In un'intervista alla Nbc il presidente degli Stati Uniti ha annunciato che mercoledì presenterà il suo piano di azione della coalizione internazionale di cui farà parte anche l'Italia, dopo aver incontrato i leader del Congresso alla Casa Bianca. I raid, intanto, continuano: il Pentagono ha aperto un nuovo fronte nel loro intervento aereo in Iraq, effettuando una serie di raid presso la cruciale diga sul fiume Eufrate: avanza l'esercito iracheno
I leader hanno stretto l’accordo nel vertice Nato di Newport: nascerà una coalizione di 10 Paesi (di cui farà parte anche l’Italia), che avrà il compito di contrastare l’avanzata dello Stato Islamico e che agirà sotto l’egida dell’Alleanza Atlantica. “Quello che stiamo facendo non è l’equivalente della guerra in Iraq del 2003”, ha detto oggi il presidente Usa, Barack Obama, nel corso di un’intervista a ‘Meet the Press’, sulla Nbc. “Martedì o mercoledì farò un discorso per spiegare chiaramente quello che stiamo facendo e perchè la gente capisca”. Al momento ci sono poche certezze. La prima: “I raid aerei proseguiranno, ma le truppe in campo devono essere irachene. Non ha senso che gli Usa occupino Paesi in giro per il Medio Oriente. Non avremmo le risorse”. Questo anche perché al momento “non c’è nessuna minaccia diretta” per gli Stati Uniti. Analogo il discorso per la Siria: dopver per combattere i jihadisti Obama vuole appoggiarsi alla presenza sul terreno degli oppositori moderati del Libero Esercito Siriano. Il nostro atteggiamento verso il presidente siriano Bashar Al Assad, ha affermato, “continua ad essere che ha perso legittimità attraverso le sue azioni, usando armi chimiche contro il suo popolo, lanciando barili bomba che uccidono bambini innocenti”.
“Quello che desidero è che la gente capisca che nel corso dei mesi saremo in grado non solo di smorzare l’avanzata dell’Isil ma anche di distruggere sistematicamente le loro capacità – ha commentato – stiamo riducendo il territorio da loro occupato e li stiamo sconfiggendo”. Martedì Obama si incontrerà con i leader del Congresso alla Casa Bianca per discutere della minaccia in Siria e in Iraq e mercoledì annuncerà il piano di azione.
I raid, intanto, continuano in quella che gli esperti descrivono come una escalation delle operazioni militari avviate l’8 agosto da Washington in Iraq. Il Pentagono ha aperto un nuovo fronte nel loro intervento aereo in Iraq, effettuando una serie di raid presso la cruciale diga di Haditha, sul fiume Eufrate. E’ la prima volta che l’operazione in corso si allarga alla provincia sunnita di Anbar, nell’Iraq occidentale. Il Pentagono ha fatto sapere che l’intervento è stato sollecitato dal governo di Baghdad. “Decine” di militanti dello Stato Ilamico sono stati uccisi o feriti. Lo ha dichiarato Abdel-Hakim al-Jegheifi, responsabile della sicurezza della città di Haditha, citato dal sito indipendente iracheno Alsumaria news. “E’ iniziata un’importante operazione militare, sostenuto dalle tribù locali, per ripulire Haditha dall’organizzazione dello Stato Islamico”, ha aggiunto. In seguito ai raid truppe irachene hanno ripreso oggi il controllo di due distretti di Haditha, Khfajiya e Barwana. Lo ha reso noto Ahmed al-Delmi, governatore della provincia sunnita di Anbar, dove si trova la città irachena. “Continua la battaglia per liberare tutte le aree di Haditha”, ha aggiunto.
Il 3 settembre le tribù sunnite dell’Anbar avevano espresso il loro sostegno al primo ministro designato, lo sciita Haidar al-Abadi. Il vice presidente del Consiglio tribale di al-Anbar, Faleh al-Issawi, aveva spiegato a ‘Shafaq News‘ che i “clan hanno annunciato il loro sostegno assoluto alle forze di sicurezza irachene, dall’esercito alla polizia, nella lotta ai terroristi, e chiesto agli Stati Uniti di condurre raid aerei contro siti dello Stato islamico, evitando però interferenze esterne nell’amministrazione della provincia da parte di politici all’estero”. Inoltre era stato chiaramente espresso il ”sostegno al governo di al-Abadi”. Issawi aveva quindi spiegato che “le tribù hanno chiesto al primo ministro designato Haider Abadi di dare alla popolazione della provincia un ruolo maggiore nel mantenimento della sicurezza o per la formazione di una task force speciale per proteggere le città della provincia dagli attacchi dei terroristi”. Gran parte della provincia di al-Anbar è sotto il controllo dello Stato islamico, come ad esempio Falluja, al-Karma e i dintorni occidentali di Ramadi vicini al confine con la Siria.