Il presidente Uhuru Kenyatta ha voluto compiere un gesto eclatante in un Paese dove il problema della droga è in crescita. Per l'Onu negli ultimi anni il porto di Mombasa è diventato un crocevia per il traffico dall’Afghanistan
Una serie di esplosioni a bordo di una nave, poi una colonna di fumo alta 200 metri si è sollevata dalle acque distanti poco più di 30 chilometri dalle coste di Mombasa in Kenya. Mentre i rottami si inabissavano tre elicotteri volteggiavano sul relitto. La scena vista dagli abitanti di questa città sembra tratta da un film. Ma non c’erano luci sceniche ne finzione e l’unico regista dell’evento è stato il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta che ha assistito alla distruzione compiaciuto. A bordo di quella nave c’erano 378 chili di eroina che sul mercato avrebbero fruttato oltre 20 milioni di dollari. Ma per il governo non bastava distruggere la droga, il presidente ha voluto mandare con le bombe un messaggio diretto ai trafficanti. “Vogliamo che sappiano che non permetteremo ai baroni della droga di fare ciò che gli pare nel nostro territorio e di distruggere il futuro dei nostri figli”, ha dichiarato Kenyatta.
Un messaggio probabilmente diretto anche a funzionari dello stato che con la loro corruzione permettono agli stupefacenti di transitare nel Paese. Secondo quanto scrive l’Unodc, l’ufficio Onu responsabile per droga e criminalità, nel suo ultimo rapporto (leggi) negli ultimi anni il porto di Mombasa è diventato un crocevia per il traffico dell’eroina dall’Afghanistan. “Al contrario di quanto è avvenuto dal 2000 al 2011 – scrivono gli analisti – quando i paesi dell’Africa raramente venivano indicati come paesi di provenienza della droga in Europa, oggi la tendenza è cambiata. Fra i sequestri di eroina avvenuti negli aeroporti europei il Kenya è il terzo paese di provenienza dopo Pakistan e Turchia e l’Italia in particolare sembra colpita da questi flussi in maniera significativa”.
Secondo l’Onu oltre al Kenya i paesi più colpiti dal traffico sono l’Etiopia e la Tanzania. L’aumento dei voli internazionali da Addis Abeba e Nairobi e l’incremento di navi dei porti di Mombasa e Dar er Salaam, fra le motivazioni che hanno spostato gli occhi dei signori della droga in East Africa. Ma non c’è solo questo. Con la classe media che aumenta in molti paesi africani i trafficanti hanno fiutato l’affare e considerano l’East Africa e parte del continente un mercato su cui puntare. Per non parlare della corruzione. Clamoroso il caso di un trafficante proveniente dal Kenya e fermato all’aeroporto londinese di Heatrow con un trolley che conteneva 9 chili di cocaina. Nient’altro. La diplomazia inglese all’epoca si chiese come fu possibile viaggiare con un bagaglio a mano colmo di stupefacenti, senza inevitabilmente oliare i controlli all’aeroporto Kenyatta di Nairobi.
Negli ultimi anni la comunità internazionale ha chiesto di fare di più contro la corruzione in particolare per prevenire il traffico di droga. Il Kenya ha risposto creando una commissione governativa anticorruzione che negli ultimi anni ha ricevuto migliaia di segnalazioni ma il fenomeno è ancora dilagante. L’Interpol nei giorni scorsi su richiesta del governo ha inviato all’esecutivo dati riservati riguardanti il traffico di droga. In particolare quelli di 8 pachistani responsabili dell’invio di grossi carichi, coinvolti probabilmente anche nella spedizione intercettata a bordo della Mv Al Noor, la nave sequestrata e fatta saltare in aria dal governo. La nave era partita dal Pakistan e dopo una sosta a Mogadiscio era ripartita alla volta di Mombasa. Le squadre antidroga dopo una segnalazione hanno trovato l’eroina nascosta nel serbatoio della nave.
Nei giorni precedenti e seguenti all’esplosione programmata ci sono state svariate polemiche sulla decisione del governo. Diversi giudici avevano sentenziato che la droga si poteva distruggere perché di proprietà dello stato, la nave no. Di fatto, non era stato ancora accertato chi ne fosse il proprietario e se fosse stata rubata. Ma il presidente non ha voluto sentire ragioni e ha organizzato ugualmente il suo spettacolo pirotecnico affondando nave, droga e polemiche a 300 metri sotto il mare.
di Antonella Palmieri