“A Ferrara nessun agente di polizia è affetto da tubercolosi”. È una smentita quella che arriva dal dipartimento di sanità pubblica dell’Azienda sanitaria estense. Per voce del suo direttore, il dottor Giuseppe Cosenza, si viene a sapere che uno dei tre casi di “tubercolosi conclamata” denunciati dal sindacato di polizia del Consap, e ripreso dal blog di Beppe Grillo, è in realtà un falso allarme. La notizia era stata ripresa anche dal sindacato del Sap, secondo il quale l’agente in questione aveva contratto la tbc mentre operava al servizio fotosegnaletica, entrando in contatto con un migrante richiedente asilo mentre era in attesa di giudizio davanti alla Commissione territoriale.
Eppure proprio dalla polizia e dal medico della polizia non è prevenuta alcuna segnalazione in questo senso. “Non risulta nulla – conferma Cosenza -. La situazione è ferma a quanto abbiamo già avuto modo di spiegare a luglio”. A luglio i sindacati di polizia annunciarono in una conferenza stampa congiunta la presenza di due casi di tbc tra i colleghi. Anche quella volta l’azienda sanitaria fu costretta a smentire la notizia. Ad oggi, fa sapere il dipartimento di sanità pubblica, c’è stato nella provincia estense un solo caso di un agente positivo al test Mantoux. “Il che significa – prosegue il medico – che il soggetto in questione è venuto a contatto con il bacillo di Koch, l’agente responsabile della patologia. E il suo sistema immunitario ha reagito debellandolo. Non significa assolutamente che ci sia una malattia in corso”.
Il direttore del dipartimento chiarisce anche un altro punto, quello dei controlli medici alle frontiere, che forse che ha destato il maggior allarmismo, tanto da far scendere in campo Medici senza frontiere. “Gli immigrati sono stati sottoposti a controllo clinico-radiologico volto a escludere la presenza della malattia e a Ferrara abbiamo avuto esito negativo per tutti”. Quanto all’insorgere della fobia da contagio, Cosenza invita a non creare panico inutile: “la Tbc è una malattia con bassa capacità infettiva che si trasmette prevalentemente per via aerea e il contagio avviene in situazioni particolari, come condizioni di igiene non buone, luoghi chiusi, magari affollati e presenza di persone ammalate di tubercolosi, non certo scattando delle fotografie”.