Partecipare al Forum Ambrosetti è sicuramente un’esperienza interessante. Permette di dialogare con differenti autorità, in merito ai numerosi scenari internazionali, convenuti per esporre i loro punti di vista (condivisibili o meno si intende). Da Shimon Peres e McCain a figure più tecniche come l’economista asiatico Mahbubani o il sempre presente economista americano Roubini (un uomo terribilmente simpatico). Quest’anno tuttavia l’evento è stato ulteriormente pubblicizzato dal premier Renzi che, con la sua decisione di non partecipare al Forum, ha subito acceso le luci sullo scontro tra la cosidetta “finanza da salotto” e quella che Renzi considera l’economia reale.
Il pm era a Brescia a inaugurare la nuova sede di un’azienda di rubinetti. La sua mancanza era compensata da vari ministri presenti per dibattere i temi più rilevanti per il nostro paese. Se la scelta di Renzi sia una scelta politica o un caso di sovrapposizione di agende è molto difficile dirlo. Curioso notare quanto, tra i presenti, vi fosse una sorta di non curanza per la mancanza del famoso toscano. Facciamo il punto sulla percezione di Renzi per “la cosa estera”. E’ stata eletta il ministro degli esteri Mogherini come rappresentante della politica estera dell’Unione Europea (in vero mi domando se l’Ue abbia una vera, unitaria, politica estera). Evento osannato da Renzi come un simbolo, un evento che dimostra all’Europa che l’Italia c’è. L’Italia c’è di sicuro, ma forse sarebbe stato meglio che al posto degli esteri si fosse posta attenzione e interesse per ruoli più operativi.
Un’analisi approfondita sul tema “costi della Mogherini” la si trova su La Repubblica. Renzi evita il salotto buono di Cernobbio, dove vi erano grandi decisori, per inaugurare un’azienda di Brescia. Benissimo. E’ auspicabile che il Pm s’interessi anche di come quell’azienda potrà esportare in altre aree economiche. Prima di tutte la Russia e il blocco dell’Unione euroasiatica. La continua pressione che si sta applicando su Putin potrebbe poco giovare al nostro export verso quella zona. Renzi avrebbe potuto ascoltare Kishore Mahbuban, l’economista di Singapore che senza mezzi termini ha detto alla conferenza che il prossimo secolo sarà Asiatico. Intendiamoci non ha detto che l’Occidente è finito, ma a chiare lettere ha spiegato che le nuove leadership proverranno dall’Asia.
Poteva ascoltare Bre Pettis che con la sua compagnia sta rivoluzionando il mondo della produzione 3d. Lo scenario delle stampanti 3D potrebbe seriamente rivoluzionare l’Italia liberando la creatività dal costo delle produzioni, con un approccio “just in time” anche per piccole quantità. Renzi purtroppo era occupato a inaugurare una bella fabbrica di Rubinetti. Forse qualcuno dei suoi amici presenti all’evento gli avran fatto un riassunto. Nella sua presentazione a Brescia ha detto che “se l’Italia è quello che è non deve ai salotti ma a chi si spacca schiena”. Ok un’affermazione corretta. Di seguito afferma che vi sono milioni di stranieri (800 milioni, una cifra precisa chissà da dove l’ha presa) che vogliono il made in Italy. Convengo. Mi domando come li si voglia raggiungere questi potenziali consumatori. Nel suo discorso domenica dibatte che il leghista Salvini e Razzi siano andati in Corea del Nord per aprire nuovi sbocchi commerciali per l’Italia.
Oddio vero è che, a mio avviso, ci son nazioni che han mercati di maggior interesse (come l’Iran). Oppure aree che ancora sono sconosciute completamente alle nostre aziende (come l’Uzbekistan). Purtroppo di questa visione, di queste nazioni, Renzi non ha fatto menzione sino ad ora. Ha menzionato Erbil, non so quanto fosse aggiornato sulla capitale dei Curdi, ignora forse la dinamica dei Peshmerga e la loro disponibilità (tutta da provare) di diventare i picchiatori dell’Occidente in Iraq contro l’Isis. Quindi da una parte c’è il salotto buono a Cernobbio dove numerosi decisori mondiali si incontrano e discutono di grandi temi. Dall’altra parte della Lombardia invece un Premier giovane dice tante cose belle, ad un pubblico che lo applaude.
Twitter: @enricoverga