Cronaca

Palermo, Arcigay querela il consigliere Figuccia che definì “malati” gli omosessuali

L'esponente di Movimento per l'autonomia, intervistato da ilfattoquotidiano.it, aveva detto che i motivi dell’omosessualità dipendono dall'aver assistito a violenze sessuali o subito da bambini abusi da parte dei pedofili. Ora l'Arcigay lo denuncia per diffamazione mezzo stampa

L’Arcigay di Palermo ha querelato il consigliere comunale Angelo Figuccia, esponente di Movimento per l’autonomia, per le dichiarazioni fatte il 26 agosto in un’intervista a ilfattoquotidiano.it. Figuccia aveva detto che “i motivi dell’omosessualità vengono da traumi psicologici”. Il 7 agosto il consiglio comunale di Palermo ha approvato una mozione di Figuccia, definita “urgente”, in cui l’esponente di Mpa chiedeva di poter celebrare la Festa della famiglia naturale in risposta al Gay Pride che il capoluogo siciliano ha ospitato lo scorso giugno. “Dio ci punirà”, aveva detto il consigliere, “lo dimostra anche l’Arca di Noè”. La festa è stata approvata dalla giunta palermitana con 30 sì su 34. Figuccia non aveva digerito che il sindaco di Palermo Leoluca Orlando avesse varato il registro delle unioni civili e, messa in calendario la contro-festa, aveva rilanciato dichiarando: “Sì, la scienza ha detto che [l’omosessualità] non è una malattia. Ma quante volte la scienza ha sbagliato?” 

L’Arcigay di Palermo, tramite l’avvocato dell’associazione Marco Carnabuci, ha spiegato che il reato ipotizzabile è la diffamazione a mezzo stampa. Luigi Carollo, presidente dell’associazione omosessuale ‘Articolo Tre’ di Palermo aveva commentato le uscite di Figuccia dicendo che la sua “ossessione è il Pride: nessuno di noi è contrario alla giornata della famiglia naturale, mentre lui intende questa giornata come un baluardo contro il Pride. Il nodo importante però è che la mozione è stata votata da 30 consiglieri comunali su 34 presenti, molti dei quali appena un anno fa si erano espressi per la nascita del registro delle unioni civili: la città in pratica ha fatto un enorme passo indietro”. 

Figuccia non si era limitato al riferimento all’Arca di Noè. “Io sono l’ultimo giapponese che crede nell’Antico Testamento”, aveva detto, “è già scritto tutto lì: Sodoma, Gomorra, Babele. Se un giorno dovesse tornare il giudizio di Dio chi si è reso colpevole di queste cose non potrà salire sull’arca di Noè”.