C’è una rabbia comprensibile e umana al rione Traiano ma l’assurda tragedia di Davide Bifolco, il 17enne ucciso “accidentalmente” da un carabiniere non deve assolutamente trasformarsi in una occasione per consentire a un pezzo degradato e abbandonato di Napoli di sottrarsi alle leggi dello Stato e consumare in ordine sparso vendette postume contro le forze dell’ordine.
Davide era disarmato e incensurato, quel militare dell’Arma poco più grande della vittima aveva la mano sul grilletto e il colpo in canna. Era agitato. Doveva badare nel cuore della notte a due giovani scappati a un posto di blocco mentre un suo collega rincorreva un terzo. Ha fatto fuoco. Quel proiettile oltre a spezzare la vita di Davide ha anche distrutto un’altra vita. La giustizia – non dimentichiamolo mai – farà il suo corso. Quel carabiniere sarà probabilmente condannato. Occorre però non dimenticare che la divisa indossata da quel militare è la stessa che indossava un giovanissimo napoletano: Salvo D’Acquisto che sacrificò la propria vita per salvare dei civili dalla furia nazista.
Non bisogna mai perdere il rispetto per quella divisa che rappresenta il nostro Stato e il sacrificio di tante donne e uomini. Ripeto la giustizia farà il suo corso come giusto che sia. Nessuno, però, nell’ammuina può permettersi di usare strumentalmente questa tragedia per non obbedire alle leggi oppure per versare lacrime di coccodrillo.
Mi riferisco anche ai rappresentanti istituzionali troppo assenti e distratti. “Carabinieri infami assassini”, “Carabinieri Acab”, “+ Raciti – Spaccarotella”, “Digos merde” sono le scritte offensive comparse sui muri delle strade del rione Traiano contro le forze dell’ordine. Proprio – in queste ore – si registrano frequenti danneggiamenti delle auto di servizio di polizia e carabinieri. Sono iniziative eversive che destano allarme. Ma non solo.
Ieri nel corso di un presidio non sono mancati momenti di tensione contro le divise: i nemici di sempre. Ciò che fa davvero incazzare è il coro dei manifestanti: “La camorra ti protegge, lo Stato ti uccide” come hanno riportato le cronache.
E’ un’aberrazione. Una bestemmia. Un tunnel sempre più buio.
Fa male ma è una constatazione. Se a sparare è un carabiniere la lingua si scioglie. L’omertà? Spazzata via. Ci sono i testimoni, c’è chi denuncia, chi collabora, chi si fa intervistare e fornisce addirittura il proprio nome e cognome mettendoci la faccia. Se, invece, nelle stesse strade i killer lasciano sul selciato un cadavere crivellato di colpi stranamente nessuno vede niente, nessuno conosce nessuno, tutti abitanti di Marte. Anzi provate a chiedere a chi vive al rione Traiano chi sono le famiglie Puccinelli e Perrella. Restano tutti muti, in silenzio. Non è un grande scoop. Sono i clan storici che insieme a vari satelliti gestiscono, da sempre, una della più grande centrale di spaccio di droga di Napoli e forse d’Europa, altro che Scampia e Caivano.
Il rione Traiano non c’entra nulla con Ferguson. Qui non si tratta di razzismo. Il rione Traiano purtroppo è simile a tanti altri quartieri dimenticati di Napoli dove lo Stato non conta niente perché è da sempre un assente ingiustificato. La morte di Davide era una morte annunciata. Da un rione così cosa si poteva aspettare? Ci sono pezzi di città dove la disperazione, l’insofferenza, il superare il confine, il mischiarsi e il confondersi è “normalità”. La città – insomma – al di là delle latitudini e longitudini ha come interiorizzato per sopravvivenza e furbizia i codici della malavita. Un marchio a fuoco nella coscienza collettiva. Si vive la propria vita ma in parallelo se ne vivono tante altre. Rubano l’auto o la moto? Da un lato presento la denuncia allo Stato dall’altra intavolo subito una trattativa con l’Antistato. Non c’è lavoro? Allora qualche dose la posso vendere oppure mi butto nel contrabbando o fiancheggio. Da queste parti si gioca su due, tre tavoli e alla fine le carte sono sempre truccate.
Dal male nasce solo il male. Lo ribadisco: il “governo delle meraviglie” deve inserire in agenda l’emergenza Mezzogiorno. E’ un’urgenza, una priorità vera, una questione nazionale. Bene stamane ha detto il parroco don Lorenzo rivolto alla folla dei fedeli : “Non dev’essere né l’odio, né la vendetta a guidarvi ma il perdono”. E dopo una fiammata di odio della famiglia di Davide contro il carabiniere gli stessi genitori del 17enne hanno lanciato l’appello: “Chi vuole bene a Davide deve rispettarlo. Noi chiediamo soltanto giustizia”.
@arnaldcapezzuto