In una mail del 2012 Bruce Levenson, per spiegare i motivi della scarsa presenza di pubblico alle partite interne della squadra, ha scritto che la troppa musica hip hop e le cheerleaders di colore allontanavano i bianchi dal palazzetto
Dopo i Los Angeles Clippers, tocca agli Atlanta Hawks. Nella NBA continua la tolleranza zero nei confronti del razzismo. Un’altra franchigia passerà di mano a causa di una serie di frasi contro gli afroamericani pronunciate in privato. Il commissioner della massima lega statunitense di basket ha comunicato che dopo l’auto-denuncia dello scorso luglio e a indagine ancora in corso, il proprietario degli Hawks, Bruce Levenson, ha deciso di uscire di scena cedendo le proprie quote a causa di una mail inviata nell’agosto di due anni fa al general manager Danny Ferry.
Alle prese con un pubblico poco caloroso (negli ultimi anni mai oltre il 18° posto per numero di presenze) e spinto dalla voglia di incrementare il numero di spettatori, nel 2012 Levenson parlò apertamente delle cause che – a suo avviso – allontanavano i bianchi dalla Philips Arena. “Ho scritto una mail inappropriata e offensiva – ha comunicato in una lettera aperta ai fans – nei confronti dei nostri tifosi usando cliché e facendo supposizioni riguardo i loro interessi”. Traduzione: durante le partite degli Hawks veniva diffusa musica hip hop, mentre ai bianchi piace il country e le cheerleaders erano di colore. Scelte che, secondo il proprietario della squadra di Atlanta, avrebbero allontanato i bianchi dagli spalti.
“Focalizzandomi sull’aspetto razziale, ho anche mandato intenzionalmente un messaggio legato al maggior valore di alcuni tifosi rispetto ad altri. Possiamo tutti avere degli stereotipi quando si tratta di razza, ma il compito come leader è quello di farli cadere, non di portarli avanti. Ho detto più volte che l’NBA non deve tollerare il razzismo, ed è per questo che mi sono autodenunciato. E dopo una lunga riflessione, ho deciso che cedere la mia quota degli Hawks è la cosa migliore per la squadra, la città di Atlanta e l’Nba tutta”, scrive Levenson. Con l’indagine ancora in corso e pur avendone discusso solo con alcuni proprietari, Silver ha comunicato che la franchigia è ora in vendita. Nel giro di qualche mese diventano due, quindi, le squadre NBA a passare di mano a causa di frasi razziste.
Ad aprile il proprietario dei Los Angeles Clippers, Donald Sterling, fu squalificato a vita e costretto a passare la mano dopo che una conversazione privata con la sua compagna venne resa pubblica. Nell’audio pubblicato da un sito di gossip statunitense, infatti, Sterling si rivolgeva alla fidanzata chiedendole senza mezzi termini di non portare persone di colore ad assistere alle partite del suo team e di non postare su Instagram foto che la ritraggono con afroamericani. Così nelle scorse settimane i Clippers sono stati acquistati dall’ex ceo di Microsoft Steve Ballmer per due miliardi di dollari. Lapidario il commento del commissioner Silver riguardo la vicenda di Atlanta: “Levenson mi ha comunicato sabato sera la decisione di vendere la squadra. Come lui stesso riconosce, le frasi che ha scritto sono in completo contrasto con i principi che guidano la NBA. Lo ringrazio comunque per aver anteposto gli interessi della squadra, della città e della lega ai suoi”.