Non è una conferma. E neanche una smentita. Ma di certo c’è che l’ad Fiat Sergio Marchionne ha di fatto scaricato Luca Cordero di Montezemolo. Con queste parole, dette a margine del workshop Ambrosetti di Cernobbio: “Il cambio al vertice di Ferrari? Non è in agenda. Ma certo è che tutti sono necessari e nessuno è indispensabile”. Tradotto: Montezemolo è con un piede fuori da Maranello. La vicenda è nota. Da qualche tempo negli ambienti vicini alla casa automobilistica circola l’indiscrezione che vorrebbe il presidente vicino all’addio. Per andare dove? Sulla poltrona più importante della nascente compagnia Alitalia-Etihad. Chi al suo posto al volante della rossa? Marchionne in pole, neanche a dirlo, seguito in seconda fila da John Elkann


Video di Franz Baraggino

Una voce e niente più, peraltro smentita dal diretto interessato. “Ho dato, a marzo, la mia disponibilità per altri tre anni, agli azionisti e soprattutto alla gente che ama la Ferrari, a cui sono molto legato” ha detto Montezemolo, definendo un “polverone eccessivo” le notizie sul suo conto. Ma con il trascorrere dei giorni il retroscena è finito sulle pagine di Corriere della Sera e Gazzetta dello sport (gruppo Rcs, quello che ha nella famiglia Agnelli azionisti di un certo peso) e, da qui, sui taccuini dei cronisti presenti a Cernobbio. Che hanno chiesto all’ad un parere sulla vicenda. E il retroscena è diventata notizia. Perché Marchionne non solo ha detto che nessuno è indispensabile, ma ha anche motivato la sua presa di posizione chiarendo i contorni del messaggio. “I risultati economici di Montezemolo sono molti buoni – ha detto Marchionne – ma nel caso della Ferrari un manager deve essere valutato anche per i risultati sportivi: sono sei anni che non vinciamo, abbiamo i migliori piloti del mondo e non possiamo partire tra il settimo e il tredicesimo posto”. Interpretazione univoca: se dipendesse dal manager italo-canadese, Luca Cordero di Montezemolo sarebbe già fuori. 

E non solo i modi, ma anche i tempi del Marchionne-pensiero devono far riflettere. L’ad Fiat, del resto, ha scaricato il presidente della Ferrari durante l’ennesimo week end da dimenticare per la casa di Maranello, per giunta in un luogo simbolo della velocità made in Italy come l’autodromo di Monza. Nel Gp d’Italia, infatti, Alonso partiva settimo e Raikkonen tredicesimo. Il risultato modesto nelle qualifiche, poi, è diventato disastroso in gara, perché mentre Marchionne bocciava la gestione Montezemolo, il campione spagnolo era costretto al ritiro per problemi tecnici a neanche metà della gara vinta da Hamilton (secondo Rosberg, terzo Massa, nono Raikkonen). Una casualità ovviamente, ma che la dice assai lunga sulla stagione davvero deludente della rossa, come testimoniato tra l’altro dal siluramento di Stefano Domenicali (dimessosi ad aprile: al suo posto Mattiacci) e, più recentemente, dall’intemerata di Niki Lauda e del suo indimenticabile “quest’anno la Ferrari ha fatto una macchina di merda”. Seguirono le scusa ufficiali dell’ex idolo, ma il suo pensiero è rimasto scolpito sull’anno della rossa e nella testa dei tifosi. Che, inutile nasconderlo, la pensano esattamente come Lauda.

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