Avevano comprato un bambino da una famiglia di origine Rom: una coppia di Meurthe-et-Moselle, Nord-est della Francia, ha ottenuto dal tribunale di Nancy l’affidamento a lungo termine dopo che il bebè era in cura ai servizi sociali. La decisione è stata resa nota lo scorso 5 settembre dall’avvocato della coppia Caroline Depretz: “Il giudice ha preso la decisione coraggiosa perché la salute del bambino era compromessa – ha spiegato il legale – una sentenza unica che potrà fare scuola nella giurisprudenza del nostro Paese e riaprire il dibattito sull’utero in affitto”.
La coppia, di 26 e 27 anni, non poteva avere figli ed era entrata in contatto con degli intermediari che gravitavano nell’ambito di un’organizzazione criminale. Gli stessi si erano rivolti ai genitori naturali del piccolo, di origine romena, i quali non avevano intenzione di tenere l’ultimo dei loro figli, nato a Marsiglia nel 2013. Secondo l’avvocato della coppia romena, i due sarebbero stati “delle prede ideali, vivevano in un mondo a parte e non avevano idea di quali fossero le procedure da rispettare per adozione e affidamento”. Il bambino era stato venduto direttamente ai coniugi di Meurthe-et-Moselle per una Bmw d’occasione e 8 mila euro, riferisce il quotidiano francese Le Figaro. A settembre 2013 la polizia ferma due uomini dell’organizzazione i quali vengono provvisoriamente incarcerati con l’accusa di traffico di esseri umani. Le indagini conducono alla coppia “adottiva” che viene sottoposta a controlli giudiziari mentre i servizi sociali portano il bambino in un centro maternità di Nancy. “Il bambino, fino ad allora in perfetta salute – racconta ancora l’avvocato Depretz – giorno dopo giorno ha cominciato a mostrare un visibile deperimento, tanto che i medici pensavano che le sue condizioni di salute potessero compromettere il suo sviluppo psicomotorio”.
Vista la salute del bambino, a giugno, una prima apertura da parte della magistratura consente alla coppia adottiva di fare visita al bebè e, a fine agosto 2014, la sentenza del giudice per l’infanzia accorda ai due un affidamento prolungato. “Di solito – continua Depretz- i minori vengono allontanati dai genitori che minacciano la vita dei loro figli. In questo caso siamo di fronte a dinamiche opposte: il bambino ha manifestato la sofferenza dell’abbandono e il giudice ha messo in primo piano la salute del piccolo. Vista la dinamica, quella del 5 settembre è una sentenza storica“.