Ho conosciuto Miriam Mafai per via di sua figlia Sara, giornalista anch’essa e buona amica. Parto dalla fine: non ho mai (più) incontrato una persona intellettualmente libera come Miriam (lei mi concederà la confidenza del nome proprio), non ho mai più incontrato una persona divertente come lei – quella sua risata liberatoria eppure serena sulle magagne della politica era un autentico balsamo – non ho mai più incontrato una persona che, come lei, sapesse sfidare quel terribile “politicamente corretto” della sinistra, non ho mai più incontrato una persona che, come lei, avesse il coraggio di ribellarsi ai luoghi comuni, alle correnti dominanti, a “certe” missioni giornalisticamente salvifiche, anche all’interno del suo storico giornale, che è stato La Repubblica.
Tutto questo per dire che mi manca immensamente. Non ne ho scritto in morte perché mi sarei sentito inadeguato. E lei, sul mio povero scritto, ci avrebbe fatto – appunto – una risata delle sue. Ma adesso che sono passati più di due anni e lei si diverte e si indigna da qualche altra parte, cerco di farlo con un minimo di decoro.
Accidenti se Miriam era una donna di sinistra. Inequivocabilmente. Lo dico senza enfasi per reintrodurre il discorso sulla “militanza” che abbiamo fatto pochi giorni fa a proposito della prima intervista di Massimo Giannini da conduttore di Ballarò. Il quale rivendicava la sua “militanza giornalistica”. Ecco, Miriam Mafai è stata tutta una vita da una certa parte eppure mai nessuno avrebbe potuto dire, anche un solo istante, un frammento, una particella, che lei fosse ma non dico organica, ché già sarebbe una bestemmia, e nemmeno contigua, altra bestemmia senza pari, ma semplicemente “vicina” a certe posizioni politiche solo perché militante. La forza di Miriam era quella di lasciarsi sempre uno spazio di manovra e di libertà, non era possibile ingabbiarla, qualche illuso che credeva di poterne gestire gli umori in virtù, appunto, di una comune militanza, doveva battere pesantemente in ritirata se a lei, in realtà, i conti non tornavano.
Miriam Mafai è il giornalista che non si trova più. Uso il tempo presente perché è qui. Quello che sapeva sorprenderti nelle pagine del tuo giornale preferito, che pur essendo dalla stessa parte (politica), magari ti portava da un’altra parte (sociale).
Mi manca immensamente adesso che (il giornalismo) è tutta una melassa indistinta.