300 euro in libri, almeno altrettanti tra cancelleria e attrezzature per un totale di 650 euro. Tanto costa mandare un ragazzino in una prima media statale. Più o meno la cifra è la stessa anche per affrontare una prima liceo, una prima di un istituto tecnico, un po’ meno per la prima di una scuola professionale. Se poi si contano i “contributi volontari”, le spese di trasporto e quelle per la mensa, in alcuni casi il costo annuale sale fino a superare i 2 mila euro, con differenze sostanziali tra comune e comune, città e provincia.

LA PROVA DEL FATTOQUOTIDIANO.IT
Abbiamo simulato l’acquisto di una serie di corredi completi per scuole pubbliche di diverso ordine e grado, il tutto stando comodamente e rigorosamente seduti davanti al pc. Oggi in rete si trova di tutto, dalla gomma al libro di testo, dallo zaino al vocabolario e si riceve tutto all’indirizzo di casa, risparmiando tempo e tensione. Oltre ai grandi portali generalisti (come Amazon) e alle librerie specializzate (il Libraccio, Ibs), la rete offre decine di cartolerie. Tra i vari siti esistono differenze di prezzo dettate principalmente dalle scontistiche, dai costi di spedizione e dalle quantità minime ordinabili. Anche se le differenze spesso non sono significative, vale comunque la pena fare un clic in più per verificare chi propone la lista della spesa a prezzo più contenuto.

LA PRIMA ELEMENTARE
E’ il meno costoso degli esordi scolastici. I libri di testo sono forniti gratuitamente alle famiglie come previsto dalla legge. Gli unici costi sono quelli delle attrezzature (zaino, grembiule, ecc) e della cancelleria. Abbiamo contato una fornitura standard che comprende una cartella (50 euro), un astuccio (20 euro), un kit di penne cancellabili (blu, rossa e verde) con relative ricariche per tutto l’anno (58 euro), 24 pennarelli e 24 pastelli colorati (20 euro), quadernoni a righe e a quadretti con relative copertine (24 euro), forbice a punta arrotondata, gomma e matita (3 euro) un grembiule (15 euro) e una fornitura annuale di colle stik (20 euro). Il tutto per un totale di 210 euro. Ovviamente abbiamo fatto conto di dover acquistare tutto e subito, senza contare su provvidenziali lasciti di fratelli maggiori, cugini o amichetti.    

LA PRIMA MEDIA
Nella nostra simulazione abbiamo acquistato il materiale consigliato dai docenti di una prima media di un paese lombardo, considerando di dover acquistare tutto il necessario. La lista è lunga, assomiglia a quelle proposte da tutte le altre scuole secondarie di primo grado in Italia, si compone di 13 libri di testo, 3 vocabolari (italiano, inglese e seconda lingua straniera), uno zaino (di marca), due astucci a tasca (uno è troppo piccolo per contenere tutto il necessario), una valigetta rigida per il materiale di arte e di educazione tecnica, riga, righello, squadre grandi e piccole, album da disegno, quaderni, fogli e raccoglitori ad anelli per ciascuna materia, gomme, colle, matite (HB e 2H), penne nere, blu e rosse, compasso, calcolatrice, temperino, diario, forbice, flauto, 24 pastelli colorati e 24 pennarelli. Il conto alla fine somma a 650 euro, centesimo più centesimo meno. La spesa è così ripartita: 270-300 euro per i libri di testo, 180-200 euro per la cancelleria, 160-180 euro per zaino, diario, astuccio, vocabolari e cartellette. Una spesa, quest’ultima, che viene affrontata una sola volta per ogni ciclo scolastico. In questo modo l’investimento per affrontare la seconda e la terza media risulta infatti inferiore.

LA PRIMA SUPERIORE
Anche se si potrebbe pensare ad un’impennata dei prezzi per le scuole superiori, il costo dei libri per una prima (liceo o istituto tecnico) si aggira sempre attorno ai 330 euro, qualcosa in meno per l’istituto professionale (260 euro il costo medio rilevato). I costi per la cancelleria e le attrezzature sono diversamente distribuiti a seconda del tipo di scuola, ma la cifra prevista per un approvvigionamento annuale assomiglia a quella prevista per le scuole medie.

CARO LIBRI, LEGGE IGNORATA
Il costo dei libri di testo viene regolato per legge. Di anno in anno il ministero dell’Istruzione fissa delle linee guida cui i consigli di classe devono attenersi prima di completare l’elenco dei libri da acquistare. Ma non sempre il tetto fissato per legge viene rispettato. Per l’anno scolastico 2014/2015 il limite di spesa definito per le classi prime della scuola secondaria di primo grado, quelli delle prime e delle terze della scuola secondaria di secondo grado è stato ridotto del 10% rispetto ai tetti fissati per l’anno scolastico 2012/2013. Quindi per la prima media il tetto passa (o dovrebbe passare) dai 294 euro a 264,60. Per una prima liceo il limite di legge passa da 320 a 288 euro, per un istituto tecnico da 304 a 273,60 e per un istituto professionale da 274 a 246,60. Va detto che i consigli di classe possono sforare il tetto del 10% motivando la scelta dei testi con una relazione dettagliata.

La realtà dei fatti racconta di spese spesso superiori. Se per i licei con la nostra simulazione abbiamo verificato un sostanziale rispetto delle indicazioni ministeriali (si spendono mediamente 320 euro a Milano, 295 a Roma, 290 a Palermo), è negli istituti tecnici che si ‘sgarra’ maggiormente. Negli istituti per il turismo, ad esempio, le regole si rispettano solo a Milano, dove si spendono 302 euro, mentre a Roma e Palermo il conto della libreria ammonta a 350 e 377 euro. Stessa questione per un istituto professionale: 234 euro a Milano, 288 a Roma e 329 a Palermo.

COSTI ACCESSORI
Ai costi dei libri e delle attrezzature vanno spesso aggiunti i contributi volontari, che tanto volontari non sono. Un numero crescente di scuole chiedono alle famiglie un contributo ad inizio anno per affrontare le spese di cancelleria e rimpinguare i bilanci sempre più magri. Soldi che si pagano assieme all’assicurazione o alle tasse scolastiche. Si va da pochi euro fino a diverse decine (nei casi delle scuole primarie e secondarie di primo grado), anche oltre 150 euro per un istituto superiore o un liceo. Difficile fare una mappa dettagliata di questi costi perché vengono gestiti direttamente dalle segreterie degli istituti. Al conteggio vanno poi aggiunti i costi delle gite di istruzione e progetti extracurricolari che sempre più spesso non riescono ad essere coperti dai piani per il diritto allo studio, soprattutto nei piccoli comuni. Fuori dal paniere de ilfattoquotidiano.it anche l’acquisto di un computer (che viene caldeggiato da un numero crescente di insegnanti già alle scuole medie) e di un paio di scarpe da ginnastica (dedicate alle lezioni di educazione motoria). 

TRASPORTI
Per chi non vive a due passi dalla scuola e non ha la fortuna di poter tornare a pranzo a casa, bisogna considerare anche i costi del trasporto e della refezione scolastica. Anche in questo caso i prezzi cambiano di molto da nord a sud e tra città e provincia. L’abbonamento per il trasporto urbano prevede tariffe agevolate per studenti. A Milano Atm propone l’abbonamento annuale a 200 euro e il mensile a 22 euro. A Roma l’abbonamento studenti annuale dell’Atac varia da 130 e 150 euro a seconda del reddito familiare, 18 euro il mensile. L’Amat di Palermo propone un abbonamento annuale a 150 euro e un mensile a 15 euro. Costa decisamente di più viaggiare in aree extraurbane. In provincia spesso per raggiungere scuole medie e superiori bisogna spostarsi nei comuni limitrofi. Alcune regioni propongono soluzioni di trasporto integrato con abbonamenti validi sull’intero territorio provinciale (da 72 a 83 euro mensili in Lombardia), altre regioni propongono forti sconti per giovani under 30 e famiglie disagiate (sconti che vanno dal 50% al 90% nel Lazio, con abbonamenti mensili da 24,50 a 108 euro a seconda delle distanze coperte) 

MENSE SCOLASTICHE
Prezzi e tariffe variano da comune a comune, a seconda del gestore del servizio, del tipo di appalto e della frequenza. Alcuni comuni propongono una soluzione ‘a consumo‘ con l’utilizzo di tessere ricaricabili con tariffe variabili a seconda del reddito familiare. Alcuni comuni prevedono anche fasce di esenzione totale, oltre a sconti alle famiglie per il secondo e il terzo figlio o tariffe agevolate per situazioni particolari. Così il prezzo del singolo buono pasto varia da 50 centesimi a 6 euro. A Milano i costi sono divisi per fasce di reddito, con esenzione totale con Isee inferiore a 2000 euro e si va dai 240 ai 680 euro annui. A Roma si arriva alla stessa cifra considerando che le tariffe per le mense comunali vanno da 30 a 80 euro al mese a seconda delle fasce Isee, con una fascia di esenzione totale più ampia: non si paga sotto i 5165 euro di reddito Isee. A Palermo non c’è esenzione, la tariffa per chi dichiara redditi Isee inferiori a 5 mila euro è di 10 euro per 20 pasti, mentre la tariffa massima è di 145 euro per 20 pasti

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