 stand a tema, corsi di cucina, 12 cooking-show. Ospite d'onore sarà lo chef Rubio, l'ex giocatore di rugby diventato un cuoco-star televisivo con "Unti e bisunti"
Anche il centrosud d’Italia ha la sua prima Expo dedicata al mondo del Gluten Free. Si intitola Zero Glutine, la Fiera che si svolgerà da oggi 5 settembre fino a domenica 7 al Foro Boario di Chieti Scalo, in Abruzzo. La manifestazione, organizzata dalla Confcommercio di Chieti in collaborazione con l’Aic (Associazione italiana celiaci) Abruzzo, da un’idea di Gianmarco Pescara, farà incontrare gli operatori del comparto alimentare e dietologico del senza glutine e, naturalmente, i celiaci. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze, anche sociali, di questa malattia. Ci saranno 30 stand a tema, con espositori provenienti da tutta la penisola; corsi di cucina e 12 cooking-show totalmente liberati dalla “tirannia” del glutine; convegni che parleranno di “produzione a filiera corta”, “I semi antichi e le intolleranze alimentari”, “La celiachia vista in un tweet”, “La dieta: aspetti nutrizionali e legislativi”, “Aspetti psicologici della celiachia: il dialogo mente-corpo”, “Verso un turismo esperienziale”.
E inoltre laboratori di pasta fresca, 11 concerti serali di indie-rock e pop e la partecipazione di chef stellati come Giuseppe Tinari e Nicola Fossaceca, e poi Marco Scaglione e Marcello Ferrarini e il maestro pasticciere Fabrizio Camplone. Ospite d’onore, chef Rubio, “l’anti-Cracco”, stella del programma di culto Unti e bisunti, su D-Max. Di mattina son previste anche visite guidate per la città di Chieti, antica Teate romana. “Allerteremo alberghi, ristoranti, bar, forni, pizzerie, pasticcerie, distributori automatici e gelaterie: i menu senza glutine sono oggi imprescindibili” spiega la presidente della Confcommercio di Chieti, Marisa Tiberio.
La celiachia è l’intolleranza permanente al glutine, una sostanza proteica presente soprattutto nell’avena, nel frumento, nel farro, nel grano Kamut, nell’orzo e nella segale: si tratta di una malattia che colpisce una fetta sempre più consistente della popolazione italiana. Si calcola che sia affetto da celiachia un italiano su 100. Ogni anno vengono effettuate 10mila nuove diagnosi con un incremento annuo di circa il 10%. Basta girare nelle corsie di un supermercato, dove aumentano i reparti dedicati (più costosi della media), o spulciare i menù di un ristorante à la page, per rendersi conto di quanto sia esteso il problema. E ormai anche il cibo per eccellenza “vietato” ai celiaci, la pizza, è disponibile nella versione gluten free. Il regime alimentare per i celiaci deve essere ferreo e permanente, pena conseguenze anche gravi: anche un minuscolo sedimento di glutine può essere deleterio. Per curare la celiachia, è necessario sradicare dal proprio regime alimentare alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza. Questa dieta è rigorosa ma potenzialmente fantasiosa, tant’è che viene adottata anche da chi non è colpito dalla malattia, ed è l’unica terapia capace di assicurare al celiaco un perfetto stato di salute.
A livello normativo, i malati di celiachia fanno riferimento alla legge quadro del 4 luglio del 2005, che ha colmato un vuoto quarantennale e la riconosce come malattia sociale. Ogni anni il Ministero della salute presenta una relazione al Parlamento, che ha l’obiettivo di fornire indicazioni e aggiornamenti scientifici sulla celiachia. Un regolamento europeo del 2009, entrato in vigore nel 2012, fissa i criteri di composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine: da allora, tutti i prodotti commercializzati nell’Unione Europa con la dicitura “senza glutine-gluten free” osservano il limite dei 20 ppm di glutine, per potere essere consumati con tranquillità dai celiaci. E dopo iniziali resistenze si è adeguata pure la chiesa cattolica: fino al 2002, perché l’eucaristia fosse valida il pane doveva essere rigorosamente di grano, poi la Congregazione per la dottrina della fede ha decretato la legittimità anche delle ostie a basso contenuto di glutine.